2018-11-01
Trattativa fra Procura e Vaticano un segreto che porta all’Opus Dei
Gli accordi per trasferire da Sant'Apollinare la salma del cassiere della Magliana.I resti di due persone ritrovati sotto i pavimenti di un locale della nunziatura apostolica di proprietà della Santa Sede. La Procura di Roma indaga per omicidio. L'esame del Dna accerterà la compatibilità con le ragazze scomparse: Emanuela e Mirella Gregori.Lo speciale contiene due articoliLe ossa ritrovate sotto la nunziatura di via Po a Roma riaccendono la questione della scomparsa di Emanuela Orlandi. L'inchiesta è chiusa dal 5 maggio 2015, quando il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ottenne dal giudice l'archiviazione, ma il giallo è lontano dall'essere dimenticato. E così anche quest'ultimo rinvenimento - suggestivo, ma sterile quanto a certezze che lo ricolleghino alla Orlandi - riaccende il faro su una storia lunga 35 anni. Una storia ricostruita in ogni declinazione possibile, tra piste turche, Kgb, ricatti bancari, sfruttando un circo di depistatori, cantastorie, mitomani che hanno favorito chi voleva far arenare l'indagine. Obiettivo raggiunto. Si rassegnino i familiari di Emanuela, a iniziare da mamma Maria: la verità resta protetta nel sottoscala nauseabondo del nostro Paese, al di qua e al di là del Tevere. È in questa inquietante situazione che solo l'anno scorso è emerso un ulteriore tassello del mosaico. Tra il 2011 e il 2012 si sviluppò una trattativa segreta tra l'allora coordinatore dell'inchiesta sull'omicidio di Emanuela, il procuratore capo reggente dell'epoca Giancarlo Capaldo, e il Vaticano. Una trattativa fatta d'incontri sia nel piccolo Stato sia in Procura, dove le parti misero sul tavolo gli interessi per definire un accordo. A parlarne per primo fu il film La Verità sta in Cielo del regista Roberto Faenza, che nell'ultima scena mise uno di questi incontri. Faenza all'uscita del film disse che ogni fotogramma corrispondeva a verità, ma rimase inascoltato. Decisi così di approfondire questa storia e trovai riscontri che raccolsi nel mio saggio Peccato originale. La trattativa durò mesi, coinvolse Capaldo e ufficiali dei carabinieri, mentre dal Vaticano più monsignori vennero mandati avanti per raggiungere l'obiettivo. Che prevedeva il trasferimento della salma di Renato De Pedis, presunto cassiere della banda della Magliana ammazzato incensurato, dalla cripta della basilica di sant'Apollinare al Verano. In quei mesi la Procura aveva disposto il controllo di migliaia di ossa seppellite sotto sant'Apollinare, con un mandato senza precedenti alla polizia scientifica. L'attività riportò la storia in prima pagina; con l'arrivo del nuovo procuratore capo, però, tutto finì: le ricerche nella cripta, l'inchiesta e la trattativa. Pignatone chiese l'archiviazione, rompendo con Capaldo che voleva compiere ancora alcuni interrogatori. La verità ormai era irraggiungibile, e quindi il fascicolo andava chiuso. E la trattativa? I monsignori sparirono, il corpo di De Pedis venne trasferito al Verano. Amen.Quando è uscito il mio saggio, la famiglia Orlandi ha strabuzzato gli occhi e ha presentato denuncia in Vaticano per omicidio, ripercorrendo la storia di questa trattativa sotterranea. L'avvocato della famiglia, la penalista Laura Sgrò, ha avuto diversi incontri riservati oltretevere, e fu rassicurata che la denuncia non sarebbe stata dimenticata. Promessa che pare smentita dai fatti. Certo, il 1983 rimane un anno indimenticabile. Di lacrime e paure per i familiari di Emanuela Orlandi, visto che la ragazza sparì proprio in quell'anno, il 22 giugno. Di gioia e orgoglio per l'arcivescovo Romolo Carboni che, sempre nel 1983, a marzo e su incarico di Giovanni Paolo II, portò a compimento un fatto senza precedenti, l'erezione dell'Opus Dei in prelatura personale. Due fatti scollegati, lontani l'uno dall'altro se non per una lieve coincidenza: Carboni all'epoca era l'inquilino più importante di villa Giorgina, sede della nunziatura in Italia, dove lunedì pomeriggio gli agenti della polizia di Stato hanno sequestrato numerose ossa sotto il pavimento di una pertinenza dell'edificio. Carboni era infatti nunzio apostolico del Vaticano in Italia: teneva i rapporti tra Vaticano e il nostro paese negli anni di Roberto Calvi, della P2, di Michele Sindona e di Marcinkus. Un fatto che andrà approfondito se quei resti fossero attribuiti alla Orlandi dalla polizia scientifica quando, settimana prossima, comunicherà al procuratore capo Pignatone l'esito delle analisi sul Dna prelevato. Un altro luogo simbolo di questa storia riporta all'Opus Dei. La basilica di sant'Apollinare a Roma era frequentata da Emanuela, che lì seguiva un corso di flauto traverso; e sempre sotto il pavimento della basilica venne sepolto De Pedis. Dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, la basilica e il limitrofo complesso immobiliare sono diventati sede di una delle università dell'Opus. Solo suggestioni, elementi tra loro lontani. Anche perché non ancora sappiamo né l'esito degli esami sul Dna, né chi ha portato a far ipotizzare con sospetta fretta che le ossa ritrovate sotto villa Giorgina possano appartenere alla Orlandi, tanto da spingere la Procura di Roma ad aprire un fascicolo per omicidio.Gianluigi Nuzzi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trattativa-fra-procura-e-vaticano-un-segreto-che-porta-allopus-dei-2616902553.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-giallo-delle-ossa-rilancia-il-caso-orlandi" data-post-id="2616902553" data-published-at="1758066048" data-use-pagination="False"> Il giallo delle ossa rilancia il caso Orlandi Lunedì pomeriggio gli operai che stavano lavorando al rifacimento dei pavimenti di un locale di pertinenza della nunziatura apostolica di via Po a Roma hanno ritrovato delle ossa umane. Sembra sia stato rinvenuto uno scheletro praticamente intero e altri frammenti, le ossa potrebbero appartenere a due persone diverse. I primi commenti hanno subito messo in relazione il ritrovamento con il caso di Emanuela Orlandi la ragazza, cittadina vaticana, scomparsa misteriosamente a 15 anni il 22 giugno 1983. Quaranta giorni prima, il 7 maggio 1983, era scomparsa a Roma un'altra giovane di 16 anni, Mirella Gregori, e anche il suo caso viene riportato alla luce di fronte a questo ritrovamento. Le due ragazze non si conoscevano, ma le due scomparse vennero presto accomunate nelle varie inchieste. Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II, definì i due casi come «la stessa cosa». Il palazzo apostolico di via Po pur essendo al di fuori della Città del Vaticano è di proprietà della Santa Sede, e gode della cosiddetta extraterritorialità. «Il Corpo della Gendarmeria», si legge in un comunicato della Sala stampa vaticana, «è prontamente intervenuto sul posto, informando i superiori della Santa Sede che hanno immediatamente comunicato alle autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda». È stato quindi avvertito il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignato, dice ancora il comunicato, che «ha delegato la polizia scientifica e la squadra mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l'età, il sesso e la datazione della morte». Quindi si è in attesa di sapere se il Dna delle ossa ritrovate possa essere compatibile con quello delle due ragazze scomparse. Ogni altra valutazione, per quanto suggestiva, appare frettolosa, anche perché alcune fonti vaticane citate dal Fatto quotidiano suggeriscono che sotto a quell'edificio c'era un cimitero. Inoltre, in passato era comune procedere al seppellimento di persone sotto i pavimenti delle chiese o nei sotterranei dei palazzi. Comunque le indagini sui frammenti ossei potranno dare significativi elementi circa l'età, il sesso e sarà possibile stimare anche da quanto tempo quei resti siano stati posti nel luogo del ritrovamento. Secondo alcune indiscrezioni emerse ieri pomeriggio i resti potrebbero appartenere a una donna, questo almeno sarebbe quanto desunto dall'esame delle ossa del bacino. Nonostante i vari tentativi del fratello di Emanuela Orlandi di far riaprire il caso, per il Vaticano la cosa è stata dichiarata chiusa. «Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi», disse l'allora Sostituto alla Segreteria di stato, oggi cardinale Angelo Becciu, «ma da parte vaticana non c'è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto». Di parere diverso Pietro Orlandi, il fratello della scomparsa, che nella sua ultima lettera appello dello scorso anno disse: «In Vaticano c'è chi sa e da tanti anni tace, diventando complice di quanti hanno avuto responsabilità in questa vicenda». Il caso della ragazza, figlia di un messo della prefettura della Casa pontificia, sparita dopo una lezione di flauto nei pressi del Senato, è stato al centro di molteplici intrecci internazionali, coinvolgendo l'attentatore di papa Wojtyla, lo Stato italiano, lo Ior, il crac del Banco Ambrosiano e la morte del banchiere Roberto Calvi. Sono stati coinvolti servizi segreti di varie nazionalità, nonché la malavita romana della cosiddetta banda della Magliana (i resti di Emanuela sono stati cercati anche nella tomba del boss Enrico De Pedis, sepolto nella basilica di Sant'Appollinare vicino a dove sparì la ragazza). Non ultima anche una pista riconducibile a festini pedofili che avrebbero coinvolto esponenti del clero. Per quanto riguarda Mirella Gregori bisogna dire che finora non sono mai emersi elementi concreti che possano far concludere che i due casi fossero in qualche modo collegati. Il Corriere di Roma ha fatto riemergere una traccia presente nelle indagini sul caso Gregori, concluse nel 2015 con un'archiviazione. Si trattava di una pista che portava a ritenere che Mirella dopo la sparizione si fosse nascosta trovando ospitalità in un appartamento di via Santa Teresa, nelle adiacenze del Palazzo della nunziatura di via Po dove è stato fatto il ritrovamento dei resti ossei. Per ora si tratta solo di un indizio emerso dalle carte, in attesa di capire se le indagini sui resti di via Po potranno permettere davvero di riaprire indagini da tempo ritenute chiuse. Lorenzo Bertocchi