2018-05-20
La cultura italiana vede la Madonna e scopre di doversi dire cristiana
Il primo nostro film premiato di Cannes è Troppa grazia, che mostra un'apparizione mariana e affronta il sacro. Come fanno la serie di Niccolò Ammaniti su Sky e una marea di libri e fumetti. Questo sì che è un miracolo.Ieri su Dagospia Marco Giusti sbuffava: «È veramente curioso, non ho detto fastidioso ma l'ho pensato, vedere in tanti film italiani usciti in questi ultimi mesi sui nostri schermi santi, madonne che parlano o che piangono. O coca o Madonne. Ci sarà un motivo, ma non ci arrivo…». Al netto dell'insofferenza, il celebre critico ha colto nel segno. Negli ultimi tempi, nel nostro cinema ma non solo, il sacro la fa da padrone. A Cannes il film Troppa grazia di Gianni Zanasi ha vinto un premio come miglior pellicola europea. È il primo lungometraggio italiano a ricevere un riconoscimento, e tra i protagonisti c'è proprio... la Madonna. Interpretata da Hadas Yaron con tanto di velo azzurro sul capo, appare a una donna di nome Lucia (Alba Rohrwacher) e la guida nella vita di tutti i giorni. La stessa Alba ha una parte pure in Lazzaro felice, altro film presente a Cannes e girato da sua sorella, Alice Rohrwacher, che lo ha definito «un film religioso, ma di una religione preistorica. Non entra in nessuna religione, ci sono dei riferimenti cattolici, ma il film è spirituale nel senso della religione umana. Cerca di unire attraverso la più grande libertà possibile la fiaba e la realtà». Di nuovo, ci troviamo di fronte a una regista che decide di misurarsi con il sacro, con la fede, come del resto aveva fatto già nel lungometraggio Corpo celeste (2014), una sorta di immersione nelle acque del cattolicesimo italico, sia limacciose che limpide. Curiosamente, Alba Rohrwacher è anche tra gli interpreti di Il Miracolo, la serie televisiva scritta da Niccolò Ammaniti attualmente trasmessa da Sky. Anche lì, come in Troppa grazia, al centro della scena c'è la Madonna. Una statuetta di plastica che piange sangue umano, un piccolo oggetto apparentemente inanimato che fa deflagrare la potenza del sacro nelle vite di tutte le persone che le si avvicinano. La trama di Il Miracolo ricorda, alla lontana, quella di Stigmate, capolavoro a fumetti di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti, appena ripubblicato in una veste lussuosa da Logos edizioni. Il protagonista è un uomo di «quarantun anni, forte bevitore, occupato solo saltuariamente» che all'improvviso, svegliandosi da un sonno agitato, si ritrova le stimmate sulle mani. Ancora una volta, è la storia di un confronto con il mistero. «Incontrarlo è dolce e terribile», dice il narratore, «anche se ti chiama con la voce di un bambino. Vieni, mi diceva, non importa se la strada è finita... La mia strada è infinita». Giusto per restare nell'ambito del fumetto, vale la pena di sfogliare anche Lazzaro, di Paolo Baron e Ernesto Carbonetti (Magic Press), una riscrittura in chiave orrorifica della vicenda evangelica. Con il testo evangelico si misura anche - e qui siamo in ambito letterario - uno dei più interessanti scrittori italiani di questi anni, Andrea Tarabbia, che si pone con notevole coraggio davanti alla croce in Il peso del legno (Nn edizioni).Guarda il trailer della serie Il Miracolo di Niccolò AmmanitiCon le profondità sconvolgenti del sacro si è scontrato persino il regista Paolo Sorrentino, nella serie The Young Pope (il nuovo film in due parti, Loro, parla di Silvio Berlusconi, che si definì «l'unto del Signore», ma qui la fede e i suoi enigmi c'entrano poco). Insomma, dalla tivù ai fumetti passando per il cinema e la letteratura, il cristianesimo è materia incandescente. In parte, ci sono ragioni commerciali. Basti dare uno sguardo alle classifiche dei saggi più venduti la scorsa settimana. La graduatoria pubblicata dal Corriere della Sera vede al primo posto un libro di papa Francesco, al secondo posto un altro libro di Francesco, al terzo uno scritto del sacerdote Enzo Bianchi e al quarto posto di nuovo Francesco, che occupa anche la settime e la ventesima posizione. In pratica, i volumi del Pontefice bastano da soli a tenere in piedi metà dell'industria editoriale italiana. Ha fiutato l'affare il regista tedesco Wim Wenders, che ha presentato a Cannes il documentario Pope Francis. A man of his word (Papa Francesco. Un uomo di parola). Di sicuro il cattolicesimo nella versione bergogliana ha attirato parecchi intellettuali laicisti e progressisti. Ma sarebbe sbagliato ridurre questa riscoperta della fede a una sorta di moda fiorita attorno a un Papa pop. C'è molto, molto di più. La serie di Ammaniti, quella di Sorrentino, il libro di Tarabbia e varie altre opere tra quelle che abbiamo citato non si limitano a parlare della Chiesa, del Vaticano o di una religione trasformata in filosofia di vita vagamente buonista. Anzi, fanno proprio il contrario. Mentre la Chiesa sembra volersi trasformare in una sorta di Onlus, mentre la preghiera e la meditazione cedono il passo alle «opere» e a una carità di facciata che si riduce a impegno sociale, scrittori, registi e sceneggiatori esplorano un mare più denso e scuro. Non cercano i buoni sentimenti, piuttosto sondano i luoghi più o meno illuminati dello spirito. È una sorta di reazione. Oggi la religione di massa non è più il cristianesimo, né - per fortuna - l'islam. Trionfa, piuttosto, una fede abbastanza ingenua nella scienza. La Tecnica liberata da ogni catena ha conquistato le menti, i cuori e le mani della maggioranza della popolazione. È più facile che le genti si facciano affascinare dai miracoli digitali targati Apple che dai libri sacri. Eppure, guarda un po', emerge prepotente il bisogno di qualcosa di diverso. Le menti vivaci non si accontentano più, e si mettono a battere altre strade. I cattolici sulla scena politica sono più frammentati che mai, non hanno un partito politico di riferimento, sono parecchio divisi anche a proposito del capo della Chiesa. Si direbbe che stiano vivendo uno dei momenti più difficili della loro storia. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, la potenza del sacro si riaffaccia sulla scena, se ne appropria sbaragliando i concorrenti. Sì, come dice Marco Giusti, le Madonne piangenti spuntano un po' ovunque. Di più: queste Madonne suscitano una curiosità e un interesse inauditi. Non sappiamo nemmeno noi quale sia il motivo, però accade. Dopo tutto, c'è un motivo se lo chiamano «mistero».