2024-04-12
Conte molla il governatore, affossa il campo largo e va a caccia dei voti dei dem
Giuseppi passa dalle parole ai fatti e annuncia l’uscita dei 5 stelle dalla giunta regionale della Puglia. La Schlein «irritata» chiede un cambio di fase al presidente.Tanto tuonò che piovve. Dopo una serie di minacce, Giuseppe Conte ha rotto gli indugi e ha preso la prima vera decisione ufficiale, che certifica la rottura col Pd e la sepoltura, almeno nel medio termine, del campo largo. Chi segue da qualche tempo le vicende del precarissimo rapporto tra l’ex-premier e la segretaria dem Elly Schlein sa benissimo che, al di là della fiammata sarda, che però lontano dai microfoni gli stessi protagonisti per primi temevano essere un fuoco di paglia, Giuseppi era in affannosa ricerca del casus belli per mandare a quel paese i dem e condurre il rush finale della campagna elettorale per le Europee in splendida solitudine, da duro e puro. E se dal suo punto di vista era francamente troppo plaudire alla scelta del Viminale di istituire una commissione per valutare l’eventuale scioglimento del comune di Bari, gli attestati di solidarietà nei confronti del primo cittadino Antonio Decaro erano stati tiepidi, per usare un eufemismo. D’altra parte, era obiettivamente difficile per il leader pentastellato sostenere una posizione in base alla quale a Roma, nella vicenda del dossieraggio, si ribadiva totale appoggio a Federico Cafiero De Raho e agli uomini dell’Antimafia, e in Puglia si facevano dei distinguo, dopo l’ondata di arresti voluti proprio dalla Dda. E così, dopo la seconda ondata di arresti, che ha investito in questo caso la Regione Puglia, Conte ha colto la palla al balzo ed è sceso in loco per annunciare solennemente l’abbandono della giunta guidata dal governatore Michele Emiliano e il passaggio all’opposizione. Una decisione che segue quella, assunta una settimana fa, di annullare le primarie di coalizione a Bari, nella quale il candidato grillino Michele Laforgia se la sarebbe dovuta vedere col dem Vito Leccese. Gli assessori del M5s si sono dimessi e le rispettive deleghe, dunque, sono state restituite ad Emiliano, in una posizione sempre più scomoda, dopo gaffe, scandali e abbandoni.«Stiamo leggendo pagine di politica che sono anche di cronaca giudiziaria», ha dichiarato Conte, «che fanno tremare i polsi. Non combattiamo solo Meloni e soci, non facciamo sconti nemmeno a chi è nel nostro campo. Vogliamo dare una fortissima scossa, è il momento di fare pulizia e tabula rasa. Dobbiamo estirpare la cattiva politica». Poi, l’annuncio: «Rinunciamo al nostro ruolo di governo, rimettiamo tutte le deleghe». «Le inchieste», ha proseguito, «sono eloquenti, siamo per tutte le garanzie costituzionali, ma si sta estendendo la zona grigia e quando c’è questo non ci può essere il M5s, per cui lasciamo i nostri posti in giunta, rinunciamo agli incarichi pur di cambiare le cose». «Con questa decisione» ha proseguito Conte «non ci limitiamo più a dire che siamo per la legalità e a chiedere onestà ma ci assumiamo la responsabilità di contribuire alla disinfestazione e all’opera di pulizia nel mondo politico». Non poteva mancare l’ennesima stoccata all’ormai ex-alleato dem, con una replica diretta alla Schlein: «Non abbiamo mai imbarcato acchiappa-voti, abbiamo anche noi la lista dei capibastone che ci hanno offerto pacchetti di voto. Noi siamo assolutamente impermeabili alla cattiva politica. Abbiamo rinunciato anche ai finanziatori, non sapete quanti, abbiamo sempre lavorato con le microdonazioni degli iscritti». «Ci viene detto» ha aggiunto riferendosi alla segretaria del Pd «che il M5s favorisce la destra: no, è questo modo di fare politica, è il voltare le spalle a questi fatti che favorisce la destra. Dobbiamo far tornare i cittadini a votare, così battiamo la Meloni», ha concluso, «non con queste formulette». A corredo scenografico di questo annuncio, Conte ha poi consegnato al governatore Emiliano, dopo un faccia a faccia, un «protocollo per la legalità», articolato in quattro punti, nei quali si chiede, tra le altre cose, l’istituzione di un assessorato alla legalità e di un organo ispettivo per la legalità, e alcune condizioni alle quali il Movimento subordina qualsiasi ipotesi di alleanza con altre forze politiche o partecipazione a giunte comunali o regionali. Ieri intanto il Nazareno ha cercato di correre ai ripari con una nota che esprimeva la «forte irritazione della segretaria per le vicende giudiziarie emerse in questi giorni. Schlein ha chiesto massimo rigore e atti concreti al Pd pugliese che ci sta già lavorando e al presidente Michele Emiliano di aprire un netto cambio di fase in Puglia». Il problema, ora che si è ufficialmente consumato lo strappo, è vedere cosa succederà nei territori dove è vigente l’alleanza tra M5s e Pd, ivi compresa la citata Sardegna, la cui giunta, guidata dalla grillina Alessandra Todde ha u una maggioranza risicata in Consiglio. In Puglia, intanto, Emiliano perde l’assessore al Welfare Rosa Barane e rimette la delega alla Cultura la consigliera Grazia Di Bari, così come lascia il proprio incarico il vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili. Per rendere l’idea del clima nel Pd basta leggere la nota diffusa dal segretario barese Gianfranco Todaro, dopo aver ricevuto la richiesta da alcuni suoi compagni di partito di sottomettersi a Conte e appoggiare il candidato grillino Laforgia: «Ho sopportato per un lungo anno che la presidente dell’assemblea cittadina, assieme a uno sparuto numero di altri dirigenti del Pd locale, esprimesse una linea completamente autonoma rispetto a quella determinata dagli organismi, compreso quello da lei presieduto. Ma adesso basta», ha concluso, «non posso più tacere». Un bailamme, insomma, le cui conseguenze ancora non è possibile mettere a fuoco, e che potrebbero anche regalare sorprese come passaggi in altri schieramenti da parte di consiglieri vogliosi di abbandonare la barca che affonda.