2025-09-04
Pure i suoi alleati vogliono sfrattare Ursula
Ursula von der Leyen (Ansa)
Dopo le critiche del cancelliere tedesco, il capo della Commissione «incassa» due mozioni di sfiducia: una dai lepenisti e l’altra da Left, il gruppo del M5s. Nella maggioranza, il Pse non esclude di firmarla. Il dem Nicola Zingaretti: «Valuteremo, la linea va cambiata».Più che bollita, è ormai una ribollita: parliamo naturalmente con rispetto (e ammirazione per la sua pettinatura antisismica) di Ursula von der Leyen, rieletta a capo della Commissione europea giusto un anno fa, ma già logorata, per non dire rosolata, da alleati e avversari. Soltanto nella giornata di ieri Ursulona ha incassato ben due mozioni di sfiducia, una dalla sinistra di The Left e l’altra dal Rassemblement National di Marine Le Pen. Forze di opposizione, certo, ma il problema è che la Von der Leyen non può più contare neanche sulla sua maggioranza: i socialisti, tanto per fare un esempio, probabilmente non sottoscriveranno la sfiducia di The Left, ma ci vanno giù pesante con i giudizi, vere e proprie stroncature. The Left, ricordiamolo, è il gruppo che comprende M5s e Sinistra italiana: fino a ieri la mozione di censura aveva raccolto 46 firme, ne servono altre 26 perché si vada in aula. La mozione è basata su due punti: la vaghezza sul Medio Oriente e l’accordo con Trump sui dazi, definito dalla capogruppo Manon Aubry «un atto di vassallaggio verso Washington». «Ursula von der Leyen», commenta la delegazione del M5s al Parlamento europeo, «sta portando l’Unione europea alla rovina. L’accordo con Trump sui dazi, se verrà definitivamente approvato, sarà una zavorra per l’economia europea e penalizzerà le imprese italiane che puntano sull’export per sopravvivere. I silenzi e le connivenze sul genocidio a Gaza rappresentano poi la negazione dei valori e dei principi sanciti nei Trattati europei. Infine, la guerra in Ucraina: l’ostinazione della Von der Leyen per l’escalation militare sta persino indispettendo la sua Germania, oltre che a rendere il conflitto eterno con l’inevitabile scia di morti e distruzione che una guerra porta con sé». Il riferimento alla Germania è relativo al cancelliere tedesco Friedrich Merz, che a una frase di Ursula su una «roadmap» per il dispiegamento di truppe in Ucraina ha risposto ruvido: «L’Ue non è competente in materia». Non difende la Von der Leyen neppure il Pd, la delegazione più corposa del gruppo dei socialisti: «È un’iniziativa di The Left», commenta il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Nicola Zingaretti, «che è all’opposizione, vedremo se si concretizzerà e poi faremo le nostre valutazioni. A prescindere dalle mozioni di sfiducia, noi stiamo combattendo affinché Ursula von der Leyen cambi la sua linea e il suo atteggiamento. Un’ambiguità che Ursula von der Leyen sta portando avanti nel non essere un punto di equilibrio tra Consiglio e Parlamento ma sostanzialmente di eccessivo schiacciamento sulle posizioni del Consiglio». Per tirare a campare, alla Von der Leyen non basta più il giochino di appoggiarsi una volta a destra e l’altra a sinistra: «La situazione è molto complicata», dice alla Verità una fonte europea bene informata, «ad ora la Von der Leyen non ha la maggioranza sia perché il Parlamento in tutte le componenti, tra cui i popolari stessi, si sente tradito per aver declassato il ruolo dell’assemblea a passacarte della Commissione. Pesa su di lei anche il giudizio di personalità come Mario Draghi e Sauli Niinisto in primis, che hanno visto le loro relazioni usate per costruire le premesse per le elezioni della Commissione ma il cui lavoro poi è stato accantonato. I socialisti, i liberali e anche i popolari, in sostanza, non escludono di sostituirla». Da sinistra a destra, ecco la Le Pen: «La Commissione europea», scrive la leader della destra francese su X, «ha appena approvato l’accordo con il Mercosur, la cui attuazione avrebbe conseguenze devastanti per l’agricoltura francese. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, deve impegnarsi con il popolo francese a rifiutare di attuare questo accordo, contrario agli interessi della nostra nazione. La prossima settimana», aggiunge la Le Pen, «i nostri deputati europei presenteranno una mozione di censura contro Ursula von der Leyen. Sarà un momento di chiarezza per il popolo francese e tutti potranno vedere chi, al di là delle parole, sta veramente difendendo i nostri agricoltori». Il Rassemblement National fa parte del gruppo dei patrioti, lo stesso della Lega. «A luglio», dice alla Verità la eurodeputata e vicepresidente del carroccio, Silvia Sardone, «la Lega ha votato convintamente la sfiducia per Ursula von der Leyen. Ricordo che buona parte di quel gruppo di sinistra che ora vuole mandare a casa la Von der Leyen non partecipò a quel voto. Insomma ben svegliati. Noi della Lega riteniamo da sempre la leadership della Von der Leyen del tutto inadeguata: dal Green deal al piano di riarmo, dalle politiche agricole alla gestione della pandemia, ha fallito su tutta la linea. Per noi la Von der Leyen ha dimostrato in più occasioni di essere scollegata dalle reali esigenze delle aziende, dei consumatori e delle famiglie». Lo scorso luglio una mozione di censura presentata da un deputato dei conservatori era stata respinta con 360 voti contrari, 175 a favore e 18 astensioni, con ben 175 assenti. La maggioranza assoluta del Parlamento europeo (720 membri) è 361. Un voto in meno di quelli ottenuti da Ursula, la presidente ribollita.
Benedetta Porcaroli (Ansa)
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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