2020-10-21
Roberto Brazzale: «È arrivato il momento di ripensare il nostro modello del Made in Italy»
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L'imprenditore del più antico caseificio italiano è intervenuto a margine della presentazione di Brazzale e Laura Strati - Il salto olimpico 2021, un progetto che punta a unire lavoro e sport per consentire all'atleta di salto in lungo di qualificarsi ai prossimi Giochi.Roberto Brazzale, presidente dell'omonima azienda che produce formaggi da otto generazioni, la più antica realtà imprenditoriale del settore caseario italiano, è intervenuto a margine della presentazione di Brazzale e Laura Strati - Il salto olimpico 2021, un progetto che punta a unire lavoro e sport per consentire all'atleta di salto in lungo di qualificarsi ai prossimi Giochi. L'azienda di Brazzale è protagonista in Italia e nel mondo: con sei impianti produttivi nel nostro Paese, in Repubblica Ceca e Brasile, dà lavoro a oltre 700 dipendenti e nel 2019 ha registrato un fatturato di circa 222 milioni di euro.Come avete affrontato l'emergenza Covid?«Come un periodo di grande turbolenza. L'impatto che ha avuto sulle vendite dei prodotti del food italiano è stato notevole, però è anche vero che l'alimentare è un settore di necessità primaria per cui abbiamo reagito facendo di necessità virtù adeguando la nostra offerta a ciò che la clientela richiede».L'export ne ha risentito.«Per noi l'export è fondamentale. Alla fine di marzo vendiamo in quasi 60 paesi nel mondo attraverso i canali della ristorazione. Ma, nello stesso momento, in tutto il mondo, tutti i ristoranti, gli hotel, le mense, le compagnie aeree chiudono. Ci siamo trovati con dei clienti passati da 100 a 0 di fatturato in un attimo. Da un lato è stato confortante vedere la loro serietà perché non abbiamo avuto una sofferenza sui crediti. Poi però abbiamo dovuto reagire perché con tutte le persone rimaste a casa è cambiata la domanda di beni e il modo di produrli».Perché vi definiscono gli «eretici del formaggio»?«Direi più dissacratori, perché non ci siamo limitati a fare gli imprenditori, ma siamo andati oltre i modelli istituzionalizzati delle Dop, modelli ormai obsoleti per chi vuole fare impresa perché contengono delle limitazioni eccessive che penalizzano la possibilità di fare un prodotto in altre località con più libertà di iniziativa e creatività».Qual è la vostra idea di Made in Italy?«Il Made in Italy in purezza non esiste perché ogni prodotto è frutto di migliaia di fattori produttivi internazionali. Se si vuole far coincidere il concetto di Made in italy nell'alimentare con quello di prodotto realizzato con materia prima realizzata in Italia ci si condanna a non crescere, perché il territorio italiano è limitato ed è già completamente sfruttato».Per questo ha deciso di andare in Repubblica Ceca?«Abbiamo scelto il posto migliore al mondo per produrre il latte che è la Repubblica Ceca e lì facciamo il latte, la prima lavorazione del formaggio e poi in Italia c'è il restante 50% della filiera del valore di questo prodotto che comporta per noi il raddoppio dello stato dell'occupazione e l'elevazione degli standard professionali dei nostri dipendenti».E chi l'accusa di delocalizzazione?«È una visione distorta del fenomeno. Il nostro è un processo di internazionalizzazione perché non abbiamo spostato nulla, ma abbiamo espanso le nostre attività andando a realizzare materie prime sotto il nostro diretto controllo crescendo il valore aggiunto realizzato in Italia».Parliamo di sostenibilità. Voi siete molto attivi in questo senso?«La Moravia è ideale per l'altissimo livello della zootecnia e lì abbiamo realizzato questa filiera ecosostenibile. È uno standard altissimo creato da noi che permette di avere dei carichi di nitrati sei volte più bassi del limite comunitario, assenza totale di aflatossine, il bestiame nel massimo benessere e abbiamo calcolato il Water footprint che quantifica e comunica al consumatore l'impronta idrica».E in Brasile?«Abbiamo sviluppato il Silvi Pastoril che è una riforestazione del pascolo, con un milione e mezzo di alberi piantati, che permette di avere maggiore foraggio, benessere animale più elevato e compensare le emissioni».Progetti per il futuro?«La realizzazione del nuovo magazzino automatizzato per il gran Moravia dove concentreremo tutta la stagionatura del nostro prodotto con una robotizzazione completa del magazzino che funzionerà a energia solare».