2025-06-08
Il capo dell’Anm mobilita le toghe: «Ho sempre votato e non smetterò»
Cesare Parodi, numero uno dell’Anm (Imagoeconomica)
Referendum: l’Associazione si allinea alla Cgil dopo l’appello del Quirinale all’imparzialità.Pare che al prossimo congresso della Cgil ci sarà una novità: Cgil Giustizia. Il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, si è subito precipitato a proclamare che lui vota ai referendum. Come? Ah saperlo! Il congresso post plebiscito sarà per la Cgil quello in cui Maurizio Landini - che spera in un ottimo risultato dalle urne per dare lo sfratto a Elly Schlein e attovagliarsi alla segreteria del Pd, di nuovo animato da intenti rivoluzionari e anti sistema - dovrà dare l’addio a onori e prebende; e quale migliore uscita di scena che una federazione con le toghe rosse? Ormai tra l’Anm e il più grande sindacato dei pensionati c’è quasi un’affinità. Una delle componenti dell’Associazione nazionale magistrati - sindacato autonomissimo, nato per discutere di questioni giuridiche con tanto di pubblicazioni scientifiche che ha finito per occuparsi di Donald Trump e dei migranti da proteggere sempre e comunque - ha anche un interesse di cassetta per i referendum che si tengono oggi e domani. Come ha scritto ieri La Verità, Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica - è la toga anti Giorgia Meloni che ha bloccato dal tribunale di Roma il trasferimento dei migranti ai centri di Albania e che da giovane era compagna di Gianni Cuperlo, di Andrea Cozzolino, che con i magistrati ha avuto a che fare per via del Qatargate, di Stefania Pezzopane distrutta nei sentimenti dal suo toy boy nel gruppo dei giovani comunisti - è tra i promotori dei referendum sul lavoro e sui migranti e se centra il quorum parteciperà alla spartizione dei contributi per la raccolta firme: 2,5 milioni di euro. Di certo ieri il presidente dell’Anm ci ha tenuto a far sapere che lui vota. Lo fa per militanza civile e democratica, le questioni di cassetta non c’entrano. Cesare Parodi, finito il direttivo dei sindacalisti in toga, ha ribadito: «Sono sempre andato a votare, tranne una volta che ero in viaggio di nozze. Non smetto domani». d’accordo con Silvia Albano, la promotrice, che sul sito di Magistratura democratica fa scrivere: «Votare serve. Perché è un diritto e dei diritti bisogna avere cura, perché è anche un dovere e una responsabilità. E anche perché a volte cambia le cose». Ora a un cittadino potrebbe anche venire questo dubbio: ma se domani in una causa di lavoro o di fronte a un migrante prendo torto, è un giudizio o un pregiudizio? Una settimana fa Sergio Mattarella capo dello Stato e del Csm a 600 giovani magistrati ha ribadito: «Giudici e pm devono essere e apparire imparziali». Per l’amor di Costituzione i togati hanno tutto il diritto di votare, forse l’opportunità di schierarsi andrebbe valutata. Ma a sinistra vige sempre il comma Nanni Moretti: mi si nota di più se mi si vede o se mi nascondo? Francesco Boccia, coniugato Nunzia De Girolamo, dice che se al referendum va un elettore in più di quelli che hanno votato Giorgia Meloni il governo deve dimettersi. Gli hanno chiesto di spiegare perché, ma si è perso dietro le correnti del Pd. Una parte vota con Elly Schlein cinque sì come Landini e Magistratura democratica, una parte - Paolo Gentiloni, Pina Picerno, Lorenzo Guerini per dirne alcuni - vota tre no e due sì (sulla cittadinanza e sulla sicurezza sul lavoro). Matteo Renzi, fu il segretario Pd che impose il Jobs act, schiera Italia viva per 2 no, un sì sulla cittadinanza e un forse su altri due quesiti. Si ritrova - dopo una sequela di reciproci insulti - a fianco di Carlo Calenda a protestare per Gaza, ma Calenda vota sì solo sulla cittadinanza. Full di sì per la coppia di fatto Bonelli-Fratoianni, invece 4 sì sul lavoro per i seguaci M5s di Giuseppe Conte, che sulla cittadinanza non dà indicazioni. Più Europa è per il sì alla cittadinanza e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma per il no sugli altri tre. Questo è il campo largo che secondo Boccia dovrebbe mandare a casa Giorgia Meloni - i tre partiti di maggioranza, Fdi, Fi e Lega, sono per il non andare a votare, Noi moderati è per cinque no - in base all’esito referendario contando i voti. Il pallottoliere serve: ma per tener conto delle posizioni.
Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)
Ranieri Guerra (Imagoeconomica). Nel riquadro, Cristiana Salvi