2025-11-25
Raid israeliano a Beirut: ucciso il capo militare di Hezbollah
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Militanti di Hezbollah trasportano la bara di una delle vittime il 24 novembre 2025 a Beirut (Getty Images)
L’attacco a Dahiyeh ha ucciso Haytham Ali Tabatabai e altre cinque persone, ferendone 28. Il governo libanese ribadisce la volontà di disarmare Hezbollah e rilancia la diplomazia con Israele e la comunità internazionale per garantire sicurezza e pace nel Paese.L’ultimo raid israeliano su Beirut ha colpito il quartiere di Dahiyeh, nel Sud della capitale libanese. L’obiettivo era il capo di Stato maggiore di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabai che è stato ucciso all’interno dell’appartamento che utilizzava come quartier generale. Il complesso abitativo colpito si trova nell’area di Haret Hreik, un sobborgo periferico, storicamente controllato dal partito filo-iraniano fondato da Hassan Nasrallah.Stando a quanto dichiarato da Hezbollah insieme a Tabatabai sono state uccise altre cinque persone, mentre 28 sarebbero rimaste ferite anche seriamente. Tutto a una settimana dalla visita programmata di Papa Leone XIV nel Paese dei Cedri ed un giorno dopo che il Libano aveva celebrato, senza troppa enfasi, l'82° anniversario della propria indipendenza.Il governo libanese da agosto ha lentamente iniziato a disarmare i miliziani di Hezbollah e ad occupare le basi che il Partito di Dio ha abbandonato nella Valle della Bekaa. Un processo indubbiamente molto complesso e che a dire di Israele sta andando troppo a rilento. Youssef Rajji guida il dicastero degli Esteri di Beirut da febbraio scorso ed è un diplomatico di lungo corso che ha lavorato a Washington, Bruxelles, in Marocco ed in Giordania. «Abbiamo sempre sostenuto la necessità di mantenere una neutralità da parte delle nostra nazione e di incrementare le relazioni sia con i Paesi del Golfo che con l’Unione europea» - racconta alla Verità - «Il Libano attraversa un momento complicato che può cambiare la storia del nostro paese. Da alcuni mesi abbiamo iniziato a disarmare il gruppo di Hezbollah, ma resta un’operazione molto delicata. Purtroppo negli ultimi decenni il potere dello Stato era stato usurpato dalle milizie, di tutti i colori e fedi. L’esercito nazionale era stato volutamente mantenuto debole, perché non fosse in grado di opporsi allo strapotere delle milizie che sono state la causa della guerra civile che per oltre 15 anni ha dilaniato il Libano».«Noi siamo pronto a negoziare, sotto l'egida delle Nazioni unite, degli Stati Uniti o con la sponsorizzazione congiunta internazionale, qualsiasi accordo che stabilisca un quadro per porre fine in modo permanente alle aggressioni transfrontaliere, come ha più volte ribadito il presidente Joseph Aoun. Il negoziato con Israele è pronto a partire, ma serve molta comprensione da entrambe le parti, il Medio Oriente è un luogo ricco di complessità» continua Rajji. «Le Forze Armate Libanesi (LAF) stanno lavorando per ottenere il monopolio della forza e respingo le accuse di lentezza o di tolleranza nei confronti dei miliziani di Hezbollah. Nel Sud della nostra nazione il consenso politico al Partito di Dio resta molto alto ed è necessario comprendere che serve un lavoro profondo sulla popolazione. Per molto tempo Hezbollah si è sostituito allo Stato centrale proponendo un modello alterativo, ma oggi grazie all’arrivo alla presidenza di Joseph Aoun le cose sono profondamente cambiate ed il Libano ha riacquistato la sua dignità istituzionale».Secondo il ministro degli Esteri libanese, «gli attacchi di Tel Aviv indeboliscono il peso del nostro governo nelle province meridionali, per questo chiediamo la sospensione di ogni attività militare nel Libano del Sud. Il nuovo corso politico di Beirut deve recuperare la sua credibilità internazionale e lo sta facendo partendo dalla riconquista della sicurezza per i suoi cittadini». Il diplomatico di Beirut poi aggiunge: «Ribadisco che il Medi Oriente ha bisogno di pace e noi siamo preoccupati anche di quello che sta accadendo in Siria. Damasco, sotto il regime della famiglia Assad, aveva trasformato il Libano in una specie di colonia e questo ha distrutto ogni nostra velleità di crescita e indipendenza. Oggi siamo a un momento chiave e chiediamo ufficialmente al governo di Benjamin Netanyahu di cessare ogni azione militare sul territorio libanese. Fino al 2000 una fascia importante della nostra nazione è stata occupata dall’esercito israeliano, ma noi siamo in grado di prendere il controllo anche della complessa area intorno al fiume Litani. Voglio lodare il lavoro che stanno facendo le nostre forze armate ed anche il nostro Primo ministro, le milizie di Hezbollah per anni hanno avuto mano libera e adesso hanno capito che tutto è cambiato».Youssef Rajji sottolinea anche: «Per quasi due anni il partito filo iraniano ha bloccato anche l’elezione del nuovo presidente., ma oggi Joseph Aoun governa con piglio sicuro e vuole traghettare il Libano verso un futuro di integrazione e pace sociale. Abbiamo riaperto un canale diplomatico anche con la Siria, nel passato troppe volte il Libano si è trovato in una situazione difficile. Io personalmente voglio lavorare con l’Arabia Saudita e con le nazioni europee, il Libano ha molto da offrire e dobbiamo essere in grado di attrarre investimenti internazionali. Per decenni siamo stati meta turistica e beneficiari di grandi investimenti, con la guerra civile tutto è cambiato, ma adesso dobbiamo tornare ad essere una realtà solida e affidabile. Il futuro del Libano si costruisce qui e oggi è abbiamo bisogno di pace».
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)