
Il Mef risponde a Bruxelles. Orcel: «Senza chiarimenti non procederemo su Bpm».Il governo, attraverso una lettera spedita dal Mef, ha risposto a muso duro alle obiezioni provenienti da Bruxelles riguardo all’utilizzo del golden power sull’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. Il governo italiano ha ribadito con fermezza che l’estensione dei poteri speciali non è una mossa politica, ma una misura di tutela per la sicurezza economica del Paese. «L’intervento è finalizzato a proteggere il risparmio degli italiani e la stabilità del sistema bancario nazionale», c’è scritto nella lettera, difendendo il diritto di proteggere gli asset strategici in tempi incerti, soprattutto quando il rischio di speculazioni esterne è concreto. La Commissione europea, aveva sollevato timori riguardo l’ingerenza statale nelle scelte private delle banche. Soprattutto considerando che l’Ops ha come protagoniste due banche italiane. Come giustificare i rischi per la stabilità del sistema finanziario nazionale? Il governo ha risposto spiegando la necessità di intervenire viste alcune criticità nella gestione di Unicredit. Nel mirino c’è soprattutto la presenza in Russia che la banca mantiene nonostante la richiesta di ritirarsi avanzata dalla Bce. Da Roma ricordano che anche altri Paesi europei hanno adottato misure restrittive per proteggere le proprie economie, mettendo in evidenza la legittimità della decisione presa. Non vengono citate esplicitamente le difficoltà che la stessa Unicredit sta incontrando in Germania nella scalata a Commerzbank ma il riferimento è palese. «Le scelte del governo non sono di natura politica, ma economica e difensiva», ha precisato il ministero, indicando che il golden power non è un ostacolo alla competitività, ma un salvagente in un periodo di incertezze globali. Nella lettera firmata da Giancarlo Giorgetti viene messa in risalto l’evoluzione normativa nei confronti della Russia tenuto conto dell’aggressione nei confronti dell’Ucraina. L’Italia è stata parte attiva all’interno del confronto dei vari G7 e G20 per inserire clausole sull’uscita di asset dal Paese e sul divieto per chi rimane di partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina. Non esistono ragioni - viene spiegato - per non rispettare questa prescrizione che ha ricadute anche a livello internazionale oltre che di coerenza nazionale.La risposta di Andrea Orcel non si è fatta attendere. Ha fatto sapere che senza la «definizione» delle richieste legate al golden power «non procederemo». Alla fine c’è un certo periodo di tempo dopo il quale «dovremo chiudere la vicenda». E se non sarà chiarito il golden power la partita sarà chiusa. «Quando ho detto 20% di probabilità che l’operazione andasse avanti era un modo per dire che la probabilità era significativamente sotto al 50% a questo punto». L’ipotesi del ritiro diventa sempre più concreta. «Siamo al limite di quanto possiamo pagare». La proposta iniziale ai soci di Banco Bpm aveva un premio del 15-20% che sembrava allettante ma che ora, alla luce dei nuovi sviluppi, appare sempre più difficile da giustificare.L’operazione è diventata meno vantaggiosa quando Banco Bpm ha fatto l’Opa su Anima senza poter utilizzare il Danish compromise. Lo stop imposto dalla Bce ha imposto un accantonamento di 800 milioni da parte del gruppo guidato da Giuseppe Castagna. Una cifra che ha cambiato radicalmente la valutazione complessiva dell’acquisizione. Su una cosa Orcel è stato netto: la partecipazione in Generali verrà dismessa.
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?
Tra l’intervista di Sempio, le mosse della difesa e le rivelazioni sul movente ignorato, Fabio Amendolara e Gianluca Zanella smontano la “guerra mediatica” attorno al delitto Poggi. Ora tutto ruota attorno all’incidente probatorio: è lì che il caso potrebbe finalmente cambiare.
Militanti di Hezbollah trasportano la bara di una delle vittime il 24 novembre 2025 a Beirut (Getty Images)
L’attacco a Dahiyeh ha ucciso Haytham Ali Tabatabai e altre cinque persone, ferendone 28. Il governo libanese ribadisce la volontà di disarmare Hezbollah e rilancia la diplomazia con Israele e la comunità internazionale per garantire sicurezza e pace nel Paese.
L’ultimo raid israeliano su Beirut ha colpito il quartiere di Dahiyeh, nel Sud della capitale libanese. L’obiettivo era il capo di Stato maggiore di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabai che è stato ucciso all’interno dell’appartamento che utilizzava come quartier generale. Il complesso abitativo colpito si trova nell’area di Haret Hreik, un sobborgo periferico, storicamente controllato dal partito filo-iraniano fondato da Hassan Nasrallah.






