2025-11-12
Corte dei Conti bacchettata sui parcheggi
Battuti dai cittadini romani i giudici anti Ponte sullo Stretto che avevano «scippato» una via della Capitale, riservandola alle loro auto. Lo schiaffo porta la firma del Consiglio di Stato, che redarguisce pure il Tar: «Il ricorso era ammissibile».La strada è mia e la gestisco io. In virtù di un diritto autoproclamato, la Corte dei Conti ha di fatto privatizzato via Baiamonti a Roma: sbarre elettriche automatiche (per ora solo sollevate) alle estremità, parcheggi dei residenti azzerati, autorizzazione esclusiva al passaggio e alla fermata a vetture del «servizio pubblico istituzionale» per ragioni di sicurezza. In pratica solo a quelle dei circa 2.500 dipendenti (477 magistrati). Un’esibizione muscolare messa in dubbio qualche giorno fa dal Consiglio di Stato, dopo una sollevazione popolare con carte bollate e ricorsi da parte degli abitanti del quartiere Prati, che si sono visti confiscare una strada pubblica e 30 posti auto dalla bacchetta magica dei giudici contabili.Periodo nero per la Corte dei Conti presieduta da Guido Carlino, definito con qualche ragione il primo oppositore del governo di Giorgia Meloni. Dopo le esondazioni sul Pnrr e gli schiaffi politici di mezzo Parlamento per lo sgambetto plateale sul Ponte dello Stretto, ecco quelli dei colleghi in toga, che si sono schierati a fianco dei cittadini e hanno sottolineato il loro diritto a battersi poiché «sono impossibilitati a utilizzare regolarmente e quotidianamente, a tutte le ore del giorno, la via Antonio Baiamonti, nonché a utilizzare integralmente la stessa via per il parcheggio». Il braccio di ferro dura da cinque anni nei pressi di piazza Mazzini, dove i due palazzi della magistratura contabile sono separati proprio dalla strada al centro della battaglia legale. Non da oggi, ma da sempre, da quando l’ex caserma Montezemolo è stata ristrutturata per diventare sede della Corte. All’inizio le vaghe ragioni di sicurezza erano limitate al presidio dell’esercito nell’ambito dell’operazione «Strade sicure» e a un dosso con strisce pedonali per costringere gli automobilisti a rallentare. Nel 2019 il blitz: dalla segreteria generale della Corte dei Conti è partita la richiesta al Comune di Roma di «ampliare le misure di sicurezza con divieto di sosta, eccetto veicoli in servizio pubblico istituzionale». Questo dalle 8 alle 18 di ogni giorno, sabato compreso, praticamente sempre. Una formula per annullare le strisce blu, sostituirle con le gialle da «spazio riservato» e restringere la fruizione ai soli dipendenti dei due palazzi istituzionali, che hanno legittimamente a disposizione parcheggi su due livelli nei cortili. Per i residenti tutto ciò significa 30 posti auto in meno e la percezione di una vessazione da marchese del Grillo, in nome di motivi di sicurezza mai specificati nel dettaglio e mai individuati in precedenza. Approdata al Municipio di zona nel 2020, la faccenda ha suscitato stupore bipartisan. Ha scritto in una mozione il consigliere del Pd Jacopo Scatà: «Quello che doveva essere un divieto di sosta per ragioni di sicurezza non si è rivelato altro che un esproprio di parcheggi». Disagio generale; da allora per raggiungere piazza Mazzini i veicoli sono costretti a giri tortuosi. Sentitisi vessati, gli abitanti del quartiere hanno costituito il Comitato Mazzini e hanno cominciato ad alzare il volume della radio nella classica battaglia del Davide cittadino inerme contro il Golia del potere in toga. Così è accaduto l’impensabile: nell’estate 2021 la Polizia di Roma Capitale ha revocato la «disciplina di traffico provvisoria poiché il codice della strada è la normativa vigente non prevedono spazi di sosta riservati per la Corte dei Conti». La reazione degli uffici della magistratura contabile è stata immediata: ricorso al Tar del Lazio. Il tribunale amministrativo lo ha accolto, con revoca annullata. I cittadini hanno replicato con un controricorso. «Inammissibile», la risposta. Poi dice che cane non mangia cane.Chiudere o riaprire, questo è il dilemma. Il Comune retto da Roberto Gualtieri si è schierato con i pm contabili ma il Comitato Mazzini, guidato dalla pasionaria Marisella Colace, non si è arreso. E ha deciso di reagire di fronte a «un danno causato da un atteggiamento prevaricatore». Gli avvocati Filippo Lubrano e Riccardo Oliva hanno dichiarato al Corriere della Sera: «Visto che i magistrati contabili si occupano di danno erariale, hanno mai calcolato a quanto ammonta per l’amministrazione pubblica la perdita dei posti auto sulle strisce blu?». Poi si sono appellati al Consiglio di Stato e hanno ottenuto ragione. Il dispositivo dell’ultima sentenza è duro nei confronti del Tar. «Atteso che il tribunale ha erroneamente dichiarato inammissibile il ricorso di primo grado e tenuto conto che l’interesse ad agire era chiaramente desumibile dagli atti in causa, questo collegio accoglie l’appello e dispone l’annullamento della sentenza impugnata». Non significa che i residenti-resistenti potranno tornare a parcheggiare davanti alla Corte dei Conti e gli automobilisti a percorrere la strada intitolata al grande italiano della causa dalmata. Significa che ora il Tar sarà costretto a sentenziare nel merito perché «la parte appellante è portatrice di un interesse concreto al ricorso». Il cortocircuito giudiziario è totale, la situazione è propizia (alla separazione delle carriere).
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Ettore Prandini (Totaleu)
Lo ha detto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini in un punto stampa in occasione dell'incontro con la Commissione europea a Bruxelles.