- Il «segnalatore» delle nuove regole sull’online non è stato ancora individuato, ma l’unico ente che può ricoprire questa carica è l’Autorità delle comunicazioni. Decreti da scrivere: c’è la possibilità di evitare gli automatismi immaginati dalla Commissione.
- Pirateria: confronto tra le Tlc e Lega calcio sulla piattaforma dei controlli. Mediazione di Fdi.
Il «segnalatore» delle nuove regole sull’online non è stato ancora individuato, ma l’unico ente che può ricoprire questa carica è l’Autorità delle comunicazioni. Decreti da scrivere: c’è la possibilità di evitare gli automatismi immaginati dalla Commissione.Pirateria: confronto tra le Tlc e Lega calcio sulla piattaforma dei controlli. Mediazione di Fdi.Lo speciale contiene due articoli.Prima che entri definitivamente in vigore la direttiva Ue che regola e controlla le attività illecite sull’online (digitale service act), ci sono ancora un po’ di mesi. Per fortuna, perché il Paese potrà intervenire con qualche anticorpo ed evitare che, a fronte delle importanti e legittime censure su chi commette illeciti, ci sia anche il rischio di vedersi censurare contenuti di natura politica o intellettuale. Il Dsa è diventato legge lo scorso ottobre e quindi, mentre il gemello digital market act comincia a entrare in vigore dal mese entrante, lascerà passare il 2023 prima del recepimento da parte di tutti i Paesi Ue. Da un lato l’Italia, grazie alla legge che descriviamo nell’articolo sottostante, e nonostante qualche divergenza tra gli attori in causa, è pronta a mettere in piedi uno testi più all’avanguardia a livello Ue, mentre dall’altro deve ancora affrontare un elemento importante del recepimento delle norme Ue. Elemento che, anche dal punto di vista politico, si dimostrerà il più delicato. Come abbiamo già avuto modo di scrivere su queste colonne, a sovrintendere il rispetto delle nuove norme sarà una unità della Commisione Ue finanziata da una fee dello 0,05% del reddito netto globale del servizio.Di fatto, nascerà un «Coordinatore dei servizi digitali» che, a sua volta, si avvarrà di enti segnalatori attendibili per ogni singola nazione. La struttura Ue che sta prendendo forma ha un po’ il sapore dei commissari politici sovietici perché tra le funzioni - e basta scavare un po’ sotto la crosta della sacrosanta lotta agli illeciti - c’è proprio quella della censura e del controllo dei contenuti che man mano vengono ritenuti dannosi. Ciò che adesso passa sotto il nome di fake news e viene ostacolato facendo pressioni nei confronti delle aziende della Silicon Valley, in futuro potrebbe essere una attività industriale e certosina. Fa tremare i polsi il fatto che, in occasione di guerre, atti terrorsitici e pandemia, gli organi preposti possano chiedere la rimozione di contenuti informativi «non corretti» in tempi rapidi. Chi deciderà per l’Italia cosa è lecito e cosa no? Non è stato deciso, ma l’unica authority che corrisponde all’identikit è l’Agcom. Ha le capacità e le forze per farlo. A questo punto, manca l’applicazione della direttive e l’incarico formale all’Agcom di diventare «digital coordinator» e «segnalatore attendibile».Già oggi interviene di fronte alla violazione dei contenuti di copyright, in caso di pornografia o terrorismo. La stesura dell’incarico sarà però fondamentale a tutelare la libertà di espressione. L’applicazione pedissequa della norme Ue ci infilerebbe in un percorso molto difficile dal punto di vista democratico. Esiste, invece, la possibilità - e su questo dovrà vegliare anche il governo - che, in caso di contenuti considerati fake o semplicemente inappropriati, si evitino almeno gli automatismi. Blocco immediato dell’Ip e censura dovranno essere sostituiti almeno da una istruttoria nella quale chi ha postato o scritto sui social possa giustificare la validità del messaggio o fornirne gli argomenti sottostanti.Certo, esistono già le leggi del codice penale e chi diffama, offende o danneggia dovrebbe essere semplicemente identificato e punito. Se non c’è aspetto penale, nessuno dovrebbe giustificarsi. È vero, però, che la norma Ue è diventata legge e nessuno l’ha fermata prima. Per questo ci auguriamo che l’applicazione sul suolo italiano - passateci il termine, visto l’argomento digitale - sia la più sensata possibile. È altrettanto vero che anche Agcom, pur essendo autorità indipendente, ha natura politica in quanto espressione di un Parlamento ma, allo stato ideale, possiamo dire che può fornire la migliore garanzia anche per i cittadini.Da qua a due anni Agcom crescerà ulteriormente nelle competenze mettendo a fattor comune funzioni che già svolge. Si occuperà, dunque, di antipirateria ma pure di cyberresilience e del grande mondo dell’Iot, Internet of things. In mezzo c’è la libertà di espressione. È bene dirlo ad alta voce. Definiamo bene le regole nei prossimi mesi perché i poteri che daremo all’Agcom oggi impatteranno sui prossimi decenni del nostro Paese e sugli equilibri democratici.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/agcom-digitale-ue-sicurezza-2659478891.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="entro-fine-marzo-prendera-corpo-la-legge-italiana-contro-la-pirateria" data-post-id="2659478891" data-published-at="1677592660" data-use-pagination="False"> Entro fine marzo prenderà corpo la legge italiana contro la pirateria Entro fine marzo prenderà luce la proposta di legge contro la pirateria informatica. Un importante passo in avanti nella tutela del copyright, nel controllo dell’illecito, nella prevenzione di frodi. Una indagine realizzata da Fapav (Federazione per la Tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali) a fine 2021 - pubblicata a giugno scorso - conferma che il 43% degli adulti ha commesso almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport live. La tipologia di pirateria più diffusa si conferma quella digitale, che ha subito un’impennata durante la pandemia. Per la prima volta, nel 2021, è stato stimato il danno legato alla pirateria di sport live: 11 milioni di fruizioni perse e una conseguente perdita di fatturato pari a 267 milioni di euro. Considerando tutti e tre i contenuti (film, serie e sport), sono state stimate ripercussioni per l’economia italiana pari a 1,7 miliardi di euro di perdita in termini di fatturato delle aziende (non soltanto per l’industria audiovisiva), che implicano una perdita di Pil di circa 716 milioni di euro, di circa 9.400 posti di lavoro nonché di 319 milioni di euro di introiti fiscali. La proposta di legge a firma Elena Maccanti (Lega) e Federico Mollicone (Fdi) va chiaramente in questa direzione. L’obiettivo espresso nell’articolo 1 è quello di tutelare il diritto, responsabilizzando anche gli intermediari di rete «al fine di rendere più efficaci le attività di contrasto della diffusione illecita e della contraffazione di contenuti tutelati dal diritto d’autore», si legge nel testo, «e promuove campagne di comunicazione e sensibilizzazione del pubblico sul valore della proprietà intellettuale, anche al fine di contrastare la diffusione illecita e la contraffazione di contenuti tutelati dal diritto d’autore». Per essere più chiari, «nei casi di gravità e urgenza, che riguardino la messa a disposizione di contenuti trasmessi in diretta, prime visioni di opere cinematografiche, audiovisive o programmi di intrattenimento, contenuti audiovisivi, anche sportivi», l’Autorità (il riferimento è ad Agcom) ordinerà ai prestatori di servizi, compresi i prestatori di servizi di accesso alla rete, di disabilitare l’accesso ai contenuti trasmessi abusivamente mediante blocco dei nomi di dominio e degli indirizzi Ip. Le telco e gli altri intermediari avranno 30 minuti di tempo per spegnere l’indirizzo e inibire la visione. Periodicamente la lista dei nomi corrispondenti agli Ip bannati viene trasmessa alla Procura e da lì scatteranno le sanzioni amministrative che potranno essere anche di migliaia di euro. Per arrivare a questo controllo l’impianto della legge mira anche alla realizzazione di una piattaforma che automatizzi il più possibile gli interventi da parte delle telco. I costi stimati per la piattaforma vanno dai 600.000 euro ai 3 milioni e resta da capire chi finanzierà il progetto. L’interrogativo ha portato il mondo delle Tlc e quello del calcio a un confronto eccessivamente teso. Da un lato le Tlc, spiegando che i volumi di traffico ormai non influiscono più sui ricavi, vorrebbero evitare di ottemperare a obblighi costosi per dare esclusivamente benefici ai titolari dei diritti. La Lega calcio preme per accelerare per un semplice motivo. Più rigidi sono i controlli, più riuscirà ad alzare la posta dei diritti delle squadre. A breve, si terrà di nuovo l’asta e se i milioni di stima del danno da parte dei pirati informatici riuscissero a entrare nella valutazione dell’asta, è chiaro che i bilanci della serie A ne trarrebbero un grande vantaggio. Nelle prossime due settimane ci sarà un’ulteriore tornata di audizioni e si dorvebbre trovare il punto di caduta di tutti gli interessi. Compresi quello dello Stato, che vedrebbe il proprio gettito aumentare. Una delle soluzioni potrebbe essere quella di spalmare sui ministeri competenti l’avvio e il costo di realizzazione dei controlli. «Inizialmente il testo era un intervento mirato quasi esclusivamente alla pirateria digitale per gli eventi sportivi», spiega alla Verità Federico Mollicone, «con le nostre aggiunte successive siamo arrivati a mettere in piedi una legge quadro vera e propria in modo da allargare il perimetro anche a tutti i contenuti audio visivi ed editoriali. Ci confronteremo anche con i rappresentanti del governo che hanno competenza (Andrea Abodi, Alessio Butti ed Adolfo Urso, ndr), al momento le categorie ci hanno riconosciuto il fatto che il testo sia all’avanguardia a livello europeo e si prepari ad accogliere nel migliore dei modi le direttive Ue». L’idea, insomma, è cercare di accelerare anche al Senato o magari, con un decreto apposito, chiudere al più presto una legge che anticipa le norme Ue e può addirittura migliorarle.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





