2025-08-10
La Ue prova a sabotare la pace di Ferragosto
Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Trump-Putin-Zelensky, passi avanti per il vertice del 15 in Alaska. Ursula si mette subito di traverso e lancia una proposta alternativa: «Kiev al tavolo». Vertice a Londra con l’Italia: sì al cessate il fuoco.Il summit mette alle corde il presidente ucraino che si impunta: «Non cedo territori». Il suo sì alla perdita di alcuni distretti farebbe crollare il «mito» della vittoria finale. Quindi per resistere cerca sponde in Europa.Lo speciale contiene due articoli.Una zia gelosa, pronta a mettere zizzania. È l’immagine rugosa dell’Unione europea, tagliata fuori dai negoziati di pace, quindi incapace di darsi pace. Alla notizia del summit di Ferragosto in Alaska senza una poltrona per Ursula von der Leyen, a Bruxelles è scesa la notte artica. Gelo assoluto, come quella volta ad Ankara davanti a Recep Tayyip Erdogan, che inaugurò il cinico destino della baronessa tedesca: rimanere sempre in piedi. Qui è anche peggio del «sofagate» perché nessuno ha neppure immaginato di invitare emissari europei al vertice. Non Donald Trump, che ritiene l’Ue marginale. Non Vladimir Putin che ha fatto dire al portavoce Dmitrij Peskov: «L’Europa non può rivendicare nessun ruolo di mediazione perché è interamente dalla parte dell’Ucraina». No, eventualmente, Volodymyr Zelensky perché non ha potere negoziale senza l’ombrello americano. La visita di Putin in Alaska è vista con sospetto dalle cancellerie europee, che temono una spartizione imposta dall’alto a Kiev. Questo nonostante la Casa Bianca abbia più volte ribadito che si tratta di un incontro preliminare e lo stesso Trump abbia sottolineato: «Intendo iniziare con la Russia», pur mostrandosi disponibile a organizzare un incontro trilaterale. Un alto funzionario dell’amministrazione Usa ha detto alla Cbs che la pianificazione del vertice «è ancora fluida» e che quindi è possibile che il presidente ucraino Zelensky «possa essere coinvolto in qualche modo».A Bruxelles tutto questo non basta, secondo la Ue discutere di Ucraina senza l’Europa sarebbe uno schiaffo. Ieri un portavoce della Commissione europea ha riferito all’agenzia Ansa che si può parlare di pace solo «con Kiev al tavolo e sovrana nelle scelte. Pertanto, l’Ue continua a sostenere i negoziati per porre fine alla guerra di aggressione russa con l’Ucraina presente e in grado di prendere decisioni indipendenti e sovrane, che l’Ue sosterrà». Lo farebbe al buio e già questo è un segno di debolezza, la stessa dell’imbucato alla festa che non sa neppure chi è il festeggiato. Ma, come dice Jep Gambardella ne La grande bellezza, vuole avere il potere di farla fallire.L’Europa è pronta a mettersi di traverso rispetto a un summit senza il vecchio continente. Secondo il Wall Street Journal, dopo il vertice di Londra dei cosiddetti Volenterosi (Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz) la Ue e Zelensky avrebbero risposto al piano di Putin per la tregua, con una controproposta che dovrebbe costituire un nuovo quadro di riferimento: il cessate il fuoco prima di qualsiasi passo diplomatico. Nessuno scambio di regioni del Donetsk controllate dall’Ucraina senza prima una tregua, nessuno scambio di territori senza reciprocità.La fragilità della proposta deriva dalla scarsa legittimità dei proponenti nel parlare a nome dei 27 Paesi membri. È il destino dell’Unione, vaso di coccio carente di identità strategica e privo di una politica estera comune che davanti ai principali dossier fatica a mostrare coesione e autorevolezza. Un limite involontariamente enfatizzato in un post su X da Macron, il campione mondiale degli annunci roboanti di puro principio: «Il futuro dell’Ucraina non può essere deciso senza gli ucraini che da oltre tre anni lottano per la propria libertà e sicurezza. Anche gli europei saranno necessariamente parte della soluzione perché da essa dipende la loro sicurezza».Il fastidio per il ruolo di spettatore non pagante (anche nei confronti dei Volenterosi) si nota dall’accelerazione di Bruxelles nel marketing politico contro un ferreo alleato di Putin come la Bielorussia. Ieri Von der Leyen, nella quinta ricorrenza delle ultime - molto opache - elezioni che hanno riportato al potere Alexander Lukashenko, ha ribadito il sostegno al popolo bielorusso dopo quella tornata elettorale definita «fraudolenta». «Non ci fermeremo fino a quando non saranno liberati gli oltre mille prigionieri politici e finché non saranno soddisfatte le aspirazioni democratiche del popolo bielorusso». La responsabile della politica estera, Kaja Kallas, ha aggiunto: «La repressione in corso a Minsk è inaccettabile e deve cessare».Von der Leyen ha, poi, confermato la volontà occidentale di esportare democrazia ad ogni costo anche in Bielorussia, come se la crisi ucraina non fosse mai avvenuta. «Quando arriverà il momento della transizione democratica, la Ue sarà pronta. Manteniamo il nostro impegno a mobilitare un pacchetto di tre miliardi di euro per una Bielorussia democratica. Spero che giunga presto il giorno in cui le vostre speranze per un futuro libero si realizzino». Nelle lettere d’intenti non la batte nessuno.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ue-prova-sabotare-pace-ferragosto-2673872610.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-summit-mette-alle-corde-zelensky-che-si-impunta-non-cedo-territori" data-post-id="2673872610" data-published-at="1754785669" data-use-pagination="False"> Il summit mette alle corde Zelensky che si impunta: «Non cedo territori» «Gli ucraini non cederanno la loro terra agli occupanti». Il verdetto di Volodymyr Zelensky, arrivato ieri mattina presto, è stato tanto netto quanto disperato. Lui teme per il suo Paese e teme per sé stesso. L’incontro di Ferragosto tra Donald Trump e Vladimir Putin potrebbe legittimare una realtà di fatto: il controllo russo di una parte del territorio dell’Ucraina, che così, in cambio di un cessate il fuoco che le consenta almeno di riprendere fiato, uscirebbe dalla guerra smembrata. Persino da ambienti vicini al Partito democratico - si veda l’intervista di venerdì al Corriere di Charles Kupchan, già consigliere di Barack Obama - era arrivato al presidente-attore l’invito ad accettare il compromesso, che gli permetterebbe di mantenere la sovranità sul resto del Paese. Non era scontato, quando l’Armata di Mosca assediò Kiev, nel 2022. Il guaio è che il «servitore del popolo» - questo era il titolo della serie tv che ha reso famoso il comandante in capo della resistenza - si è giocato la sua credibilità sulla promessa di una vittoria finale. Accettare una tregua a queste condizioni sarebbe disonorevole. In più, smettere di combattere significherebbe dover pian piano riportare la nazione alla normalità. Abrogare la legge marziale. Restituire le legittime prerogative all’opposizione. Ricevere critiche. Al limite, subire una sorta di processo politico sugli esiti di una campagna bellica che non era affatto facile da gestire, ma sulla quale peseranno le valutazioni col senno di poi: si poteva arrivare allo stesso risultato, senza sacrificare quasi un’intera generazione di uomini?«Gli ucraini difendono ciò che è loro», ha tuonato Zelensky. «Non daremo alla Russia nessuna ricompensa per quello che ha fatto». «Tutti i partner devono capire cosa sia una pace dignitosa». «La risposta alla questione territoriale ucraina è già nella Costituzione. L’Ucraina è pronta a prendere decisioni concrete che possano portare alla pace. Qualsiasi decisione contro di noi, qualsiasi decisione che escluda l’Ucraina è allo stesso tempo una decisione contro la pace e non porterà a nulla». Impuntandosi, l’ex comico ha ottenuto un vertice nel Regno Unito con Usa (J.D. Vance) e Ue (Italia compresa), prima del faccia a faccia Trump-Putin. Ma intanto ha fiutato la malaparata, ossia i possibili termini di un’intesa tra Usa e Russia. E ha intuito che, se non si concretizzasse l’ipotesi evocata ieri dalla Cbs, lui sarà escluso dal bilaterale in Alaska. Così, ha alzato la cornetta. E si è assicurato che almeno le cancellerie del Vecchio continente, che sulla lotta a oltranza hanno investito quasi quanto lui, lo sostengano nell’ennesimo tentativo di mettersi di traverso.Dopo la conversazione di due giorni fa con Giorgia Meloni, è ripartito dal premier britannico, Keir Starmer, con il quale, ha twittato, condivide la preoccupazione per «il pericolo che il piano della Russia riduca tutto a una discussione sull’impossibile». Poi è passato al ministro capo estone, Kristen Michal, di cui si è assicurato il supporto all’ingresso di Kiev nell’Unione. Quindi, si è rivolto a Emmanuel Macron, che è ai ferri corti con Washington; all’inquilino dell’Eliseo, ha spiegato che «è davvero importante che i russi non riescano a ingannare nessuno ancora una volta». Terminato il colloquio con il premier danese, Mette Frederiksen, Zelensky ha aggiunto che «non vediamo cambiamenti nelle posizioni della Russia». Al primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, e all’omologo finlandese, Alexander Stubb, ha ribadito che «la cosa principale, ora, è assicurarsi che la Russia non imponga di nuovo le sue condizioni irrealistiche a nessuno» e che «la voce dell’Europa dev’essere tenuta in considerazione». La voce dell’Europa è quella della Commissione, la quale ieri insisteva per portare «l’Ucraina al tavolo», affinché potesse prendere «decisioni indipendenti e sovrane». Anche se la decisione fosse rifiutare l’eventuale patto tra Washington e Mosca?«I russi ingannano tutti», ha insistito il capo dell’ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak. Kiev «è pronta a collaborare con gli Stati Uniti e tutti i nostri partner internazionali per raggiungere insieme una pace giusta e duratura», ha garantito il ministro degli Esteri di Zelensky, Andrii Sybiha, specificando però che quella pace dovrà essere basata «sul rispetto della nostra integrità territoriale». Il prodotto della banderuola euro-ucraina è stato una controproposta alle richieste di Putin: lo stop alle ostilità dovrebbe essere preliminare al reciproco scambio di territori. Dettagli? Non sufficienti a salvare la faccia di Zelensky; abbastanza - c’è da scommetterci - per inviperire di nuovo The Donald.Può apparire un paradosso, ma la sopravvivenza politica di Zelensky è vincolata al conflitto. Chi è sovrano nello stato d’eccezione rischia di essere risucchiato dalla normalità. I due Vladimir si contendono anche il primato del cinismo.