2018-06-13
L'ultima vittoria di Trump: i Mondiali del 2026 agli Usa
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Il presidente aveva puntato forte sull'assegnazione. Con tre lettere aveva cercato di rassicurare il numero uno della Fifa, Gianni Infantino, sul fronte dei visti d'ingresso per calciatori, funzionari e tifosi di Paesi come Iran e Siria. La Casa Bianca è riuscita a superare anche le frizioni con Canada e Messico, che ospiteranno alcune partite.Donald Trump aveva puntato forte sui Mondiali di calcio del 2026. E ha avuto ragione. Il sessantottesimo Congresso della Fifa ha infatti deciso che saranno Stati Uniti, Canada e Messico a ospitare la competizione tra otto anni. La proposta avanzata congiuntamente dalla Canadian soccer association, dalla Mexican football association e dalla United States soccer federation ha avuto la meglio sull'offerta presentata dalla Federation royale marocaine de football. La strada sembrava in salita per gli Usa. Molti club non vedono troppo di buon occhio il presidente Trump e temono che la sua stretta sull'immigrazione possa eventualmente creare problemi per gli spostamenti dei calciatori di alcune nazionali. Per questo, la Casa Bianca ha iniziato parzialmente a virare sulla questione. Stando a quanto riporta il New York Times, a partire da marzo, Trump avrebbe infatti fornito ai funzionari statunitensi tre lettere indirizzate al presidente della Fifa, Gianni Infantino. Ciascuna missiva conteneva ampie rassicurazioni sul fatto che squadre, funzionari e persino tifosi stranieri non dovrebbero incorrere in restrizioni, entrando negli Stati Uniti per le partite dei Mondiali nel 2026, nel momento in cui i loro Paesi si qualificassero al torneo. Nella fattispecie, si sottolinea che le strette sui visti risulterebbero notevolmente allentate. L'ultima lettera, datata 2 maggio, sottolinea il successo dei giochi Olimpici del 1996 e del 2002. In particolare, Trump scrive: «Sono fiducioso del fatto che gli Stati Uniti ospiteranno la Coppa del mondo Fifa del 2026 in modo altrettanto aperto e festoso, e che tutti gli atleti, i funzionari e i tifosi idonei di tutti i Paesi del mondo saranno in grado di entrare negli Stati Uniti senza discriminazioni». Tutto questo mostra come la Casa Bianca abbia cercato di correggere (almeno parzialmente) il tiro sul versante dell'immigrazione. Si pensi infatti che l'Iran - uno dei principali Paesi che subisce le restrizioni statunitensi - si sia qualificato agli ultimi due Mondiali. E anche la Siria - altro Stato sotto limitazione da parte dello Zio Sam - ha sfiorato le qualificazioni per la Coppa che inizierà domani in Russia. Inoltre, al di là delle lettere, il presidente statunitense ha fatto scendere in campo alcuni dei pesi massimi della propria amministrazione: non solo l'ormai ex segretario di Stato, Rex Tillerson, ma anche il suo potente genero, Jared Kushner, che si sarebbe occupato della questione con un certo impegno. Eppure nulla sembrava scontato. Non solo per la diffidenza della Fifa verso Trump. Ma anche perché i recenti attriti, consumatisi al G7 tra Stati Uniti e Canada per ragioni commerciali, potrebbero mettere in crisi l'intesa tra Washington e Ottawa. In tutto questo, il Marocco - sconfitto per quattro volte consecutive - si è dato non poco da fare, schierando soprattutto due «contro argomentazioni»: la sua passione per il calcio e la vicinanza al mercato televisivo europeo. L'amministrazione Trump pare essere riuscita a convincere la Fifa della genuinità delle sue intenzioni. Certo: anche qualora riuscisse ad essere rieletto, nel 2026 Trump non sarebbe comunque più presidente (un suo eventuale secondo mandato scadrebbe infatti il 20 gennaio del 2025). Ciononostante la vittoria di oggi potrebbe rappresentare una vittoria politica non di poco conto per il magnate. Soprattutto in termini di immagine e prestigio internazionale.