2018-03-30
Ricciardi, il montiano alla sanità, ci augura sofferenza
Aiuto, qui ci spunta un Monti. A qualcuno non sembra vero di vedere traballare ancor prima di nascere un governo 5 stelle-centrodestra basato sui voti degli elettori. Cos'è mai questa roba? Democrazia? Ma non lo sapete che non si fa così? I governi non nascono dalle urne. Macché: nascono nella testa delle élite, al massimo in qualche aula dorata di Bruxelles: si prende un professore, lo si nomina senatore a vita e lo si manda a Palazzo Chigi. Non lo sapete? Così lui può applicare tutte le regole sacrosante, quelle volute dall'Europa che tanto bene hanno fatto alla nostra economia, come possono testimoniare dall'oltretomba artigiani suicidi e pensionati strozzati dalla fame, per non dire degli esodati. E, visto l'attuale impasse in Parlamento, molti vengono presi dalla nota sindrome Von Masoch. E cominciano a chiedersi: non sarà il caso di replicare? Ma sì, continuiamo così, facciamoci del male. Sarà per questo che da qualche settimana Mario Monti comincia a tirar su la testa e, forte dall'assegno eterno garantitogli da sua maestà Giorgio Napolitano, si mette a dare indicazioni su quello che bisognerebbe fare per risollevare il Paese. Che è un po' come se Giuda Iscariota volesse dare lezioni di lealtà o se Nerone si nominasse capo della squadra antincendi. L'ultima esternazione del professore è sul Foglio, giornale semi-clandestino noto per fare analisi politiche pur senza averne mai azzeccata una dai tempi di Cartagine. L'ex premier si dice molto preoccupato perché Luigi Di Maio e Matteo Salvini potrebbero creare all'Italia «problemi giganteschi». Giganteschi, capite? Ma come si permettono? Vogliono forse insidiare il suo record? Vogliono superarlo nello speciale Guinness dei disastri? Nella classifica degli sfaceli? Non sanno che nessun altro può rovinare l'Italia più di lui, a parte forse la Fornero? Per fortuna il professor Monti torna in campo per scongiurare questo pericolo. Per difendere a tutti i costi il suo primato nella top ten della devastazione italiana. Nessun altro ci deve provare, si capisce. Tanto meno se sostenuto dal voto popolare. Ma cosa sarà mai venuto in mente a quei due? Salvini e Di Maio, pensate un po' che follia, vogliono persino realizzare quello che hanno annunciato agli italiani prima del voto. Roba da matti. Ma vi pare? Invece di raccontare balle come fanno tutti? Ma dove arriveremo di questo passo? «Non posso credere che credano così ciecamente alle loro promesse elettorali», si stupisce infatti Monti. E poi suggerisce: piuttosto, il M5s pensi a diventare in fretta «Macron compatibile». E magari anche biodegradabile. Così sparisce nel nulla, insieme alle proposte per cambiare il Paese fatte in campagna elettorale. Del resto è stranoto che l'unico modo per cambiare il Paese è strangolarlo con l'austerity, no? Così insegnano alla Bocconi, università nella quale, come ha rivelato Repubblica ieri, si entra attraverso strani riti di iniziazione: tutti nudi e bendati. E il problema non è mica tanto quello, se solo poi, una volta laureati, quelle bende se le togliessero dagli occhi. Però, ecco, la faccenda dei riti di iniziazione forse spiega molte cose. Se uno prende una matricola e la sevizia, la umilia, la tortura, poi quando quella si laurea come diventa? Sadica. È ovvio. Così si spiega il motivo per cui i bocconian-montiani amano far soffrire la gente. L'altro giorno, per esempio, un ex candidato di Scelta civica, che non è laureato alla Bocconi ma è da sempre assai vicino alle posizioni del professor Mario, cioè Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore della sanità, ha scritto un tweet per augurare agli italiani di «sperimentare sulla loro pelle» sofferenze inaudite. Non è meraviglioso? E noi, poveri illusi, che pensavamo di avere a capo del sistema sanitario uno che si preoccupa di curare gli italiani, cioè di farli stare meglio. Macché: lui li vuole vedere soffrire. Perché solo soffrendo «potranno capire». Tiè tiè. E se gli vengono le emorroidi sanguinanti meglio ancora. Ricciardi è un tipo davvero speciale. A cominciare dal fatto che anche lui, come Carlo Calenda, è stato un piccolo divo cinematografico (dev'essere un vizio di questi qui: passano direttamente dai set alla stanza dei bottoni e non capiscono la differenza che fa). Recitò nella serie I ragazzi di padre Tobia e poi con Mario Merola nella sceneggiata L'ultimo guappo. Poi del cinema ha preferito la parte più comoda: le poltrone. E quindi è stato imbarcato dalla politica: prima Italia futuro con Luca di Montezemolo e poi Scelta civica con Mario Monti, entrambe palestre durissime dove come è noto si suda Acqua di Parma e si impara che i sacrifici sono importanti nella vita, purché li facciano gli altri. La lezione è stata appresa alla perfezione dall'ex guappo di Mario Merola che ieri, per l'appunto , ha pensato bene di usare Twitter per esaltare i «salvatori» d'Italia, cioè Amato, Ciampi e Monti, augurando di converso ogni tipo di sofferenza agli italiani. E fin qui non sarebbe ancora niente. Quello che preoccupa, visto la vena di montante sadismo, è quello che potrebbe ordinare alla prossima riunione dell'Istituto superiore di sanità per dare modo agli italiani di soffrire e quindi capire meglio: un clistere obbligatorio di soda caustica? L'incisione del gluteo con il marchio a fuoco dell'euro? Nel frattempo, in attesa di sperimentare cotanta sofferenza augurataci, ci permettiamo di dire (sommessamente) che quella regalata finora non è stata mica poca. E ci potrebbe anche bastare, con buona pace di Ricciardi, dei montiani e di Monti stesso. Per cui, caro professore, se ne faccia una ragione: può invidiare fin che vuole i «problemi giganteschi» che Di Maio e Salvini potrebbero causare all'Italia, può temere che quei due superino il suo record di sciocchezze diventate leggi, può intravvedere lo spettro del Gran Cataclisma capace di sopravanzarla nel Guinness dei primati. Ma fra lei e loro resterà per sempre una differenza fondamentale: tutti i guai che potranno combinare, infatti, Di Maio e Salvini li faranno rispettando la democrazia. Cioè su mandato degli elettori. Non, come lei, su mandato di chissà chi. E per volontà, al massimo, del cagnolino Empy.
Jose Mourinho (Getty Images)