2025-11-25
Psico-test ai genitori, migliaia di figli a rischio
La valutazione attitudinale (domande di cultura generale) usata per decidere «l’idoneità» di mamma e papà viene contestata per discriminazioni e abusi, ma è stata sospesa solo per la Groenlandia. Rimane in vigore per il resto della popolazione danese.La controversa valutazione psicometrica Fku, istituita dalle autorità danesi «per la protezione dell’infanzia» e per valutare se i genitori siano adatti a crescere i loro figli - e, in caso contrario, sottrarli alle famiglie d’origine e deportarli in strutture o famiglie affidatarie - è stata sospesa l’1 gennaio 2025. Ma attenzione, soltanto per le famiglie di origine groenlandese, perché quelle danesi continuano a dovervi sottostare: i test di valutazione dei genitori, infatti, non sono stati annullati perché eticamente aberranti, ma perché discriminavano le famiglie della minoranza inuit, originarie della Groenlandia che, pur territorio danese, ha lingua, tradizioni e cultura a sé. Il forældelekompetenceundersøgelse (Fku), dalla impronunciabile denominazione non meno perversa del concetto che rappresenta, è letteralmente un «sondaggio sulla competenza genitoriale». Non è stato introdotto da una legge specifica ma è un metodo che si è sviluppato nel tempo e che è diventato parte integrante dei test relativi all’infanzia nella legislazione sociale danese, prima con il Social services act, poi con il Children’s Act. Pur non essendoci una base giuridica specifica, il principio di condurre studi sulla «capacità», sic, dei genitori di prendersi cura dei propri figli esiste da molto tempo nella legislazione sociale danese. La Sezione 50 del Social services act (ora Legge sui minori, paragrafo 20) è la base giuridica che consente alle autorità danesi di avviare dei test per la tutela dell’infanzia, che possono includere un esame di «competenza genitoriale» se ci sono ragioni di credere che un bambino o un giovane necessitino di un supporto speciale. Se già la base di partenza è molto discutibile, i danesi si sono fatti prendere un po’ la mano. I test Fku, infatti, sono stati applicati a tappeto non soltanto sulla popolazione danese ma soprattutto sulla minoranza groenlandese, che ha avuto difficoltà a superarli (essendo in danese), poiché comprendevano anche domande di cultura generale. Risultato: circa il 7% dei bambini nati in Groenlandia e il 5% dei bambini con almeno un genitore groenlandese sono stati sottratti ai genitori e confinati in strutture o famiglie affidatarie, rispetto a «soltanto» l’1% della popolazione infantile generale danese. E se i bambini danesi da 0 a 10 anni sono circa 630.000, l’1% equivale a circa 6.300 bambini strappati ai loro genitori, non necessariamente incapaci di accudire i figli ma sostanzialmente di non superare il test Fku. Che è una sorta di galleria degli orrori, se si pensa che è finalizzato a valutare se un genitore può prendersi cura dei figli che mette al mondo (ammesso che questa «abilità» debba essere testata dallo Stato): «Chi è Madre Teresa?», «Quanto tempo ci vuole perché i raggi del sole raggiungano la Terra?», «Cosa rappresenta la colomba?». Ad alcuni genitori è stato chiesto di interpretare l’immagine di un uccello con una foglia in bocca. La risposta giusta, secondo i protocolli, doveva essere «la pace» ma i genitori groenlandesi hanno interpretato l’immagine come simbolo della natura, e hanno dovuto dare l’addio al proprio figlio tra urla strazianti. Nei test Fku, la vita dei genitori a rischio viene letteralmente passata ai raggi X: padri e madri dei bambini potenzialmente affidatari devono innanzitutto superare i colloqui con gli psicologi che li intervistano e osservano le loro interazioni con il bambino, poi vari test psicologici, che possono coprire aree quali l’associazione (la capacità dei genitori di soddisfare i bisogni di attaccamento del bambino), la valutazione dei tratti della personalità, l’intelligenza e le capacità cognitive e di «problem soling» (sic!), la valutazione di eventuali difficoltà mentali e altre aree tematiche concepite per capire, ad esempio, come affronterebbero le diverse sfide dell’infanzia, la loro visione di se stessi come genitori e come individui, il loro stato di salute, le loro aspettative per il futuro, la pianificazione dell’educazione del bambino e infine il contesto culturale e sociale. E se in Italia è florido l’osceno business degli affidi, in Danimarca si è sviluppato fatalmente anche quello dei tutor online che preparano i genitori ad affrontare i test, specchio raccapricciante del fatto che i figli possono essere sottratti non soltanto a famiglie realmente disagiate ma anche a persone capaci di seguire tutorial per superare i test. A Keira Alexandra Kronvold, una groenlandese di 38 anni che viveva nel Nord della Danimarca, è stato fatto fare un test Fku prima della nascita del suo secondo figlio e un altro mentre era incinta del suo terzo figlio. Si ritiene che i risultati del test siano tra i motivi per cui il suo bambino le è stato portato via: un motivo di preoccupazione era che diverse interpretazioni delle espressioni facciali nella cultura Inuit avrebbero reso difficile per la donna crescere suo figlio «in linea con le aspettative sociali e i codici necessari per navigare nella società danese».I test, come si diceva, sono stati sospesi per i genitori groenlandesi dopo le proteste dei cittadini per la «discriminazione» nei confronti della minoranza Inuit. Ma restano validi per le famiglie danesi, ormai in balia dello Stato tiranno che può privarle dei figli per una crocetta sbagliata.
Concita De Gregorio (Ansa)
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