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Le tute blu della Fiom si affidano al governatore di centrodestra
Scontri per l'Ilva a Genova (Ansa)
Sciopero dei metalmeccanici a Genova: blocchi e scontri con le forze dell’ordine in centro. Poi interviene Marco Bucci, che parla con gli operai: oggi a Roma porto il mio piano per far ripartire l’impianto ligure dell’ex Ilva.

Su una pala caricatrice c’era uno striscione che non prometteva nulla di buono. C’era, infatti, scritto «Che l’inse?», la frase che il giovane Giovan Battista Perasso, detto il Balilla, avrebbe gridato prima di scagliare una pietra contro le truppe austriache, dando il via alla rivolta del 5 dicembre 1746. Per fortuna, alla fine della giornata di ieri, la preoccupazione del Viminale dopo le parole incendiarie dell’ex segretario della Fiom Cgil Franco Grondona, sono rientrate. Lo sciopero generale dei metalmeccanici genovesi di Ansaldo Energia, Piaggio Aerospace, Fincantieri, ma soprattutto dei lavoratori dell’ex Ilva, ha registrato solo pochi minuti di tensione davanti alla Prefettura genovese verso le 11:30. I manifestanti, con l’aiuto di uno dei quattro mezzi da lavoro al seguito, hanno divelto la grata che delimitava la piccola zona rossa davanti al palazzo del governo. La Polizia ha risposto con un lancio di lacrimogeni che ha immediatamente disperso gli assalitori. In pochi minuti la centralissima piazza Corvetto ha improvvisamente rievocato ai genovesi le scene del G8 con i manifestanti che vagavano confusi stropicciandosi gli occhi offesi dai gas.

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Ilva, 12.900 euro a operaio per la formazione
Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.

Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.

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Ilva chiusa da mesi ma è tutta colpa di un errore umano
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.

La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.

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L’Ilva è stata massacrata dalle inchieste flop. Il green è la mazzata finale
Acciaieria Ilva (Getty)
Il cappio della sinistra e dei pm sta uccidendo la più grande acciaieria d’Europa. Un omicidio in nome della salute che affossa il Paese e punisce 6.000 dipendenti.

Quando an che l’ultimo altoforno sarà spento, sulla storia dell’Ilva calerà il sipario e si potrà scrivere un libro per spiegare a scuola le ragioni del declino industriale dell’Italia. Immagino già il ti tolo: Così si uccide un’azienda. Sottotitolo: Eutanasia della più grande acciaieria d’Europa. Perché è questo ciò che accadrà. E a dire il vero sta già accadendo: nei prossimi giorni, 5.700 dipendenti saranno messi in cassa integrazione, poi a gennaio diventeranno 6.000. In pratica, il polo siderurgico di Taranto verrà messo in standby. Nessuno ufficialmente dirà di aver staccato la spina, ma la sostanza è questa. Lo dice il sindacato, che invoca l’intervento dello Stato per evitare la chiusura. Ma se anche il governo volesse, per l’Ilva non potrebbe fare niente, perché 13 anni di inchieste e processi hanno fatto il vuoto intorno alla fabbrica.

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Per l’ex Ilva dieci offerte sul tavolo. Il piano di Renexia vale 5 miliardi
Imagoeconomica
L’ingresso del gruppo Toto prevede la realizzazione di un rigassificatore e darebbe lavoro a 1.500 persone. Arrivata anche la proposta di un soggetto politico. Dalla partita si ritirano gli azeri, gli indiani non rilanciano.
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