2024-10-30
Report vaticano sullo scandalo abusi: «Troppi ritardi, poca trasparenza»
La prima relazione del vaticano sulle violenze del clero bacchetta le Chiese locali per lo scarso impegno in difesa delle vittime. E testimonia le gravi lungaggini del Dicastero per la dottrina della fede sui casi segnalati.Il creatore di Luce, la bimba pellegrina simbolo del Giubileo, usa il suo brand per sostenere il gay pride e realizzare una linea di vibratori. Fisichella batta un colpo.Lo speciale contiene due articoli.«Annualmente vorrei che mi preparaste un rapporto sulle iniziative della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili». Così papa Francesco, nell’aprile 2022, si era rivolto alla Pontificia commissione per la tutela dei minori. Una richiesta la cui risposta è arrivata ieri, con il primo Rapporto annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, riferito al 2023. Strutturato in 50 pagine e quattro le sezioni, il testo raccoglie numerose informazioni dai cinque Continenti, da diversi istituti e congregazioni e dalla stessa Curia romana - invitata a una trasparenza sempre maggiore su iter e processi - e deve essere inteso, ha scritto nell’introduzione il cardinale Seán O’Malley - che presiede Tutela Minorum, la Commissione per la tutela dei minori - come «uno strumento di conoscenza capace di farci comprendere meglio come i nostri valori possano informare la risposta alla piaga dell’abuso e contribuire a istituire mezzi di prevenzione efficaci in tutti i Paesi».Impegni, questi, da attuare in conformità alle recenti riforme del Libro VI del Codice di diritto canonico, che stigmatizza il reato di abuso come violazione della dignità della persona. A tal proposito il documento - presentato ieri insieme a Maude de Boer-Buquicchio, giurista olandese che ha guidato il gruppo di studio istituito appositamente per la sua redazione - condensa risorse, suggerimenti e best practices da condividere nella Chiesa con contributi, oltre che da alcune congregazioni - come le Sorelle missionarie della Consolata e la Congregazione dello Spirito Santo -, dalle conferenze episcopali dell’Africa, del Messico, dello Sri Lanka e della Colombia. L’idea è infatti quella di esaminare tra le 15 e le 20 chiese locali ogni anno, con anche una selezione di istituti religiosi, per produrre cinque o sei report annuali, fino ad avere una fotografia globale del fenomeno.Nel primo rapporto la parte forse più interessante è quella sull’Europa, dove ciascun Paese investito dal tema degli abusi ha dato delle proprie risposte. In Francia, ad esempio, si è attuato un sistema di segnalazione obbligatoria per tutti i membri del clero che garantisce la comunicazione immediata alle autorità civili d’ogni sospetto di abuso. In Germania, invece, si è introdotto minuzioso processo di verifica per quanti lavorano coi minori, inclusi ecclesiastici e laici, così da impedire a chi abbia alle spalle una storia di abusi - e che quindi ha più possibilità di diventare abusante a sua volta - di avere accesso a individui vulnerabili. Il Rapporto segnala anche che l’Italia ha istituito commissioni diocesane indipendenti formate anche da esperti laici per supervisionare e indagare sulle accuse di abuso, promuovendo la trasparenza e l’esercizio della responsabilità istituzionale nella gestione dei casi. In uno dei Paesi dove lo scandalo degli abusi del clero è stato maggiore, l’Irlanda, è stato istituto un «servizio unico al mondo»: quello «che fornisce sostegno pastorale di tipo teologico a qualsiasi vittima/sopravvissuto che cerchi di riavvicinarsi alla fede». Il Belgio, invece, ha visto la Chiesa creare unità specializzate di cura pastorale, per dare sostegno e protezione alle vittime. Tuttavia, segnala sempre il Rapporto, delle criticità serie permangono e gli abusi purtroppo non si fermano. Con riferimento per esempio al Belgio, i vescovi hanno redatto un rapporto - contenente i dati raccolti dalla Conferenza episcopale - in cui si rilevano 47 nuove segnalazioni tra il 1° luglio 2022 e il 30 giugno 2023. In generale, per quanto riguarda l’area europea viene comunque segnalato dal documento una carenza di dati, con la «persistente assenza di statistiche affidabili sull’entità degli abusi da parte di chierici e religiosi». Con onestà, il Rapporto riporta pure casi di gravi lungaggini. Per esempio, con riferimento a quanto segnala la Congregazione dello Spirito Santo - presente in 60 Paesi del mondo, che conta oltre 2.700 membri, 59 dei quali consacrati vescovi - si riporta come essa riferisca «di 31 casi ricevuti e trasmessi al Dicastero per la Dottrina della Fede dal 2014 all’inizio del 2024, dei quali uno solo è stato trattato dal Dicastero nell’arco di 5 mesi, mentre la maggior parte richiede diversi anni». Che dare, dunque, per meglio contrastare gli abusi all’insegna della «rigorosa vigilanza» auspicata da Tutela Minorum? Oltre a riportare le buone pratiche messe in atto da alcuni Paesi, in questo primo rapporto vengono indicate alcune direttrici generali sulle quali lavorare. Una è quella di adoperarsi per agevolare l’accesso di vittime e sopravvissuti alle informazioni per evitare di ingenerare nuovi traumi. Viene poi esortato l’impegno delle Chiese locali, perché «mentre alcune istituzioni e autorità ecclesiastiche dimostrano un chiaro impegno in materia di tutela, altre sono solo all’inizio dell’assunzione dell’esercizio della responsabilità istituzionale». Infine, la Chiesa chiede più impegno nel superare gli squilibri attuali, che vedono alcune zone di Americhe, Europa e Oceania che hanno beneficiato di «ingenti risorse disponibili in materia di tutela», mentre altre di America centrale e meridionale, Africa e Asia sono state penalizzate da «scarse risorse specificamente dedicate». Di qui l’appello a più «solidarietà» tra le Conferenze episcopali, per «pervenire a standard universali in materia di tutela» creando «centri per la segnalazione e l’assistenza delle vittime» e, in definitiva, «una vera cultura in materia di tutela».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vaticano-pedofilia-preti-2669541987.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lgbt-dietro-la-mascotte-del-giubileo" data-post-id="2669541987" data-published-at="1730287858" data-use-pagination="False"> Lgbt dietro la mascotte del Giubileo Finito il Sinodo sulla sinodalità, la Chiesa inizia ad accendere i riflettori sul Giubileo del 2025, che inizierà con l’apertura di una porta santa da parte di papa Francesco il 24 dicembre 2024, vigilia del santo Natale. In tal senso, come riporta un comunicato sul sito del Giubileo, il 28 ottobre l’arcivescovo e pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, mons. Rino Fisichella ha presentato ufficialmente la mascotte del Giubileo 2025, una sorta di bambolina chiamata «Luce». «Luce», spiega il sito del Giubileo, è «una pellegrina» che indossa «gli elementi tipici del viaggiatore», ossia «un k-way giallo per ripararsi dalle intemperie», porta degli «stivali sporchi» che testimoniano il «cammino già percorso», oltre ai simboli giubilari più collaudati, «una croce missionaria al collo e il bastone del pellegrino». L’estetica della mascotte sarebbe a tal punto comunicativa che «gli occhi di Luce», del tutto simili a quelli di moltissimi fumetti manga, «brillano di una luce intensa» e simboleggiano «la speranza che nasce nel cuore di ogni pellegrino», incarnando il «desiderio di spiritualità e di connessione con il divino» e costituendo un «richiamo a un messaggio universale di pace e fraternità». Il comunicato giustifica l’idea della mascotte-bambolina - che non piacerà né a tutti i cattolici né a tutti i prelati - affermando che «questo personaggio», disegnato «dall’illustratore Simone Legno», è stato concepito «con l’intento di riflettere la cultura pop», cultura che secondo Fisichella e i suoi sarebbe «particolarmente apprezzata dai giovani», anche perché porterebbe con sé «un messaggio di speranza e accoglienza». Ora: Simone Legno, autore di «Luce», è un artista italiano noto per la creazione del marchio tokidoki. Tokidoki è una parola giapponese che significherebbe «a volte» e Legno ne ha fatto un marchio, un sito web, un brand e una «filosofia di vita». Tokidoki infatti sarebbe una miscela di «input visivi, culture e perfetta fusione di opposti che vivono insieme», ma anche quella «energia nascosta che ognuno ha dentro» e che ci «dà la forza di affrontare un nuovo giorno e sognare qualcosa di positivo». La carriera del disegnatore è stata così fulgida che nel 2023 è stata pubblicata una monografia di 400 pagine intitolata «tokidoki - The Art Of Simone Legno», che «raccoglie i suoi progetti artistici e imprenditoriali». Peccato però che Legno abbia usato il suo marchio sia per sostenere il gay pride, scrivendo fiero su Instagram: «Happy Pride month and happy Pride all year round!». Sia, peggio ancora, collegandolo direttamente con il commercio di vibratori a tema. Infatti inserendo «tokidoki Lovehoney» su Amazon (Lovehoney è un marchio di prodotti erotici) viene fuori un «vibratore Lay-on», al prezzo di euro 34,65. E nelle «informazioni su questo articolo» si dice che si tratta di una «linea di prodotti erotici» e il cui «fabbricante» è «tokidoki by lovehoney». Ovvero due marchi associati: tokidoki di Simone Legno e Lovehoney. Per 56,10 euro si può acquistare un elettrostimolatore, «marca tokidoki», «progettato per dare libero sfogo alla tua immaginazione e divertirti da solo o in coppia». Ovviamente tokidoki fa moltissimi altri oggetti, come libri da colorare, astucci, peluche, tazze. Ma sempre con volti che sorridono (e con occhi non meno suadenti di quelli di «Luce») e che compaiono anche sui vibratori di cui sopra. Proprio per la stima che abbiamo verso Fisichella, osiamo dire: monsignore, ma allora? Se neppure la produzione di vibratori allontana dal Vaticano, a quale conversione mira il Giubileo?