
Il ministro per le Autonomie, già commissario liquidatore a Taranto: «Chi ha ragione tra Renzi e Calenda? Hanno torto tutti e due: uno non ha mai voluto sentir parlare di decarbonizzazione, l'altro ha sbagliato a strutturare la gara vinta dai Mittal».Ministro Boccia, come valuta l'effetto dell'incontro Grillo- Di Maio sul governo?«Io ho sempre pensato che l'alleanza sui territori, quindi anche per l'Emilia, fosse necessaria. Adesso è possibile. Dipende da loro». Alleanza con Stefano Bonaccini candidato? «Mi pare ovvio». Ovvio? «In cinque anni l'Emilia ha dimezzato la disoccupazione: nel 2015 era del 9%, ora è poco più della metà, siamo al 4,8%. Ha abbassato le tasse sulla sanità, ha migliorato i servizi e si è confermata un modello sociale di buona amministrazione. Chi ci dovresti mettere?».Di Maio deve solo sostenervi? «No, diventiamo alleati. Se il M5s si rende conto di questi risultati un patto per migliorare è possibile». Matteo Salvini dirà che è un'ammucchiata.«Il più grande esperto di ammucchiate è lui, che passa con disinvoltura da Silvio Berlusconi al M5s, per poi tornare a Berlusconi e Fdi. Penso che in Emilia vinciamo anche da soli per la credibilità e il buongoverno di Bonaccini, ma se ci alleiamo con il M5s vinciamo bene e diamo una prospettiva sia all'Emilia sia al Paese». Che fa, riabilita Beppe Grillo, dopo il celebre anatema di Piero Fassino? «In passato mi è capitato di rispondere a Grillo quando attaccava molto duramente il Pd ma...».Ma..? «Adesso gli devo riconoscere una generosità rara nei confronti della politica». Addirittura? «Ci pensi: Grillo non ha voluto gestire in nessun modo il potere. Non ha preteso galloni o incarichi. Si è preso solo le rogne».Il garante fa questo. «Però lo fa in modo disinteressato, seguendo una visione di bene collettivo. Mai imposto nomi, mai cercato di piazzare famigli. Chapeau».Però c'è quando si decide. «Entra in campo solo quando ci sono opzioni ideali. Sia da avversario sia come alleato stiamo parlando di una leadership che merita rispetto». E il Pd come sta? «Noi abbiamo i nostri riti democratici. A Bologna abbiamo avuto una tre giorni bellissima». Basta per ripartire? «Con l'aiuto di Nicola Zingaretti ci siamo riaperti e siamo in cammino. Loro sono più giovani e meno abituati al dibattito in pubblico. Questo intervento riapre un confronto». Francesco Boccia, ministro del Pd per le Autonomie, è uno degli esponenti più impegnati sul fronte Ilva. Ed è - forse - il dirigente dem più contento per la svolta del M5s: «Mi sono battuto per questa alleanza quando non ci credeva nessuno». È nata una nuova coalizione? «Non voglio tirare per la giacca il M5s. Ma se gli interpreti sono credibili dobbiamo allearci dappertutto». Avranno il candidato in Calabria? «Non dobbiamo giocare a risiko. Ma trovare insieme i migliori». Cosa pensa della sortita di Grillo? «Lei lo sa. Io sono tra quelli che dal 2013 considera naturale la costruzione di un fronte progressista con il Movimento 5 stelle».È un percorso difficile, però. «Questa alleanza non è stata fatta per evitare il voto o per non far aumentare l'Iva: o diamo una prospettiva al Paese o non ha senso». Può farla perché il garante fa cambiare linea al capo politico? «Il fatto che adesso anche Grillo spenda il suo peso politico in questa direzione è utile. Di Maio sa bene che cosa pensi di questo rapporto, ne parliamo spesso ai margini dei Consigli dei ministri». Sembra che soffra molto, su questa strada. «So bene che nel loro mondo indicare questa via non sempre è facile». Perché? «Le pulsioni originarie del M5s erano progressiste, ma dentro oggi ci sono molte identità e storie diverse che vanno rispettate». Non è un processo scontato? «Per nulla. È simile a quello che accadde tra il 1995 e il 1996 tra comunisti e democristiani dopo la nascita dell'Ulivo».Stessi luoghi di allora. «Non è una caso che accada sullo stesso asse appenninico emiliano romagnolo dove nacque l'Ulivo». Allora si pensava che bastasse l'alleanza perché potesse nascere un partito. «Poi il processo durò 20 anni! La stagione renziana ci ha fatto fare un passo indietro dividendo il Pd tra due anime. Dobbiamo ritrovarci».Il governo appare debole, oggi. «La politica non può essere tirare a campare e gestire il potere, ma la capacità di indicare una rotta collettiva e di trasformarla in un sentimento collettivo. Ora si può». Come finisce la grana dell'Ilva?«Spero con un piano di decarbonizzazione graduale». Ci sono le condizioni con Mittal? «Era la condizione che noi ponevamo con Michele Emiliano da almeno cinque anni. Allora sembravano bestemmie. Oggi lo hanno capito tutti». Lei conosce bene il problema. «Ho fatto il commissario liquidatore del Comune di Taranto dal 2006 al 2008». Tempi duri. «Duri? Erano stati arrestati tutti. C'era il ponte girevole bloccato, morti da seppellire...».Una metafora? «No, letteralmente. Perché le cooperative non venivano pagate da quattro mesi. E poi luci spente la sera, autobus senza benzina. Questo succede quando fallisce lo Stato».I rapporti con i Riva erano tesi.«Io mandai loro i controlli sull'Ici. Pagavano un centocinquantesimo delle imposte e avevano il doppio della superficie della città». Che effetto ebbe? «Mi attaccarono tutti. Se ti serviva un campo da calcetto o una panchina te la finanziavano i Riva. E intanto in città si respiravano le polveri sottili. A quelle voci ha dato dignità Emiliano». Dicono che accarezziate l'idea di chiudere l'impianto. «Mai! Una cazzata totale, lo scriva. Mai pensato nemmeno un secondo durante il peggior incubo». Lei. Ed Emiliano?«Nemmeno lui. Ma se hai la responsabilità della salute dei tarantini devi pensare a come migliorare».Chi ha fatto quella scelta? «Carlo Calenda: ha sbagliato valutazione al momento della gara». Lui minaccia di querelarla. «Può dire quello che vuole. Si deve rassegnare al fatto che è tutto documentato». Spieghi come andò. «Hai due cordate: una ha quindici stabilimenti in Europa e l'altra non ne ha nessuno. Che accade?».Me lo dica lei. «È ovvio che la seconda ha più a cuore l'impianto». Calenda dice che quella cordata l'aveva «inventata» lui. «Offende Arvedi; offende Del Vecchio, imprenditore illuminato e credibile che si era messo a disposizione del Paese». Il progetto era più credibile, secondo lei. «Sono andato nell'acciaieria di Arvedi: era serio e credibile. A Del Vecchio devono chiedere scusa». Calenda le ricorda che è stata una gara. «Ma lui era il vigilante! E dava le indicazioni sugli obiettivi del governo ai commissari: se tu gli dici fate un bando con l'obiettivo di portare a casa tanti soldi, loro lo scrivono così». Come andava scritto per lei? «Andava messo in primo piano l'investimento ecologico, poi l'impatto occupazionale e innovativo: quella cordata avrebbe avuto più possibilità di vincere».Perché? «A questo servirebbe un ministro. A dire che quella era una industria strategica e che gli obiettivi dovevano essere decarbonizzazione e priorità occupazionale rispetto al prezzo». Lei ha denunciato anche la gestione di Mittal.«Se tu dai Ilva in affitto, un minimo di accorgimento lo devi prevedere. Se tu gli lasci X di magazzino ogni mese devi controllare!». Mittal ha vietato l'accesso ai commissari. «Solo la pretesa di non far entrare i commissari configura un reato». I commissari sono l'anticamera della nazionalizzazione?«Quando fallisce il mercato, lo Stato deve intervenire».Matteo Renzi e Calenda se le danno di santa ragione addossandosi colpe l'un l'altro. Chi ha ragione?«Hanno torto entrambi. La cordata Arvedi Del Vecchio, Jindal era nata prima di quella Mittal. Con Cassa depositi e prestiti dentro! Quando Calenda è diventato ministro l'orientamento del governo è cambiato». In questo ha ragione Renzi. «Hanno entrambi torto perché sia per Calenda sia per Renzi “decarbonizzazione" era un'offesa. Ma su questo ha scelto Calenda».Perché nessuno voleva decarbonizzare?«Renzi non ci ha mai creduto. Se dicevi basta carbone - io in direzione ci ho provato - i renziani ti flagellavano». E Calenda perché preferiva Mittal? «Lo chieda a lui, però Calenda ha guidato, ha responsabilità di quello che è accaduto, e ora fa il finto macho, cosa che evidentemente non è». Lei il perché lo sa. «Ha seguito una visione vecchia: carbone, bassi costi e innovazione zero. Un piano ambientale fragile». E voi, oggi? «Stefano Patuanelli sta gestendo bene. Giuseppe Conte sta facendo un lavoro straordinario: ma se oggi si farà un accordo partiremo da una base sbagliata per colpa di Calenda».Lei non parla dello scudo? «È stato un errore toglierlo». Lo rimetterete? «Spero. Anche perché Barbara Lezzi ha cancellato il testo di Di Maio che aveva trovato un'ottima mediazione, imponendo uno scudo legato alla realizzazione delle opere». Non va messo uno scudo tombale? «Sarebbe folle. I Riva hanno patteggiato, ammettendo così che il reato e il danno ambientale esistevano».È stato importante? «I magistrati hanno recuperato oltre 1 miliardo e 100 milioni che ora sono diventati il capitale di base per fare le bonifiche». Quindi salvare la produzione per completare il piano? «Assolutamente sì. E io vorrei anche una quota da stanziare per il risarcimento alle famiglie». Ancora non sono stati imposti. «Sì, ma arriveranno. E sono solo una piccola risposta rispetto alle sofferenze indicibili che molte famiglie tarantine si porteranno sulla pelle per tutta la vita».
Mattia Furlani (Ansa)
L’azzurro, con 8,39 metri, è il più giovane campione di sempre: cancellato Carl Lewis.
iStock
L’azienda sanitaria To4 valuta in autonomia una domanda di suicidio assistito perché manca una legge regionale. Un’associazione denuncia: «Niente prestazioni, invece, per 3.000 persone non autosufficienti».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Le motivazioni per la revoca di alcuni arresti: «Dalla Procura argomentazioni svilenti». Oggi la delibera per la vendita di San Siro.