2021-12-17
Il vescovo tifa siero: «Un gesto d’amore». E per la beneficenza servirà il green pass
Il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol (Ansa-IStock)
La lettera del vicario della curia di Vicenza ai sacerdoti: la punturina è un concreto atto di vicinanza al prossimo.Fede, Speranza (Roberto) e green pass. La diocesi di Vicenza riscrive di fatto le tre virtù teologali e decide un giro di vite su tutte le attività parrocchiali. Più realista del re, il vescovo Beniamino Pizziol farà leggere domenica prossima in tutte le chiese le nuove direttive su culto e attività pastorali in tempo di pandemia cinese. Ci vorrà il certificato verde rafforzato per i concerti in chiesa, i pranzi di Natale, le gite e i ritiri spirituali, il servizio bar al tavolo negli oratori. Si complicano anche attività come il catechismo o gl’incontri con i fidanzati, per i quali viene introdotto il green pass «base», laddove fino alla scorsa settimana bastavano distanziamento sociale e mascherine. Un deciso passo avanti verso il verbo del governo Draghi, insomma, dopo che nel documento dei vescovi del Nord Est del 14 settembre era contenuto un semplice invito alla vaccinazione.Le nuove direttive impartite dalla diocesi berica portano la data del 3 dicembre scorso, la firma del vicario di Pizziol, Lorenzo Zaupa, e saranno comunicate a tutti i fedeli nelle messe del prossimo fine settimana. La missiva, diretta a presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, prende spunto ufficialmente dal decreto del governo italiano che il 6 dicembre ha introdotto il green pass rafforzato e fornisce uno specchietto aggiornato di tutte le certificazioni richieste dalla diocesi per partecipare o gestire le normali attività religiose, assistenziali e culturali. Non senza aver prima ricordato che la Conferenza episcopale italiana, già dal primo ottobre, aveva invitato tutti coloro che sono coinvolti nelle attività pastorali a vaccinarsi contro il Covid19 «come concreto gesto e atto di amore verso il prossimo». Ma ora le varie parrocchie dovranno controllare i lasciapassare verdi con le applicazioni in uso a bar e ristoranti, per non rischiare di incorrere nelle sanzioni pecuniarie da 400 a 1000 euro, «sia a carico dell’esercente sia dell’utente». Insomma, tocca avere giudizio e monitorare tutti anche in parrocchia, per non dare a Cesare troppe monete.In sostanza, nel Vicentino, il green pass semplice ora è necessario per il catechismo, per fare gli educatori al doposcuola; per partecipare ai circoli ricreativi, culturali e sociali (solo se al chiuso); per svolgere le varie attività di assistenza ai bisognosi delle Caritas parrocchiali. E i green pass modello base vanno controllati anche quando i parroci cedono i locali ad attività di terzi. Sono poi richiesti i certificati verdi a tutti i lavoratori dipendenti di enti ecclesiastici, ai collaboratori e perfino agli stagisti e ai volontari.Scatta invece l’obbligo di green pass rafforzato, ovvero quello che non tiene conto di eventuali test antigenici o molecolari, ma solo di avvenuta vaccinazione o guarigione, per tutta una serie di attività ritenute più pericolose (anche con la benedizione di Dio). Si tratta dei concerti in chiesa, dei pranzi condivisi negli ambienti parrocchiali o diocesani, dell’accesso ai bar al chiuso degli oratori, di proiezioni e degli spettacoli teatrali anche in cinema o teatri all’aperto. E poi, ancora green pass rafforzato per congressi, convegni, presentazioni di libri, apertura di musei e biblioteche diocesane. Se invece si organizzano attività esterne, come campi scuola e ritiri, il green pass rafforzato verrò richiesto ai maggiorenni (cuochi, educatori eccetera), mentre ai partecipanti, si legge nella direttiva, «è raccomandato il tampone anche ai vaccinati». Insomma, che cosa si può fare in parrocchia senza avere per forza il certificato verde? Ben poco, giusto il minimo indispensabile per l’accesso al Regno dei Cieli, possibilmente senza intasare le terapie intensive che allo Stato scarseggiano. Ovvero, è possibile andare a messa, confessarsi, fare la prima comunione e la cresima, partecipare ai funerali. E poi, fatto abbastanza curioso per una diocesi così zelante, si può andare senza green pass alle riunioni dei consigli pastorali. «Si fornisca ai partecipanti la possibilità si scegliere se intervenire in presenza oppure in distanza», si legge nella direttiva, che poi aggiunge: «Non è necessario il certificato verde». Che in questi organismi si annidino dei fieri no vax?In ogni caso, nel giro di tre mesi dall’ultima pronuncia, nella diocesi di Vicenza si registra un allineamento vistoso con le direttive statali. Per l’inizio dell’anno scolastico, quando in tutta Italia infuriava il dibattito sull’obbligatorietà del green pass, i vescovi del Triveneto si erano riuniti in Cadore e avevano stilato un documento con il quale ci si rallegrava profondamente per la ripresa di una «normale attività scolastica». Poi, con consumata prudenza, avevano scritto: «Sul tema della ripresa delle attività pastorali, vaccini e certificazione verde, allo stato attuale i vescovi hanno riflettuto sulla situazione esistente, segnata da incertezze e speranze, ed hanno unanimemente concordato nell’esortare tutti ad un forte senso di responsabilità, per evitare il più possibile ogni forma di contagio». Ma dalla «responsabilità», almeno a Vicenza, si è passati all’obbligatorietà.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)