2025-11-09
La Schlein lancia la lotta di classe contro chi guadagna 2.500 euro
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì. Chi beneficia degli sgravi fiscali previsti dalla legge di bi lancio del governo Meloni secondo le opposizioni sarebbero infatti le persone facoltose. In realtà, in nessun altro Paese d’Europa e forse del mondo i contribuenti che raggiungono quel livello di reddito vengono considerati nababbi, ma a quanto pare la sinistra ha deciso di dichiarare la lotta di classe a chiunque non sia ridotto in povertà. Per anni si è discusso del l’impoverimento del ceto medio, che da sempre è il più tartassato dal fisco e anche dall’inflazione. Ma adesso chi guadagna 50.000 euro lordi è diventa to un nuovo nemico, un privilegiato da penalizzare per favorire quanti non raggiungono quella soglia. Ovviamente al Pd e dintorni poco importa che se si vive a Milano o in qualche altra grande città con 2.500 euro netti, se la metà se ne vanno nell’affitto, si fa fati ca a mantenere una fami glia e dunque un tale con tribuente non possa in alcun modo essere definito ricco. Né ai compagni interessa sapere che metà dei contribuenti è praticamente esente e che la maggior parte delle tasse in Italia sia versata proprio dai 50.000 euro in su, perché gli altri italiani dichiarando meno sono esentati. Alber to Brambilla, che su Fisco e pensioni ha scritto fiumi di inchiostro, spiega spesso l’anomalia nazionale, con una parte degli italiani, circa il 43 per cento, che vive sulle spalle del ceto medio e dei pochi contribuenti che dichiarano più di 200.000 euro. A quanti campano a sbafo sono garantiti welfare e pensioni, ma a finanziarli sono quelli che Elly Schlein chiama ricchi e ai quali vorrebbe prelevare al tri soldi, forse per far di ventare tutti un po’ più poveri. Ieri Giorgia Meloni, rispondendo a Landini e a quelli come lui, ha detto di non avere alcuna intenzione di introdurre una patrimoniale, ovvero una tassa sulle proprietà, ultima idea presa in prestito dal sindaco islamocomunista di New York da una sinistra priva di idee. Per fortuna, viene da dire, che al governo non c’è nessuna deriva marxista. Anche perché non sol tanto l’assenza di una simi le gabella sta attirando persone danarose che decido no di mettere radici in Italia (già: i veri ricchi sono soliti spostarsi dove con viene, anche perché hanno legioni di fiscalisti che li consigliano e dunque appena qualcuno prova a tassar li levano le tende e vanno altrove), ma forse sarebbe utile ricordare che il periodo migliore di crescita ne gli Stati Uniti si registrò con Ronald Reagan, che le tasse le tagliò e non fece alcuna patrimoniale. Ma questa è una lezione che la sinistra non ha mai impa rato e che, anzi, rifiuta di sentire.