Picco dei consumi ben oltre il 2030: l’Agenzia per l’energia si rimangia le previsioni.Contrordine compagni, il picco del petrolio non c’è più. Secondo una bozza del rapporto annuale dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), l’uso di petrolio e gas continuerà ad aumentare per decenni e questo contraddice gli scenari che la stessa Iea aveva tracciato sino a due mesi fa, quando andava dicendo che il picco della domanda di idrocarburi si sarebbe realizzato nel 2030.Il nuovo rapporto annuale dell’Iea sugli scenari di petrolio e gas affermerà che né la domanda di petrolio né quella di gas raggiungeranno il picco in questo decennio, contrariamente alle ipotesi precedenti. Anzi, secondo il nuovo rapporto, la domanda di entrambe le commodity crescerà ancora per i prossimi 25 anni almeno. Con le politiche attuali, «l’uso di petrolio e gas naturale aumenterà fino al 2050», secondo la bozza del rapporto Iea. Le nuove proiezioni di consumo mostrano una crescita anche negli anni dopo il 2040, al di sotto del tasso storicamente registrato, ma «il petrolio rimarrà il principale combustibile singolo» a metà secolo, secondo la bozza. Ancora nel luglio scorso, in occasione della presentazione del rapporto mensile sul petrolio, l’Iea diceva che la domanda di petrolio avrebbe raggiunto un plateau alla fine di questo decennio. Una stasi nei consumi a cui sarebbe poi seguito un calo senza ritorno.L’outlook dell’Iea è stato negli ultimi anni il riferimento per spingere sul Green deal e sul Net zero, cioè l’obiettivo di emissioni zero al 2050. L’Iea, nel 2020, ha lasciato il vecchio scenario, il Current policy scenario (Cps) e ha adottato lo Stated policies scenario (Steps), che considerava non solo le politiche in essere, ma anche le proposte politiche che, ovviamente, sono tutte infarcite di promesse green. In seguito, è arrivato l’Announced pledges scenario (Aps), uno scenario di confronto che ipotizza che tutte le promesse green vengano mantenute. In pratica, per esempio, l’annuncio di Bruxelles del bando al motore a combustione interna al 2035 era entrato subito nello scenario Steps, abbattendo la domanda di petrolio in Europa, anche se era ben lungi dal realizzarsi. Nel prossimo rapporto, l’Iea recupera lo scenario Cps e, al 2050, prevede un consumo di petrolio di 114 milioni di barili al giorno, rispetto ai circa 93 dello Steps e ai 54 milioni previsti nello scenario Aps.Un’inversione di rotta clamorosa. Negli ultimi cinque anni l’Iea ha, in maniera persistente, dichiarato la fine del petrolio parlando del picco della domanda al 2030 e una previsione di domanda di 93 milioni di barili al giorno al 2050 (oggi il mondo consuma circa 105.5 milioni di barili al giorno di petrolio). Il cambio di scenari era stato imposto dalla pressione dei gruppi verdi che pretendevano un calo degli investimenti nel settore degli idrocarburi e un aumento delle fonti rinnovabili. L’Iea ha influenzato molto gli investitori e la politica. Molti operatori finanziari si sono gettati sulle azioni high-tech, da Nvidia a Tesla, o sulle criptovalute, deprimendo i valori di borsa delle compagnie petrolifere e riducendo i multipli che le riguardano.Al contempo, la pressione delle lobby verdi ha obbligato le compagnie petrolifere ad avviare progetti «green», investendo miliardi di dollari in progetti come l’idrogeno o l’eolico offshore. I risultati, dopo cinque anni, sono decine di miliardi di dollari di svalutazione di questi investimenti e l’abbandono dei progetti. Ma, soprattutto, le compagnie stesse hanno ridotto gli investimenti, in particolare sull’esplorazione per trovare nuovi giacimenti, così ora il fantasticato picco della domanda sta per trasformarsi in picco dell’offerta, con conseguente aumento dei prezzi dietro l’angolo.Lo shale americano ha raggiunto il picco della produzione e inizia a calare, l’Arabia Saudita sta aumentando la produzione ma la capacità disponibile è limitata. Contando che i cicli ci investimento vanno dai cinque ai dieci anni nel settore, il rischio è quello di vedere il prezzo del petrolio alle stelle. Questo perché gli scenari di domanda dell’Iea hanno depresso le aspettative di ritorno e gli investimenti hanno rallentato. Le «previsioni» dell’Iea hanno lavorato come una profezia auto-avverante per i petrolieri.La questione degli scenari fasulli era già emersa in passato, quando alcuni esponenti repubblicani della Congresso americano avevano affermato che l’agenzia pubblicava «informazioni politicizzate a sostegno della difesa delle politiche climatiche», minacciando di sospendere i finanziamenti statunitensi. Gli Stati Uniti forniscono circa il 14% del bilancio dell’agenzia. Chris Wright, segretario all’energia dell’amministrazione Trump, nello scorso giugno aveva definito «assurde» le proiezioni dell’Agenzia sul picco della domanda di petrolio e ha affermato che gli Stati Uniti stavano pensando di ritirarsi dall’Iea se questa non avesse cambiato il suo modo di operare.Dietro il cambio improvviso di narrativa potrebbe, certamente, esserci la mano pesante della Casa Bianca. Poco importa, in realtà, perché a detta della gran parte degli operatori del settore, lo scenario Cps resta quello più ragionevole, perché è più ancorato alla realtà e perché non viene spacciato per previsione, come è stato invece per Steps e Aps.La manipolazione dei dati e degli scenari da parte di agenzie cosiddette indipendenti, nazionali o sovranazionali, emerge sempre più come un problema enorme. Gli esempi sono moltissimi. Appare evidente che l’uso delle statistiche serve ad orientare i comportamenti e a disegnare un mondo che non c’è, per meri fini politici.
2025-09-14
Il fanatismo green è dannoso. Per il clima che muta servono più nucleare e desalinizzatori
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)
La decarbonizzazione forzata ammazza l’economia e non porta benefici alla Terra. Bisogna «ecoadattarsi» con investimenti sensati, che si riveleranno pure redditizi.
Matteo Ricci (Ansa)
Gli inquirenti puntano il faro sugli eventi conviviali del candidato dem alla Regione Marche durante il tour per il libro. I contratti, a spese del Comune di Pesaro, alla società che lavora per il Pd nazionale.