cucina

Cracco fa sparire la tovaglia di Leonardo
Leonardo Da Vinci, «Ultima cena» (Getty)
Oggi i locali dei grandi chef hanno tavole spoglie. Moda che mette a rischio estinzione il tradizionale drappo usato fin dalla Roma repubblicana e che è stato protagonista del decoro domestico per oltre 2.000 anni, immortalato in capolavori come l’«Ultima cena».
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In Toscana e segnatamente in Maremma il buglione è una sorta di mescolanza dei cibi di terra: si mette in pentola quello che c’è. D’inverno di solito si fa con le carni - e in questo assomiglia alla scottiglia - utilizzando pollame, scarti del maiale e del manzo, se c’è un po’ di cinghiale o altra selvaggina che vengono stufate in tegame con giusto apporto di vino rosso e spezie, d’estate ci si rivolge invece all’orto e ne esce un piatto profumatissimo, assolutamente vegetariano che può essere consumato sia caldo che a temperatura ambiente. La preparazione è semplicissima, ma per la buona riuscita della ricetta occorre che l’olio extravergine sia di prima scelta e le verdure siano freschissime.

Sa pompia, l’agrume «mostruoso» che non si mangia ma si trasforma
(Getty)
L’antico frutto, ibrido naturale tra cedro e limone, nasce in Sardegna. Ha una caratteristica buccia bitorzoluta e un diametro che raggiunge i 70 cm. Non si può bere così: il succo è troppo acido. Ma sa diventare dolcissimo.
Boom di friggitrici ad aria. Ma non è tutto oro quello che... scrocchia
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Il nuovo elettrodomestico promette di preparare piatti con poco olio e velocemente. Però ci sono lati oscuri che vanno dal rischio cancro alla presenza di Pfas nei cestelli.
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Abbiamo bisogno di stare all’aria aperta, di goderci il sole (e la vitamina D ne trae benefizio!) senza gravare troppo sullo stomaco ché la pennichella è in agguato. Allora per un picnic, una cenetta in riva al mare o un aperitivo in giardino ecco una ricettina veloce veloce, profumatissima, super stagionale e giustamente golosa che sfrutta quell’equilibrio dolce-agrumato e quella polposità che fanno dell’albicocca il frutto estivo per eccellenza. E’ una rosacea parente stretta di pesche, ciliegie, prugne e mandorle e non è un caso che i “semi” di albicocca detti armelline siano le mandorle amare. Se avete voglia estraeteli dal guscio dell’albicocca e tostati conservateli: in pasticceria sono preziosi. Il nome armellina dice subito che l’albicocca è il frutto principe dell’Armenia, ha in sé qualcosa di biblico. Gustarle per credere!

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