2024-05-30
Vandalismo per far parlare di sé. Modello green per i pro Palestina
Atenei di Torino, Milano e Padova devastati dalle occupazioni, stazione di Bologna bloccata con la forza. I collettivi anti Israele agiscono come Ultima generazione. Intanto Matteo Lepore fa infuriare la comunità ebraica.Secondo i media Usa nel sanguinoso raid di domenica sono state utilizzate munizioni statunitensi. Antony Blinken: «Senza un piano per il post conflitto sarà caos».Lo speciale contiene due articoli.«L’unico soldato buono è il soldato morto». Già sentita, nella variante «sbirro» era il grido di battaglia di Luca Casarini, il leonka che sussurrava ai vescovi dalla barca. Oggi la scritta, vergata con spray nero, si legge su un muro dell’androne di Palazzo Nuovo, storico edificio delle facoltà umanistiche dell’università di Torino, uno dei santuari pro Pal. Dove la contestazione ha fatto un salto di qualità, passando dall’occupazione alla devastazione, dalla protesta alla provocazione, dalle manifestazioni alle minacce e ai danni. Furibondi perché (dopo qualche giorno in tenda e qualche censura proletaria) non se li filava più nessuno, i collettivi e i centri sociali hanno alzato la posta a Torino, a Milano, a Padova, a Bologna. L’intifada universitaria sta diventando un fattore. Nell’ateneo piemontese i manifestanti si sono limitati alle pitture rupestri, con scritte sui muri, sui vetri, sulle porte dei bagni. Hanno dipinto murales inneggianti alla Palestina libera «from the river to the sea» (lo slogan preferito da Hamas, che presuppone la distruzione di Israele), occupano i locali in modo permanente da tre settimane, hanno allargato l’incendio ideologico al Politecnico. Il vulcano ribolle e un docente comincia a temere danni consistenti. «Per fortuna non sembra abbiano danneggiato strumentazioni da migliaia e migliaia di euro, ma lo verificheremo quando tutto questo sarà terminato». Il motore di questa escalation è la frustrazione. In generale il Senato accademico degli atenei non ha alcuna intenzione di cedere al ricatto e rompere gli accordi di collaborazione scientifica con le università israeliane. L’ultimo esempio è quello della Statale di Milano. Ieri il consesso dei docenti, dopo avere ribadito che si sarebbe riunito solo a occupazione finita, ha confermato che «gli accordi andranno avanti con ogni Paese», quindi anche con Tel Aviv. I collettivi hanno levato le tende e il Senato ha ribadito la partnership con l’ateneo Reichman di Tel Aviv, accusato dagli studenti di investire in produzioni belliche. Per costringere il rettorato a indire la seduta straordinaria, una settimana fa gli occupanti avevano costruito una barricata di macerie davanti all’ingresso carraio in via Festa del Perdono con l’intento di «simulare le macerie di Gaza». I danni per l’intifada universitaria con il supporto dei centri sociali non sono residuali. E la rabbia fuori corso (a partecipare alle sommosse è meno del 5% degli iscritti, gli altri vorrebbero semplicemente studiare) finirà sulle spalle degli atenei, quindi della collettività. Ritinteggiatura delle pareti, sostituzione dei mobili distrutti e degli infissi divelti, pulizia degli edifici con valore storico in tutta Italia potrebbero raggiungere cifre non banali, nell’ordine di qualche milione di euro. Un caso particolare a Padova, dove 200 antisionisti hanno continuato a occupare le aule dell’antica sede di Giurisprudenza nello splendido Palazzo Bo (opera del 1400), con tavoli e sedie di Giò Ponti, per protesta contro il Senato accademico. Quest’ultimo aveva sì deliberato una mozione di solidarietà e supporto ai civili a Gaza, ma si era permesso di confermare un no sul boicottaggio a Israele. Conseguenza: 120.000 euro di danni, a salire.Un elemento di discontinuità rispetto all’appeasement dello Stato nei confronti dei collettivi di sinistra in ebollizione arriva da Bologna, dove l’occupazione della stazione centrale avrà conseguenze giudiziarie e finanziarie per i protagonisti. Lo ha deciso il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini: «Chi ha sbagliato pagherà. Chi ha rovinato la giornata a migliaia di lavoratori e studenti non la passerà liscia». Mercoledì in serata un blitz dei pro Pal sui binari aveva provocato rallentamenti e cancellazioni di cinque Frecce, cinque Intercity, 30 treni regionali (11 annullati). Attraverso le immagini della video sorveglianza Polfer, la Digos di Bologna ha identificato gli autori della protesta, una ventina di vecchi arnesi dell’antagonismo locale che saranno denunciati alla Procura per blocco ferroviario, interruzione di pubblico servizio, danneggiamenti e manifestazione «non preavvisata». Anche questo è un salto di qualità, fuori dal perimetro universitario, dentro il mondo del lavoro e della mobilità. La modalità, che preoccupa le forze dell’ordine, è quella del blocco stradale, mutuata dagli ecoteppisti, difficile da prevedere e da contrastare. Con un senso delle istituzioni molto personale, proprio ieri il sindaco piddino di Bologna, Matteo Lepore, ha inteso schierare la municipalità con i manifestanti. Si è affacciato al balcone del municipio e ha appeso una bandiera palestinese, scrivendo su Instagram: «Doveroso prendere posizione. La nostra città è storicamente schierata per la pace, la non violenza, la salvaguardia dei diritti umani». Lo ha subito imitato il collega Matteo Ricci (Pesaro), suo concorrente per un posto al sole al Nazareno. La reazione della presidente delle comunità ebraiche, Noemi Di Segni, non si è fatta attendere: «Lepore non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione». Il borgomastro, che aveva toccato il fondo con i 30 all’ora, ha cominciato a scavare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vandalismo-modello-green-pro-palestina-2668411459.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-rafah-usate-bombe-americane" data-post-id="2668411459" data-published-at="1717031664" data-use-pagination="False"> «A Rafah usate bombe americane» Ieri il parlamento israeliano ha dato una prima approvazione a un disegno di legge per dichiarare l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) «gruppo terroristico». Una notizia clamorosa. Tuttavia, è molto probabile che la coalizione di governo finirà per accantonare il progetto prima della sua approvazione definitiva, riducendo così le possibilità che il testo - presentato dalla deputata dell’opposizione Yulia Malinovsky del partito Yisrael Beitenu e sostenuto dalla coalizione di governo guidata da Benjamin Netanyahu - diventi legge. Malinovsky recentemente ha dichiarato al Jewish News Syndicate che «l’approvazione del testo porrebbe fine a qualsiasi collaborazione fra l’agenzia e le autorità israeliane, poiché questa organizzazione collabora con Hamas da anni». La guerra intanto continua e il portavoce dell’Idf ha reso noto che l’esercito «continua a operare nel centro di Jabalya», nel Nord della Striscia di Gaza. Poi ha aggiunto che «le truppe hanno fatto irruzione in decine di compound di lancio razzi che sono stati neutralizzati; inoltre sono stati individuati e distrutti una serie di imbocchi di tunnel e un campo di combattimento situato vicino a una moschea che conteneva armi ed equipaggiamento militare» L’esercito israeliano ha annunciato di aver preso il controllo del cosiddetto «corridoio Filadelfia» una striscia di terra che si snoda lungo il confine fra Gaza e l’Egitto, vicino alla città di Rafah. Sotto l’area si estendono i tunnel di contrabbando utilizzati fra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Intanto, i ribelli Huthi nello Yemen, sostenuti dall’Iran, hanno reso noto di aver preso di mira sei navi nel Mar Rosso, nel Mar Arabico e nel Mar Mediterraneo, inclusa la rinfusa Laax, battente bandiera delle Isole Marshall, danneggiata martedì dopo un attacco missilistico al largo delle coste dello Yemen. Sul fronte della guerra delle parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha nuovamente lanciato un appello al mondo islamico per reagire contro Israele. «Ho qualcosa da dire al mondo islamico: cosa aspettate a prendere una decisione condivisa? Allah considererà voi, tutti noi, responsabili per questo», ha affermato Erdogan durante un discorso al suo gruppo parlamentare trasmesso dalla tv di Stato turca Trt. Poi, secondo l’agenzia stampa Anadolu, Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con il premier Giorgia Meloni alla quale avrebbe detto: «La Turchia si aspetta che l’Italia riconosca la Palestina come Stato, assumendo una posizione giusta come Spagna, Irlanda e Norvegia». Secondo il New York Times e la Cnn sono state prodotte negli Stati Uniti le munizioni utilizzate nel raid che domenica scorsa a Rafah hanno causato una serie di esplosioni secondarie, provocando la morte di un numero imprecisato di rifugiati (compresi donne e bambini) in un campo per sfollati a Rafah. A questo proposito il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito «orribile» e condannato l’attacco israeliano di domenica a Rafah, sottolineando che «senza un piano per il post conflitto non ci sarà un giorno dopo a Gaza e Israele si troverà a fronteggiare il caos». Su questo, durante un convegno sulla sicurezza, Gadi Eisenkot, membro del Gabinetto di guerra israeliano, ha espresso critiche nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu e ha anche affermato: «La verità è che ci vorranno dai 3 ai 5 anni per stabilizzare Gaza, e poi molti altri anni per stabilire un altro governo».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.