2024-01-08
Bagno di folla per padre Georg che svela Ratzinger
Padre Georg Gänswein (Imagoeconomica)
L’ex segretario di Benedetto a Bergamo: la Curia diserta. Intanto «Repubblica» parla di un Francesco autoritario e isolato.«Già da cardinale aveva visto che il grosso problema della Chiesa non sono le persecuzioni o gli attacchi da fuori, ma la sporcizia che è prodotta all’interno», ha raccontato di Papa Benedetto XVI monsignor Georg Gänswein, nel corso di un incontro avvenuto nel quartiere Carnovali di Bergamo. L’ex segretario particolare del pontefice, che su invito di don Daniel Roncaglia, parroco del Sacro Cuore, ha trascorso l’epifania nelle periferie orobiche, è stato accolto da una fiumana di gente. Le cronache locali parlano di un’affollata messa al mattino e di un incontro pubblico con 160 persone nel pomeriggio, al termine del quale in molti si sono avvicinati a padre Georg per una benedizione, un autografo o una foto. Un clima allegro, sulla falsa riga di com’era il suo maestro Ratzinger, per cui «la fede non è un fardello, ma la gioia ne era uno dei suoi frutti». Dalla Curia di Bergamo, però, nessuno ha partecipato. Molto diverso invece il clima a Roma, dove un lungo articolo di Repubblica - non certo ostile all’attuale pontefice - parla di «un uomo solo al comando», che «continua a scavalcare i suoi collaboratori anche ora che li ha scelti lui». Un atteggiamento che pare abbia generato un’ostilità diffusa, di cui anche Papa Francesco sarebbe consapevole: «So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto» aveva raccontato a Budapest, dopo l’operazione al colon di qualche anno fa, in un incontro a porte chiuse. «Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene». Nell’articolo si parla anche di «boicottaggio passivo» e «maldicenze di corridoio» all’interno del Vaticano.Due immagini che, se accostate, danno l’idea di un momento delicato all’interno della Chiesa. Mentre il popolo cristiano si raduna intorno all’erede spirituale di Benedetto XVI, la penna di Iacopo Scaramuzzi su Repubblica descrive una Curia romana alle prese con l’impeto riformistico di Francesco. L’articolo racconta di un pontefice che, compiuti gli 87 anni lo scorso dicembre, si rende conto di dover accelerare se vuole «portare a compimento la riforma per la quale è stato eletto dieci anni fa». Accanto a sé, dopo oltre dieci anni di pontificato, ha radunato una squadra di fedelissimi, ma «la reciproca diffidenza iniziale tra il Papa outsider e la Curia romana prosegue anche ora che lo spoils system è completo», si legge sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. «Bergoglio continua a scavalcare i suoi collaboratori anche ora che li ha scelti lui. Non li consulta, prende iniziative che li prendono di sorpresa, cambia programma senza avvertirli». Un vero e proprio terremoto per la Curia, che il Papa aggira anche attraverso un altro organismo da lui creato, il Consiglio dei cardinali. I suoi membri - nove porporati dai cinque continenti - sarebbero «più influenti di molti capi dicastero che vivono 365 giorni in Vaticano». Secondo il professore di storia del cristianesimo Massimo Faggioli, pur essendo sul piano politico «chiaramente antipopulista», Bergoglio «a livello ecclesiale ha la tendenza a saltare le mediazioni dei corpi intermedi». Quest’idea di una connessione diretta col popolo di Dio, però, «funziona bene dal punto di vista mediatico, ma quando c’è bisogno di un battesimo o di un funerale dov’è che vai? Non è che vai dal popolo, vai dal prete!».Tra i fedelissimi, due sono forse i più contrastanti rispetto all’eredità incarnata da Padre Georg a Bergamo. Il primo è il nuovo prefetto per la dottrina della fede, dicastero presieduto dallo stesso Ratzinger durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Victor Manuel Fernandez, nominato da Francesco la scorsa estate - «sia gli amici che i nemici concordano nel ritenere che non lo avrebbe nominato quando era in vita Benedetto», scrive Repubblica -, è l’autore del molto discusso documento che apre alle benedizioni delle coppie gay. L’altro è Arthur Roche, alla guida del dicastero che si occupa della liturgia, il quale «tiene botta da quando Jorge Mario Bergoglio ha ribaltato la decisione di Benedetto XVI di liberalizzare la «messa in latino», per difendere - a suo dire - il Concilio Vaticano II. Una scelta che, si è saputo dopo, ha arrecato molto dolore al precedente Papa, il quale «era stato al Concilio da giovane e difendeva il Concilio vero, mentre qualcuno lo voleva interpretare». Due immagini contrapposte, dunque, e due visioni apparentemente inconciliabili.
Simona Marchini (Getty Images)