2025-05-07
Il conclave più affollato della storia parte con il caso del kenyano escluso
Il cardinale John Njue (Ansa)
Il cardinale John Njue accusa: «Non mi hanno invitato». L’arcivescovo di Nairobi: «Falso, è malato e non può viaggiare». Oggi pomeriggio l’«extra omnes», prima fumata verso le 19. Difficilmente sarà quella bianca.Da domani quattro votazioni al giorno fino a sabato, poi l’eventuale pausa di 24 ore. La lingua ufficiale è l’italiano. Autisti, addetti alle pulizie e medici obbligati al silenzio.Lo speciale contiene due articoli.Tra silenzi, preghiere e manovre discrete, si apre oggi il conclave più affollato di sempre. Tra continuità e rotture, i 133 cardinali elettori cercano il 267° Papa della Chiesa cattolica. Una persona sarà il successore di Pietro, il pescatore di Galilea a cui Gesù di Nazareth conferì un primato come elemento permanente ed essenziale della costituzione della Chiesa. Questo primato si perpetua nei successori del pescatore che fu posto a capo degli apostoli, come ricordato in una celebre formula di San Leone Magno: «Come permane ciò che Pietro credette in Cristo, così permane ciò che Cristo istituì in Pietro».Oggi alle 16.15 i porporati chiamati al voto si ritroveranno nella Cappella Paolina, alla Prima Loggia del Palazzo apostolico vaticano, da dove, in processione e cantando le litanie, si recheranno verso la Cappella Sistina. Quindi sarà la volta dell’extra omnes, tutti fuori, la storica formula latina pronunciata dal maestro delle cerimonie pontificie, monsignor Diego Ravelli, che segna l’inizio dell’isolamento e l’avvio del primo voto. La prima fumata sarà oggi dopo le 19.Difficilmente ci sarà una fumata bianca, segno del quorum raggiunto. Il primo voto è destinato a pesare le forze in campo, a capire se e come i candidati che sono entrati in conclave da favoriti hanno davvero le forze per aumentare il loro consenso oppure no. «Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto»: questa la formula solenne che dirà ogni cardinale ogni volta che deporrà la sua scheda nel recipiente posto sul tavolo davanti all’altare sotto il Giudizio di Michelangelo.I cardinali in clausura sono isolati dal mondo. Dispositivi di schermatura elettronica, bonifiche ambientali contro le microspie, percorsi blindati, spazi chiusi da sigilli, cellulari, tablet, pc sequestrati. Il quorum di 89 voti da raggiungere per eleggere il nuovo Papa sembra non essere un traguardo semplice, tanto che solo una candidatura che partisse molto forte (almeno 40-50 voti) e che prendesse abbrivio nelle prime due votazioni di domani mattina potrebbe arrivare al successo entro le 5 votazioni. In questo caso, la fumata bianca potrebbe essere quella di domani sera, dopo le 19. Altrimenti, si dovrà passare a venerdì con molte carte che potrebbero essere rimescolate.Ieri, intanto, si è tenuta la dodicesima e ultima congregazione generale con 173 cardinali, tra cui 130 elettori. Ventisei gli interventi che si sono concentrati, tra l’altro, sul tema della pace, ripreso anche in un comunicato pubblico dei cardinali in cui si legge che «prima dell’inizio del conclave, costatato con rammarico che non si sono registrati progressi per favorire i processi di pace in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo, anzi che si sono intensificati gli attacchi specialmente a danno della popolazione civile, formuliamo un sentito appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga quanto prima ad un cessate il fuoco permanente e si negozi, senza precondizioni e ulteriori indugi, la pace lungamente desiderata dalle popolazioni coinvolte e dal mondo intero». Un tema centrale della riflessione di ieri, ha riportato inoltre la Sala stampa, è stato quello della comunione, indicata come vocazione essenziale per il nuovo Pontefice.Ieri è venuto a galla anche il caso del cardinale keniano John Njue, uno dei due elettori assenti «per problemi di salute» (l’altro è lo spagnolo Antonio Cañizares Llovera). Già entrato nelle polemiche per via di un suo «ringiovanimento» negli annuari pontifici, in cui la sua nascita è passata dal 1944 all’1 gennaio 1946, mantenendolo sotto la soglia degli 80 anni, il cardinale africano, in una intervista al quotidiano Daily Nation, ha smentito le voci secondo cui non parteciperebbe al conclave perché ammalato. «A chi si reca lì per le elezioni», ha dichiarato l’ex arcivescovo di Nairobi, «di solito vengono inviati inviti ufficiali, ma a me non è mai successo». Di lì a poco, però, è arrivata la smentita in una nota dell’arcivescovo di Nairobi, Philip Anyolo. Il cardinale John Njue, si legge nel comunicato, «è stato invitato ufficialmente attraverso la nunziatura apostolica in Kenya», ma «a causa delle attuali condizioni di salute sua eminenza», «non è in grado di viaggiare verso Roma e di partecipare al conclave». Un mezzo giallo, perché è lecito chiedersi come mai il diretto interessato dica di avere le condizioni di salute per andare, mentre la nunziatura conferma che l’invito gli è stato notificato, ma che non si può recare a Roma perché sta male.Il conclave più affollato della storia si trova davanti un compito non semplice. Ci sono porporati da 71 Paesi che, in questi giorni, hanno potuto conoscersi un po’ meglio nelle congregazioni. La Sala stampa ha sottolineato più volte la necessità di un «Papa pastore», capace di incarnare il volto di una Chiesa samaritana, vicina ai bisogni e alle ferite dell’umanità. Un identikit che potrebbe portare a un candidato dell’ala più liberal, con i nomi dei cardinali Mario Grech, Jean-Marc Aveline e Antonio Tagle. Da non sottovalutare anche la figura di Matteo Zuppi e di Robert Francis Prevost. Ma ci sono stati in aula anche interventi diversi che conducono a candidature come quelle del cardinale ungherese Péter Erdo o dello srilankese Malcolm Ranjith. In mezzo si costruirà verosimilmente la soluzione del rebus. Qui c’è la candidatura data per favorita del cardinale Pietro Parolin, oppure quelle del cardinale Pierbattista Pizzaballa o del cardinale Anders Arborelius. Ma la situazione appare molto frammentata e di difficile lettura rispetto ad altri conclavi, siamo pur sempre davanti a quello più affollato e multipolare della storia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/conclave-piu-affollato-della-storia-2671902054.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quorum-a-quota-89-regole-del-1274" data-post-id="2671902054" data-published-at="1746597670" data-use-pagination="False"> Quorum a quota 89, regole del 1274 Nella giornata odierna si apre l’atteso conclave che eleggerà il nuovo Sommo pontefice. Cattolici e non saranno tutti attenti al colore della prima fumata che uscirà nel tardo pomeriggio dal comignolo della Cappella Sistina, ripresa e trasmessa in mondovisione. La parola «conclave» (dal latino cum clave, nel senso di «sotto chiave») è apparsa nella storia in un testo legislativo del 1274 ed è stata usata a proposito dell’elezione pontificia di Gregorio X, il quale promulgò la costituzione Ubi periculum che ancora oggi detta le norme generali e la forma del conclave stesso. Sono 133 i cardinali (non ancora ottantenni) che oggi pomeriggio a partire dalle 17, eleggeranno il Papa numero 267, seguendo regole precise, che via via sono state aggiornate, modificate e snellite, secolo dopo secolo e pontefice dopo pontefice. Come noto, i cardinali alloggiano presso la residenza vaticana di Santa Marta, che è stata adibita in modo da garantire il pieno «isolamento» degli elettori dal mondo. Stamattina alle 10 i porporati si recheranno in processione a San Pietro per partecipare alla messa pro eligendo romano pontifice celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, seppur non votante per ragioni anagrafiche. In occasione della votazione del pomeriggio, le porpore si trasferiranno verso le 16.30 alla Cappella Sistina che da giorni è stata pulita e «bonificata» in modo da rispettare trasparenza e sicurezza del voto. Lunedì 5 maggio hanno giurato «di osservare il segreto assoluto» tutti coloro che, a vario titolo, saranno impegnati nel conclave come i sette cerimonieri pontifici, gli addetti alla sagrestia e alle pulizie, medici, infermieri, confessori e perfino coloro che trasporteranno in pullman i presuli da Santa Marta alla Sistina. Prima della votazione odierna, che verosimilmente avverrà non prima delle 18, c’è il giuramento degli elettori stessi, letto in latino dal cardinal Pietro Parolin (la lingua «ufficiale» del conclave è l’italiano, ndr), presidente del conclave e poi approvato a seguire dai porporati presenti, ovvero da tutti i 133 votanti. Ancora più importante è il fatto che gli elettori giureranno sul Vangelo che, qualora fossero eletti Papi, dovranno «svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale» e «difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede». Un tempo minacciata da re e imperatori, oggi dalla «dittatura del relativismo» e dal secolarismo occidentale. Dopo il giuramento, sarà pronunciato l’extra omnes, a cui seguirà una breve meditazione del cardinal Raniero Cantalamessa, ex predicatore della Casa pontificia, normalmente dedicata ai problemi attuali della Chiesa e alle caratteristiche che il futuro pontefice dovrebbe avere. Le operazioni di voto o «scrutini» possono allora cominciare e ai cardinali viene data una scheda rettangolare con la dicitura Eligo in Summum Pontificem sotto cui scrivere, con calligrafia il più possibile anonima, il nome del cardinale prescelto. Le schede vengono messe in un’urna e alla fine gli scrutatori fanno lo spoglio e il conteggio. Se un cardinale riceve i due terzi dei voti, in questo caso 89, è eletto Papa, ma solo dopo l’accettazione esplicita, a cui fa seguito la scelta del nome e il passaggio rituale nella «stanza delle lacrime», la sacrestia della Sistina. Mentre la fumata bianca informa i fedeli, avviene la vestizione dell’eletto con la candida talare dei Papi. L’«Habemus papam» che sia oggi o, più verosimilmente, nei prossimi giorni (in cui vi saranno 4 votazioni, 2 al mattino e 2 al pomeriggio: la procedura prevede quattro voti al giorno per tre giorni, poi la pausa di un giorno, e successivamente altre sette votazioni e altre eventuali pause. Fino alla 34° votazione, dopo la quale si procede ad un ballottaggio tra i primi due votati, che tuttavia per essere eletti dovranno comunque sempre superare i due terzi, ndr) spetterà al cardinale arcidiacono, Dominique Mamberti. Dopo di che il nuovo Santo Padre si affaccerà dalla loggia centrale della basilica più grande del mondo e benedirà per la prima volta Urbi et Orbi.
Chuck Schumer (Getty Images)