- Nuovo blitz in vari aeroporti, ma la Danimarca ammette: «Mancano prove sul ruolo di Mosca». Frederiksen sente Rutte, oggi la Nato discute con l’Ue di difese aeree. Jet di Putin intercettati vicino Alaska e Lettonia. La Federazione: «Se ce li abbattete, sarà la guerra».
- Zelensky show: «Ho l’arma segreta. Però dopo la pace non mi ricandido». Merz insiste: «Prestito da 140 miliardi agli alleati da rimborsare con gli asset nemici».
Nuovo blitz in vari aeroporti, ma la Danimarca ammette: «Mancano prove sul ruolo di Mosca». Frederiksen sente Rutte, oggi la Nato discute con l’Ue di difese aeree. Jet di Putin intercettati vicino Alaska e Lettonia. La Federazione: «Se ce li abbattete, sarà la guerra».Zelensky show: «Ho l’arma segreta. Però dopo la pace non mi ricandido». Merz insiste: «Prestito da 140 miliardi agli alleati da rimborsare con gli asset nemici».Lo speciale contiene due articoli.Il missile in Polonia, che doveva essere russo, in realtà era americano ed è stato sparato da un aereo polacco. Il bombarolo del Nord Stream, che doveva essere russo, era ucraino. L’aereo di Ursula von der Leyen, che doveva essere stato sabotato dai russi, probabilmente non è stato sabotato affatto. I droni finiti in Danimarca, che dovevano essere stati manovrati dai russi, non venivano dalla Russia. E non si sa nemmeno se fossero russi.Ieri, il ministro della Difesa scandinavo, Troels Lund Poulsen, l’ha dovuto ammettere: al momento, non c’è prova di un coinvolgimento di Mosca - la quale continua a dichiararsi estranea ai fatti - nelle incursioni di velivoli senza pilota su vari aeroporti del Paese. L’esponente del governo di Mette Frederiksen ha parlato di un «attacco ibrido sistematico» scagliato da un professionista, però ha aggiunto che i droni «non sono arrivati da una lunga distanza» e che, anzi, sono stati lanciati «localmente». D’altronde, già a margine dell’Assemblea Onu a New York, due giorni fa, il ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide, aveva dichiarato a Reuters che non erano stati individuati «collegamenti» tra l’episodio avvenuto a Copenaghen la sera del 22 settembre, che aveva reso necessaria la chiusura dello scalo della capitale per alcune ore, e il contemporaneo incidente all’aeroporto di Oslo. Nella notte di ieri, altri apparecchi hanno sorvolato quattro diversi aeroporti danesi. Secondo il ministro della Giustizia, l’obiettivo dei raid è «creare paura». Lund Poulsen ha riferito che si è preferito non abbattere gli intrusi, per timore di danni a terra. Com’è accaduto in Polonia, appunto, dove l’aria-aria di un caccia ha distrutto una casa in un villaggio di campagna. La Frederiksen ha sentito Mark Rutte, segretario Nato, che prende «molto sul serio» la faccenda. Si valuta di attivare l’articolo 4 del Trattato nordatlantico, già invocato da Varsavia, nonché dall’Estonia, in seguito allo sconfinamento di tre Mig-31 russi. Ciò consentirebbe di avviare consultazioni con i membri dell’Alleanza, in quanto la Danimarca considera in pericolo l’«integrità territoriale», l’«indipendenza politica» o la sua «sicurezza».La situazione è tesa. Ieri, i caccia americani hanno agganciato due bombardieri Tu-95 e due S-35 russi «che operavano», hanno fatto sapere le autorità, «nell’Alaskan air defense identification zone», gestita da Usa e Canada. In piena psicosi, non occorrono neanche più veri sconfinamenti: due aerei ungheresi hanno intercettato un Su-30, un Su-35 e tre Mig-31 mentre si avvicinavano ai cieli della Lettonia.La domanda è a cosa giovi, dal punto di vista del Cremlino, alzare così il livello della sfida. Vladimir Putin può prendere diversi piccioni con una fava: saggiare la reattività delle difese Nato; scoprire i non pochi buchi nei cieli occidentali; dimostrare che - come ci ha tenuto a sottolineare il suo portavoce, Dmitry Peskov - la Russia è un orso e non una tigre di carta; seminare il panico. Più che nella popolazione, tra le élite del Vecchio continente, tanto aggressive a parole quanto consapevoli dei limiti dei loro apparati militari. Un po’ come avvenne quando l’Urss si svenò per compensare gli avanzamenti tecnologici statunitensi, l’Europa si è buttata in una corsa al riarmo dai costi monetari e politici enormi. Copenaghen, ad esempio, ha anticipato che acquisirà nuovi mezzi di «rilevamento e neutralizzazione dei droni». E oggi la Nato parteciperà «a livello tecnico» a una riunione organizzata dalla Commissione Ue, per discutere del «muro anti droni» caldeggiato dalla Von der Leyen. Vi prenderanno parte, in videoconferenza, i rappresentanti di Danimarca, Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia, Romania, Polonia, Slovacchia e Ucraina. In forse la presenza ungherese. La Germania, al solito, fa da sé: il suo ministro della Difesa, Boris Pistorius, ha comunicato che Berlino investirà 35 miliardi in cinque anni per sviluppare difese spaziali contro Russia e Cina.La presidente dell’esecutivo europeo è favorevole all’abbattimento dei mezzi bellici russi che dovessero sconfinare e ha fatto in modo che i diplomatici Ue avvertissero Mosca. Donald Trump sembra d’accordo e Rutte ne ha raccolto l’assist con entusiasmo. La Russia ieri è stata chiara: tirare giù un aereo della Federazione, ha ammonito l’ambasciatore in Francia, Alexey Meshkov, significherebbe scatenare una guerra. Una posizione di grande equilibrio è quella espressa dal nostro ministro della Difesa: alla Camera, Guido Crosetto ha ribadito che la priorità è evitare che la situazione degeneri. «Per fare questo», ha aggiunto, «bisogna evitare di cadere nelle provocazioni: chiaramente una escalation avrebbe conseguenze negative per tutti». A cominciare dallo zar, che dopo i bombardamenti sulle raffinerie comincia a fiutare la malaparata: il prezzo dei carburanti si è alzato, ha dovuto aumentare l’Iva, i tassi restano alle stelle e manca forza lavoro. Trump glielo ha fatto notare: «La sua economia è al collasso, Putin deve fermarsi». Tuttavia, la svolta pro Kiev, salutata con entusiasmo persino da Hillary Clinton, non impressiona tutti. Rutte non è convinto. E il premier polacco, Donald Tusk, teme anzi che il commento del tycoon sull’Ucraina, capace di riconquistare i territori perduti se sostenuta dall’Ue, nasconda una fregatura. «Dietro questo sorprendente ottimismo», ha denunciato, «si nascondono l’annuncio di un minore coinvolgimento degli Stati Uniti e il trasferimento della responsabilità di porre fine alla guerra all’Europa. Meglio la verità che le illusioni». Temendo di ritrovarsi da soli, i fedeli alleati di Kiev non hanno più intenzione di combattere fino all’ultimo ucraino. E invitano gli eroi della resistenza a prendere atto della realtà. Hanno voluto la bicicletta e ora non vogliono pedalare. Tanto per contribuire alla suspense, secondo il Washington Post, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha convocato una «rara e urgente riunione con centinaia di generali e ammiragli» americani da tutto il mondo, ma costoro «non sono a conoscenza della motivazione dell’incontro». Il vertice si terrà martedì prossimo a Quantico, in Virginia. L’importante è che non invitino il dottor Stranamore.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/droni-russi-non-dalla-russia-2674041641.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="zelensky-show-ho-larma-segreta-pero-dopo-la-pace-non-mi-ricandido" data-post-id="2674041641" data-published-at="1758869949" data-use-pagination="False"> Zelensky show: «Ho l’arma segreta. Però dopo la pace non mi ricandido» Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è convinto di avere un asso nella manica: ha annunciato l’esistenza di un misterioso sistema d’arma che potrebbe far tremare il Cremlino e portare così lo zar russo, Vladimir Putin, al tavolo dei negoziati.Prima di tornare in Ucraina, il leader di Kiev ha rilasciato un’intervista all’Axios show che andrà in onda oggi: nell’anticipazione si vede Zelensky, con il solito look informale di t-shirt e pantaloni neri, rivelare in lingua inglese alcuni dettagli inediti al giornalista Barak Ravid. Ha quindi raccontato che, durante il bilaterale di martedì con il presidente americano, Donald Trump, ha richiesto al tycoon un’arma segreta che potrebbe mettere fine alla guerra in Ucraina. Pare che il presidente americano non si sia tirato indietro visto che avrebbe risposto: «Ci lavoreremo». Eppure, non si hanno ulteriori informazioni: Zelensky ha voluto creare suspense, dicendo al giornalista che avrebbe svelato il nome del sistema d’arma solo a telecamere spente.Convinto di trovarsi in una posizione di forza, nell’intervista ha lanciato un avvertimento diretto alla Russia: se Mosca non terminerà la guerra, i vertici del Cremlino «devono sapere dove si trovano i rifugi» dato che «ne avranno bisogno». Se, da una parte, ha sostenuto che Kiev non bombarderà i civili perché «non siamo terroristi», dall’altra ha lasciato intendere che i centri del potere russo potrebbero rientrare tra i target. Anche perché ha detto di avere il sostegno di Trump per colpire le fabbriche di armi e le infrastrutture energetiche russe in risposta agli eventuali raid di Mosca sugli stessi settori ucraini. Ha poi chiarito che Kiev userà le armi a lungo raggio made in Usa qualora le ricevesse.E con la fine della guerra Zelensky potrebbe sloggiare da Palazzo Mariinskij. Il leader di Kiev ha reso noto che nel suo colloquio con Trump è stata affrontata la questione della guida del Paese in tempo di pace. E ha promesso che chiederà al Parlamento di indire le elezioni se si dovesse raggiungere il cessate il fuoco: il suo «obiettivo» è «finire la guerra» e non continuare a ricandidarsi. Va ricordato che se non fosse stato per la legge marziale, il suo incarico quinquennale sarebbe scaduto a maggio del 2024. Ha dunque ammesso che i cittadini ucraini potrebbero volere «un leader con un nuovo mandato» per assumere le redini del Paese nel dopoguerra.Nel frattempo, Kiev potrebbe ricevere un prestito senza interessi pari a 140 miliardi di euro tramite i beni congelati in Europa della Banca centrale russa. Questa è la proposta del cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che sul Financial Times ha scritto: «Questo prestito verrà rimborsato solo dopo che la Russia avrà risarcito l’Ucraina per i danni causati». Significa che «gli Stati membri dell’Ue non dovrebbero più finanziare gran parte del sostegno all’Ucraina, che presto sarà necessario, con i propri bilanci. Dovrebbero invece fornire garanzie solo nel caso in cui i fondi russi congelati dovessero essere sbloccati inaspettatamente».
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Ansa
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