2025-01-09
Trump provoca per avvisare Pechino. Negli Usa torna la politica di potenza
Donald Trump (Getty images)
Le uscite dure su Canada, Panama e Groenlandia servono come avvertimenti a Cina, Russia e Iran. Con Biden, Washington non faceva più paura ai suoi nemici. Adesso la musica cambierà. E l’Artico sarà la prima sfidaDonald Trump non ha escluso, l’altro ieri, l’uso della forza per entrare in possesso del Canale di Panama, oltreché della Groenlandia. E subito frotte di commentatori e politici hanno cominciato a stracciarsi le vesti, parlando di un presidente fuori controllo, aggressivo ed espansionista. Addirittura, la Francia ha detto ieri di «escludere» che l’Ue possa permettere ad altri «di violare i suoi confini sovrani»: un riferimento alla Groenlandia, che, pur autogovernandosi, dipende dalla Danimarca. Ebbene, prima di lanciarsi in interpretazioni macchiettistiche, sarebbe forse meglio cercare di capire la logica che, condivisibile o meno, soggiace alle dichiarazioni di Trump.Una prima considerazione riguarda il fatto che il tycoon è solito mettere sotto pressione i propri interlocutori per spuntare accordi vantaggiosi. Non si può quindi escludere che le sue dichiarazioni vadano lette in un’ottica di natura negoziale. Chi si adonta dell’eventualità di una trattativa economica dovrebbe ricordare che, nel 1946, Harry Truman tentò l’acquisto della Groenlandia. E che, nel 1803, Thomas Jefferson effettuò quello della Louisiana. In secondo luogo, la minaccia avanzata da Trump di ricorrere alla forza va letta alla luce di un ulteriore possibile obiettivo: il ripristino della capacità di deterrenza statunitense. Quella deterrenza che l’amministrazione Biden ha significativamente azzoppato. Minacciando l’uso della forza, Trump si sta indirettamente rivolgendo a Mosca, Pechino e Teheran, dicendo loro: «Fate molta attenzione, sono disposto a tutto». Il presidente americano in pectore vuole, in altre parole, essere percepito come pericoloso. È d’altronde in questo modo che la deterrenza si costruisce.E attenzione: si tratta di una leva che il tycoon potrebbe successivamente utilizzare anche in sede diplomatica (si pensi alle trattative per la crisi ucraina). Purtroppo c’è chi si ostina a non capire che l’ordine internazionale emerso dalla fine della Guerra Fredda è entrato in una fase di turbolenza. E che, piaccia o meno, sono tornati in auge i principi della politica di potenza. Il presidente americano in pectore si sta quindi muovendo in questo tipo di logica, sconfessando inoltre per l’ennesima volta quegli incauti analisti che continuano a descriverlo come un isolazionista.Un terzo fattore da considerare è che Trump sta tenendo conto di esigenze legate alla sicurezza nazionale. Pechino controlla due dei porti adiacenti al Canale di Panama, mentre il Pentagono, l’anno scorso, ha lanciato l’allarme sulla cooperazione militare tra Russia e Cina nell’Artico: quell’Artico di cui la Groenlandia, ricca di materie prime, costituisce una porta d’accesso privilegiata. Parliamo di quella stessa Groenlandia che, nel 2023, ha aperto un ufficio di rappresentanza in Cina. In altre parole, le minacce di Trump hanno come principale bersaglio Mosca e Pechino. Non si capisce allora per quale motivo molti soggetti, che fino all’altro ieri si professavano graniticamente atlantisti, oggi si mostrino scandalizzati dalle parole del tycoon.È inoltre paradossale che le critiche provengano spesso dagli stessi ambienti che accusano ripetutamente Trump di aver rotto con la tradizione storica repubblicana. Nel 1989, l’allora presidente americano, George H. W. Bush, ordinò l’invasione di Panama, sostenendo che la neutralità del Canale era minacciata. È vero che non ne riprese possesso, ma è anche vero che depose il leader del Paese, Manuel Antonio Noriega. Non solo. I trattati con cui, nel 1978, Jimmy Carter si impegnò a cedere a Panama il controllo sul Canale furono criticati, all’epoca, da Ronald Reagan.Un ulteriore punto da sottolineare è che il tycoon sta portando avanti una riedizione aggiornata della Dottrina Monroe. Trump punta a incrementare l’influenza statunitense sull’emisfero occidentale in funzione principalmente anticinese, anche in considerazione del fatto che, negli ultimi quattro anni, la longa manus di Pechino sull’America Latina si è notevolmente rafforzata. Che le parole di Trump vadano lette come un avvertimento indiretto al Dragone è forse testimoniato anche dal fatto che, ieri, il Global Times, organo di stampa del Partito comunista cinese, ha pubblicato un articolo enfatizzando l’irritazione di Panama e Groenlandia verso le dichiarazioni del tycoon. Dall’altra parte però, sempre ieri, il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen, si è detto «aperto» a dialogare con gli Stati Uniti per rafforzare la cooperazione nell’Artico. Segno, questo, che le parole di Trump un primo effetto lo hanno già avuto: Copenaghen è pronta a collaborare più intensamente con Washington in una regione strategica assai attenzionata da russi e cinesi.E comunque lascia perplessi il fatto che la Francia accusi il presidente americano in pectore di interferire ai danni della sovranità altrui. Basti pensare alle pesanti ingerenze di Parigi nelle sue ex colonie africane. O al fatto che, nel 2022, il governo francese di allora si permise di dire che avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti umani in Italia dopo la vittoria elettorale del centrodestra. Tutto questo per dire che la situazione spesso è più complicata di come viene semplicisticamente raccontata (o strumentalizzata). Le parole di Trump possono essere condivisibili o meno. Ma non sono certo le banalizzazioni o le polemiche ipocrite a dare conto della loro complessità. Potrà anche non piacere, ma la politica di potenza è tornata in auge. E non certo da oggi. Sarebbe il caso di rendersene finalmente conto, anziché continuare a nascondere la testa sotto la sabbia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.