2023-02-04
I vermi nel piatto fanno business. Ecco le aziende pronte a sfruttarlo
La Ue, sollecitata dalle multinazionali della nutrizione, ha dato in fretta il via libera al «novel food». Ancora ignoti i rischi. La farina di grilli costa 100 euro al chilo, quella di grano 1,50. E tanti produttori si riconvertono.La scusa è ottima: salvare il pianeta dalla fame e dal disastro ambientale. L’idea di cibarsene un po’ meno e ricordandosi di Laocoonte c’è da dire «Timeo Europa et dona ferens». Perché per autorizzare la vendita e il consumo di insetti a scopo alimentare la Commissione di Ursula von der Leyen si è sbrigata come non mai. Il Parlamento di Strasburgo ha votato il regolamento dei novel food nel 2018, in tre anni l’Efsa (l’ente che certifica la salubrità degli alimenti) ha dato il via libera anche se di fatto li vieta ai minori di 18 anni e in sei mesi la Commissione ha firmato tutte le carte. A vantaggio di chi? I grilli, gli ultimi ad essere autorizzati, li può vendere solo la Cricket one co che è vietnamita, le larve della farina minore sono un monopolio della Ynsect in apparenza francese, ma con capitali cinesi, le larve di farina gialla ce le appioppa la Agronutris anche questa francese, ma che importa dalla Thailandia e infine le cavallette sono prodotte dall’olandese Fais insect. Ci sono già altre 11 richieste di autorizzazione e altri 8 insetti sono in lista di attesa. Peraltro in giro per l’Europa gli insetti si mangiavano già in Belgio, Olanda, Danimarca e in alcuni Land tedeschi. Sono i Paesi che hanno fatto pressione sull’Europa per i vermi nel piatto. La Commissione ha da sostenere il Farm to fork, il piano verde applicato all’agricoltura che prevede di fatto l’azzeramento della zootecnia e Frans Timmermans vicepresidente della Commissione olandese e amicissimo delle multinazionali della nutrizione che con la loro lobby stringono d’assedio i palazzi dell’Ue non vede l’ora di sbarazzarsi dei contadini. I sostenitori dei vermi nel piatto - ci spiegheranno poi a Bruxelles perché del Casu marzu, il pecorino coi vermetti che è un alimento tradizionale sardo, è vietata la produzione e la vendita - affermano che mangiarli è il solo modo per abbattere le emissioni da allevamenti e per avere a disposizione proteine a sufficienza per sfamare l’umanità. Citano i dati: due chili di mangime danno un chilo d’insetti, si riproducono senza occupare terreno. Se si chiede quanta acqua consumano la risposta è: non lo sappiamo, ma poca. Insomma gli insetti sono buoni per definizione. Di certo sono un buon affare. Lo dice l’Ippf, la lobby degli allevatori di locuste: da qui al 2025 ci saranno circa 3 miliardi di stanziamenti per la promozione e l’incentivazione della produzione d’insetti. Il mercato degli insetti arriverà a 750 milioni di dollari il prossimo anno. In Europa si passerà da 6.000 tonnellate a 3 milioni di tonnellate tra cinque anni. Oggi la farina di grilli si paga attorno ai 100 euro al chilo (ci vogliono 20.000 insetti per produrla) contro 1,50 euro di quella di grano e 15 euro al chilo della carne di manzo o 4 euro di quella di pollo. Da qui a cinque anni gli insetti frutteranno 3 miliardi all’anno escludendo il fatturato dei vermi da mangime. Tutto si tiene sull’assunto che gli insetti siano buoni per gli uomini e per l’ambiente. E sul fatto che già 2 miliardi di persone li mangiano e hanno a disposizione 1.900 specie diverse. Gli insetti sono però un alimento primordiale e alle nostre latitudini dove il cibo è anche un prodotto culturale si fa fatica a regredire di alcune decine di migliaia di anni. Ci sono anche molti interrogativi tecnici e scientifici. La conversione proteica media degli insetti è uguale a quella dei polli che - è costretta ad ammetterlo pure la Fao, il primo sponsor dell’entomofagia - hanno un impatto ambientale simile. Quanto ai numeri della zootecnia sono un po’ farlocchi. Le vacche europee sono responsabili del 7% delle emissioni, quelle italiane di appena il 5%. Nota Luigi Scordamaglia, di Filiera Italia, «mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra». La stessa Efsa ha sconsigliato l’uso del verme della farina minore per chi ha meno di 18 anni e ha inserito questo allarme nel regolamento europeo. Scrive: «Al momento le informazioni disponibili sui pericoli associati agli insetti per l’uso in alimenti e mangimi sono ancora molto limitate». Di sicuro sono inseriti nella lista degli allergeni e ci sono due interrogativi pesanti: in gran parte arrivano da paesi - Cina, Thailandia, Vietnam, - dove le norme sanitarie non sono rigorose; non sa se ci sono zoonosi uomo-insetto. Ciò che sappiamo è che molti insetti sono in natura pericolosi per l’uomo. Vengono segnalati rari casi di choc anafilattici. C’è poi la chitina (l’esoscheletro) che non è digeribile anche se alcuni studi dicono che trasformandosi in chitosano nell’intestino può addirittura essere probiotica. Si è osservato che gli elementi di tossicità sono più rilevanti nelle larve - le prime autorizzate da Bruxelles - che non negli insetti adulti. Ci dobbiamo però abituare all’idea che troveremo già domani nei supermercati gli insetti. La Cricket farm di Solenghe dal prossimo mese commercializzerà gli spaghetti alla farina di grilli, la Fucibo di Schio - che è stata la pioniera in Italia - ha pronti dalle patatine ai biscotti. A Montecassiano nelle Marche la Nutrinsect di Jose e Robert Cianni alleva e trasforma i grilli che vengono congelati a circa due mesi di vita, essiccati e macinati. La Alia insect di Lomazzzo (Como) ha già pronta la farina. Tutte queste aziende finora producevano mangimi per animali. Ma pare che anche negli insetti il made in Italy abbia una marcia in più. Così quando il cameriere ci presenterà la cavalletta potremo almeno scegliere tra coscia o petto.
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