2021-12-12
L’Ue ci aumenta pure le bollette
Ursula Von Der Leyen e Frans Timmermans (Ansa)
Non bastava la «confisca» delle case poco green. Allo studio una direttiva che impone ai fornitori di gas di pagare le emissioni di CO2 e di ridurle di oltre il 5% ogni anno. Effetto inevitabile: rialzo dei costi per i consumatori, già minacciati dall’inflazione.Contro il caro bollette solo briciole alle aziende. Trovato l’accordo: taglio dell’Iva per tutti e aiuti ad hoc per poveri e micro imprese.Lo speciale contiene due articoli.Dopo il geniale divieto di compravendita e affitto di abitazioni che non rispondono a precisi requisiti di efficienza energetica, l’Unione europea ha pronto un altro macigno da scagliare sul portafoglio degli italiani: il nuovo sistema di scambio delle quote di emissione di CO2 per le case e i trasporti. Il provvedimento che rischia di mandare alle stelle i costi del riscaldamento e della benzina è una replica del sistema Ets (Emission trading system) che già grava sulla produzione di energia elettrica e sugli utilizzi industriali del gas. La nuova direttiva allo studio prevede che dal 2025 il gas naturale e il gasolio da riscaldamento, nonché benzina e gasolio per autotrazione, vengano gravati del costo delle emissioni di CO2. Il nuovo sistema sarà allargato anche al teleriscaldamento e al trasporto marittimo, mentre quello aereo è già coperto dal vecchio Ets. La direttiva in approvazione a Bruxelles è classificata come Com(2021) 551, a modifica della direttiva 2003/87/Ce, in attuazione del pacchetto Fit for 55, lanciato con grande enfasi lo scorso luglio da Ursula von der Leyen e dai commissari Paolo Gentiloni, Frans Timmermans e Kadri Simson. La direttiva che riforma l’attuale Ets ha lo scopo dichiarato di contribuire in quota parte alla riduzione delle emissioni di CO2 del 55% nel 2030 (rispetto al 1990). Nel nuovo Ets che riguarderà i consumi energetici delle case (esclusa l’energia elettrica, su cui già grava l’attuale sistema) i soggetti direttamente obbligati saranno i fornitori di gas per uso domestico e quelli di gasolio da riscaldamento. Questi dovranno iscriversi a un apposito registro e dichiarare annualmente la quota di emissioni che hanno contribuito a generare. Il calcolo delle emissioni è legato a una formula standard applicata ai volumi di combustibile effettivamente forniti. Non sono possibili errori o scappatoie perché i volumi considerati saranno quelli già utilizzati per il pagamento delle accise, dunque misurati e fiscalmente validati grazie a un sistema che ha decenni di storia. In pratica, il fornitore del gas utilizzato per riscaldamento, cucina e acqua calda delle abitazioni sarà tenuto ogni anno a restituire presso il registro i certificati rappresentativi delle emissioni di CO2 che le sue forniture hanno generato nell’anno. Il soggetto obbligato dovrà approvvigionarsi di tali certificati (o «quote») partecipando alle aste che saranno bandite periodicamente dai singoli Stati membri (in Italia il soggetto deputato dovrebbe essere il Gse). Il sistema Ets disegnato dalla direttiva prevede che il numero di quote messe all’asta decresca annualmente del 5,15%. Restringere l’offerta ha l’effetto di far salire il prezzo e rendere sempre più costosi i permessi: è esattamente lo stesso meccanismo che già esiste per la generazione di energia elettrica, che ha un proprio sistema Ets già rodato in cui il prezzo delle emissioni è ormai di 90 euro a tonnellata. Dovrebbe essere consentito anche un mercato secondario di quote Ets, quindi gli operatori potranno scambiarsi tra di loro i permessi acquistati in asta. La direttiva prevede che i proventi delle aste siano ripartiti tra l’Ue e i singoli Stati banditori, che dovrebbero utilizzare i fondi per progetti di riduzione delle emissioni. Ovviamente, in modo analogo a quanto già accade per le forniture di energia elettrica, il costo delle quote CO2 così aggiudicate sarà scaricato a valle dai soggetti obbligati. Dunque, saranno i consumatori finali a pagare. La stessa cosa, identica nelle modalità ma applicata alle compagnie petrolifere, varrà per i consumi di benzina, gasolio, Gpl e metano per autotrazione. La battaglia senza quartiere che l’Ue si è intestata sembra più contro il portafoglio dei cittadini che contro le emissioni di CO2. L’ennesimo balzello in nome del Green deal provocherà un innalzamento dei costi per riscaldare la casa e per usare l’automobile. Una corsa al rialzo dei prezzi che genera anche dinamiche inflazionistiche e che rischia di scatenare reazioni sociali. Con questo sistema, il preciso obiettivo dell’Unione europea non è rendere le fonti rinnovabili meno costose, ma rendere le fonti fossili più costose delle rinnovabili sino a renderle proibitive, così da disincentivarne l’uso. È un titanico (e sconsiderato) sforzo di creare una domanda di energia rinnovabile che non c’è. Come si crea una domanda che non esiste, avendone la facoltà? Innanzitutto, stroncando la domanda dei beni fungibili che possono agire da concorrenti, gravando il loro prezzo di carichi fiscali e oneri vari. Vale la pena ricordare che in Italia già oggi le accise pesano sulla benzina per i due terzi del prezzo alla pompa. Se però nei trasporti qualche alternativa al salasso esisterà, per quanto costosa e foriera di altri problemi come l’auto elettrica, per il riscaldamento domestico il discorso si fa più difficile. Non basterà rendere più efficienti energeticamente le nostre case, a prezzo di onerose ristrutturazioni. Sarà necessario sostituire gli impianti di riscaldamento con alternative costose e complesse come le pompe di calore alimentate elettricamente. Per capire la difficoltà di questo passaggio basta pensare a un condominio di una cinquantina di appartamenti, magari costruito negli anni Sessanta, con riscaldamento centralizzato. Con più di 9 milioni di abitazioni costruite prima del 1980, sembra che in Italia avremo parecchio da fare.Negli allegati alla proposta di direttiva la Commissione europea stima che per l’Italia il nuovo sistema Ets comporterebbe un aumento dei costi dei combustibili del 10%. La stima sembra alquanto ottimistica, è facile pensare che l’impatto sarà ben superiore. Ipotizzando un prezzo della CO2 di 50 euro a tonnellata, il costo di un metro cubo di gas crescerà di circa 10 centesimi di euro, pari a poco meno del prezzo del gas un anno fa. Non è tutto, naturalmente. Fa parte del pacchetto Fit for 55 anche la revisione della direttiva sulla tassazione degli idrocarburi, che prevede l’abolizione degli sconti fiscali sui combustibili utilizzati per alcune attività come autotrasporto e agricoltura, nonché per alcune categorie di consumatori. Inoltre, incombe la direttiva sul Carbon border adjustment mechanism, un sistema per cui il prezzo dei beni importati sarà gravato da una tassa legata alle emissioni di CO2 generate per produrli. Insomma, l’Unione europea vuole essere la prima della classe e, come ai bei tempi di frau Angela Merkel, ci chiede di fare i compiti a casa. Ancora una volta, è proprio la casa l’oggetto del compito.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ue-ci-aumenta-pure-bollette-2656002799.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="contro-il-caro-bollette-solo-briciole-alle-aziende" data-post-id="2656002799" data-published-at="1639290734" data-use-pagination="False"> Contro il caro bollette solo briciole alle aziende Trovato l’accordo contro il caro bollette, nonostante le tensioni all’interno della maggioranza. Si è dunque riusciti a definire un punto di incontro per cercare di rende più sopportabile il rincaro dell’energia e del gas che ci sarà anche l’anno prossimo. Il decreto che andrà a calmierare le bollette degli italiani vede uno stanziamento totale di 3,8 miliardi di euro. Di questi, 2 sono da imputare alle risorse già stanziate in manovra dal governo Draghi, mentre gli altri 1,8 sono stati racimolati tra le varie misure delle legge di bilancio 2022. Da sottolineare come il fondo da 8 miliardi destinato al taglio delle tasse non abbia subito tagli o ridefinizioni per trovare i nuovi stanziamenti. Secondo quanto risulta alla Verità, i 3,8 miliardi sono così suddivisi: 700 milioni sono destinati alle bollette del gas e più in particolare al taglio dell’Iva che passerà dal 10 al 5%. Questa misura riguarderà tutti gli italiani indipendentemente dalla loro situazione economica. I restanti 3,1 miliardi sono invece destinati in toto al comparto elettrico. In questo caso però la maggioranza e il governo hanno pensato di introdurre l’Isee. E dunque chi ha un Indicatore della situazione economica equivalente pari a 8.000 euro l’anno avrà diritto a questa agevolazione. Misura che segue la linea di Mario Draghi. Il premier qualche settimana fa aveva infatti sottolineato che il governo avrebbe cercato di agire sul caro bollette sopratutto per le fasce più deboli della popolazione. Stando però al decreto si lascia fuori dagli aiuti economici una fetta di italiani (con Isee tra gli 8.000 e i 15.000 euro) che non navigano proprio nell’oro, tanto da essere inseriti alla base degli scaglioni Irpef. Il governo non ha però ancora deciso come concedere questa calmierazione in bolletta, se con un bonus ad hoc o con l’introduzione di una detrazione fiscale. Rimangono dunque sul piatto 2,1 miliardi di euro, di cui 1,5 è destinato alle aziende con un consumo non superiore ai 16,5 Kw al mese. Misura che quindi impatterà solo sulle piccolissime realtà imprenditoriali e che risponde in parte all’appello di Confcommercio che aveva sottolineato come «nel 2022 un piccolo ristorante che ha un consumo di energia elettrica di 100.000 Kw l’anno, vedrà un incremento di oltre 9.000 euro l’anno sui 28.000 che già paga e di altri 8.000 euro per il gas». Per le imprese che invece hanno consumi superiori sono stati stanziati solo 600 milioni di euro (misura che esclude le società energivore). Ed è proprio su quest’ultimo punto che ci sono state tensioni fra la maggioranza e il governo. La Lega ma anche il M5s volevano infatti che fossero destinate più risorse alle imprese anche di media e grande dimensione, anche perché con questa ripartizione le società un po’ più strutturate dovranno affrontare il rincaro delle bollette dell’energia e del gas senza nessun paracadute.