2025-11-25
La libertà educativa a corrente alternata di certa sinistra: vale se sei come loro
Concita De Gregorio (Ansa)
Su «Repubblica» la De Gregorio difende la famiglia di Nathan. Ma per chi la pensa diversamente la coercizione è impietosa.La dolorosa storia della cosiddetta famiglia del bosco ha mosso i cuori della gran parte degli italiani, e la sensazione è che una grandissima fetta dell’opinione pubblica parteggi per Nathan Trevallion e sua moglie. Forse questo diffuso sentimento di solidarietà ha spinto alcuni autorevoli commentatori di sinistra a schierarsi - pur con qualche cautela - dalla parte dei due genitori che rifiutano il logorio della vita moderna e le sue comodità. Dopo Francesco Merlo che se l’è presa con l’invadenza giudiziaria, anche Concita De Gregorio ieri ha difeso i due genitori selvatici e le loro scelte. E non c’è dubbio che le argomentazioni sciorinate dall’editorialista di Repubblica siano più che condivisibili.«Perbacco, quanta solerzia educativa di Stato», commenta Concita riguardo alla decisione del Tribunale dell’Aquila di separare i bambini dai genitori. «Allora accadrà lo stesso per altri milioni di famiglie? Per esempio per quelle che vivono in case abusive sulle pendici di terreni friabili, quelle che tipo a Ischia quando piove poi franano e muoiono sepolti nei detriti a centinaia, ma no, osservo: le case abusive non sono un problema, anzi. Condoniamole, il condono porta consensi e voti. Ma non hanno finestre, le stanze dei bambini. Sono insalubri, sottoterra. Vabbè, dai, pazienza. Accadrà lo stesso per i bimbi che vivono nei sottosuoli delle periferie delle metropoli o nei paesi, figli di immigrati o di italiani poveri, impoveriti? Per i bimbi sopravvissuti a violenze inimmaginabili? Per esempio».La De Gregorio tocca, fra i tanti, un punto particolarmente sensibile, cioè quello relativo alla ricchezza e al potere. Spesso - possiamo confermarlo per esperienza - i bambini vengono tolti a famiglie fragili e povere, che non sono in grado di difendersi adeguatamente. «I figli dei ricchi, cresciuti nella cultura del tutto ti è concesso, prenditi quello che vuoi nel modo in cui vuoi. C’è un assistente sociale che interviene nei quartieri alti a limitare la negligenza genitoriale di chi consente ai propri figli di abusare di cose e persone? Ovvio», insiste Concita, «se guidano senza patente e investono qualcuno è un reato, saranno puniti. Se stuprano anche, forse. Ma dico prima: c’è qualcuno che controlla se quei metodi educativi sono appropriati? Bussare a casa di un notabile sarebbe un’intromissione inaccettabile, o un esproprio di libertà?».Come detto, condividiamo riga per riga. Non possiamo però ricacciare indietro un dubbio che spinge per emergere. Ci viene il sospetto che i sinceri progressisti prendano le parti della famiglia boschiva perché, almeno in parte, vi riconoscono una affinità culturale. Dopo tutto, Nathan e i suoi vivono secondo criteri ecologici ferrei, rifiutano le microplastiche, non sprecano acqua, non emettono troppa CO2, insomma conducono un’esistenza di cui l’Ue del Green deal dovrebbe essere particolarmente fiera. Purtroppo per loro, però, sono incappati in un pernicioso cortocircuito ideologico: l’idea che le famiglie non siano adeguate a gestire i figli ha permeato la cultura di sinistra per troppo tempo, e prevale sulle tendenze ecologiste.In ogni caso, ci domandiamo come mai la libertà educativa rivendicata dalla De Gregorio per questi genitori non valga anche in altri casi. Repubblica, per dire, è uno dei giornali che più sostengono la necessità dell’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole. Ma se un genitore è libero di educare i figli come gli pare, perché non dovrebbe anche essere libero di rifiutare l’indottrinamento in classe? I media sinistrorsi si sono rabbiosamente scagliati (e continuano a farlo) contro tutti coloro che abbiano anche soltanto osato rivendicare un minimo di autonomia delle famiglie. Viene allora da domandarsi: ma se Nathan non fosse un ecologista bensì un tradizionalista che rifiuta la modernità, come verrebbe trattato? Sempre leggendo l’articolo di Concita, poi, ci chiediamo perché, al tempo, non abbia difeso anche i genitori che non volevano sottoporre i figli al vaccino per il Covid. In fondo anche i Trevallion, secondo le categorie odiose utilizzate all’epoca dalla propaganda sanitaria, sarebbero dei pericolosi no vax. Non erano pochi, durante la pandemia, a sostenere da sinistra che i genitori renitenti alle punture andassero privati della patria potestà. Eppure la grandissima parte dei commentatori (presunti) libertari rimase in silenzio.Sorge allora il dubbio che la libertà educativa valga a corrente alternata. Se rientra, pur vagamente, nel canone gradito a sinistra la si può rivendicare. Dopo tutto pedagogie anarchiche e anti autoritarie sono fiorite numerose dagli anni Sessanta in avanti, e fanno parte del patrimonio controculturale sinistrorso. In qualche modo, forse, i Trevallion ricordano gli hippy del tempo che fu, e suscitano simpatia. Ma tutti gli altri avversi alla norma? Beh, di questi la sinistra non ha pietà, anzi fa di tutto per esercitare coercizione e repressione. Chi infrange le barriere della correttezza politica, chi rifiuta di uniformare i comportamenti e il linguaggio, chi rigetta le intrusioni educative dei sedicenti buoni è di solito fustigato sulla pubblica piazza.Intendiamoci: siamo felici che anche i progressisti difendano la famiglia dei boschi. Ma ci sono tante altre famiglie che meritano d’essere rispettate, anche se non vivono al limitare della foresta celebrando madre natura.
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