2021-01-22
Un giovane al giorno ha tentato il suicidio
L'allarme di Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile al Bambino Gesù di Roma: «Reparto occupato al 100%, negli altri anni eravamo al 70% La pandemia fa aumentare lo stress che facilita i disturbi autolesionistici. Causa principale del disagio: la chiusura delle scuole»La seconda ondata di Covid-19 ne nasconde una di più insidiosa e lunga che sta travolgendo il benessere psichico ed emotivo dei più giovani. I tentativi di suicidio e autolesionismo in bambini e adolescenti sono aumentati del 30%. A lanciare l'allarme è Stefano Vicari, direttore dell'unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'ospedale Bambino Gesù di Roma. «Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo», dice il neuropsichiatra. «Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per attività autolesionistiche». Come spiega Vicari, «dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l'inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico. Nel 90% sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita». I numeri parlano chiaro. Giusto per avere un ordine di grandezza dell'incremento, nel 2011 all'ospedale romano si sono registrati 12 ricoveri per attività autolesionistica, a scopo suicidario e non, mentre nel 2020 oltre 300: quasi uno al giorno. Il quadro è drammatico. «Da novembre a oggi», racconta il neuropsichiatra, «abbiamo avuto il reparto occupato al 100% dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70%». Sulla motivazione di questa esplosione di casi, lo specialista non ha dubbi. «La pandemia», osserva, «sta facendo aumentare lo stress e lo stress facilita la comparsa di una serie di disturbi, principalmente disturbi d'ansia, disturbi del sonno e depressione». Sono tutte situazioni che aumentano per una serie di fattori: prima di tutto, «c'è la paura di ammalarsi che i bambini e i ragazzi respirano dentro casa. Poi c'è l'assenza del gruppo dei coetanei che fa da ammortizzatore». Lo sappiamo tutti. Un adolescente parla poco con i genitori. Se ha un problema si confronta con un amico, con il compagno di banco. Questo dialogo in presenza non c'è più e, a distanza, non è la stessa cosa. Tutto questo malessere sarebbe all'origine anche di un altro fenomeno che si sta registrando. «Da una parte», ricorda Vicari, «abbiamo gli adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi, fanno male agli altri, fanno male ai genitori, si tagliano, diventano intrattabili. Dall'altra, abbiamo i giovani che si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio, una volta passata la tempesta». Proprio ieri è arrivata la notizia di una bambina palermitana di 10 anni che è stata vittima di un tragico incidente innescato da un gioco-sfida su Tik-Tok - Black out Challenge - una prova di soffocamento estremo (ma il social afferma che sulla piattaforma non c'è traccia di video con la sfida letale). A livello globale, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d'età 15-29 anni. Seconda causa di morte anche per i giovani italiani dai 15 ai 24 anni. Sui 4.000 suicidi l'anno registrati nel nostro paese, riferisce l'Istat, oltre il 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni, dopo gli incidenti stradali. L'autolesionismo esiste da sempre: il 20% degli adolescenti in Italia e il 25% in Europa si fa del male, si taglia, si infligge un danno fisico intenzionalmente. Tra le attività di autolesionismo che si manifesta con tagli negli avambracci, nelle braccia, nelle gambe, c'è anche il tentativo di suicidio. «Molti ragazzini», racconta il clinico, «ci dicono che lo fanno perché si sentono attanagliati da un malessere psicologico ed è come se il male fisico li liberasse dal dolore interiore». Inutile cercare tanto lontano la causa principale di tanto disagio giovanile: la chiusura delle scuole. Ne è convinto lo specialista che ritiene la scuola «luogo di formazione del carattere e della conoscenza. Se la scuola non c'è, l'affermazione di sé passa attraverso valori negativi: le risse per strada, l'autolesionismo, i litigi violenti, con compagni e genitori. I giovani hanno necessità di ribellarsi, ma più riduciamo gli spazi di possibile deragliamento, gli spazi in cui possono infrangere le regole sotto lo stretto controllo dell'adulto - come appunto, le scuole - più queste ribellioni diventano violente». Non ci sono scuse. «In questa emergenza i giovani sono stati dimenticati. Devono invece essere rimessi al centro dell'attenzione» politica e sanitaria. Certo i genitori possono fare la loro parte tenendo gli occhi aperti e condividendo tempo con i figli, ma «mi comincio a chiedere quando tutta questa emergenza sarà finita quello che dovremo gestire. Sarà un'onda lunga», commenta con preoccupazione Vicari. Anche se il 20% degli adolescenti soffre di un disturbo mentale, i posti letto complessivi in Italia sono soltanto 92 e alcune regioni non ne hanno nemmeno uno. Sebbene i disturbi psichiatrici siano più frequenti in età evolutiva, i pediatri non studiano psichiatria nel loro percorso di formazione. Una situazione che fa ancora più male perché dalle malattie mentali infantili si guarisce.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)