2023-07-11
Le toghe tengono alto lo scontro col governo
Luciano Violante, presidente della Camera dal 1996 al 2001 ed ex magistrato (Imagoeconomica)
Il presidente dell’Anm non smorza la tensione con l’esecutivo: «Da noi nessuna invasione di campo, non siamo un partito». Però pure Luciano Violante critica gli ex colleghi: «Il problema è alla radice: la politica ha rinunciato alla sovranità in favore dei magistrati».Agli italiani alle prese con i problemi di tutti i giorni, i rincari, la mancanza di lavoro, la sicurezza delle città, l’immigrazione clandestina senza freni, la guerra in Ucraina che diventa ogni giorno più spietata, tocca assistere all’ennesimo conflitto tra politica e magistratura, argomento trito e ritrito, ottimo per stimolare le zuffe tv e i comunicati stampa al veleno, ma che, al di là delle eterne promesse di una riforma della giustizia, non sfiora la vita quotidiana. Eppure si va avanti così, con accuse e controaccuse, veleni e veline, sospetti e teoremi, complottismi e retro pensieri. Ieri è stato Luciano Violante, certamente non collocabile a destra, a tentare di rimettere le cose in ordine: «Quando gli stessi conflitti politici», ha detto Violante al Corriere della Sera, «si ripetono, noiosamente per decenni, bisogna andare alla radice, alla rinuncia della politica all’esercizio della propria sovranità in favore della magistratura avvenuta a partire dagli anni Ottanta. Per non assumersi responsabilità, la politica ha delegato ai giudici non i processi ai singoli imputati di terrorismo, di mafia o di corruzione. Ma la stessa lotta al terrorismo, alla mafia, alla corruzione. E perciò», ha aggiunto Violante, «i magistrati sono diventati, di fatto, compartecipi della sovranità. Per questo l’associazione che li rappresenta si muove a volte come titolare di una sovranità. È una stortura democratica». Violante ha commentato gli attacchi del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, al governo: «L’Anm rappresenta i magistrati», ha sottolineato l’ex giudice ed esponente politico, «non i cittadini. I titolari della rappresentanza generale stanno in Parlamento, non nei tribunali. In questo momento l’Anm rischia di far diventare l’intera magistratura controparte del governo, ma non lo è, e non può esserlo, a pena di far perdere alla magistratura quella credibilità che è il fondamento della sua legittimazione». Le parole di Violante trovano immediata conferma in quelle del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che salta sulla barca dell’Anm e ne approfitta per attaccare il governo: «La Costituzione va applicata», argomenta Landini, «l’attacco alla magistratura è molto grave perché la magistratura in un Paese democratico deve essere indipendente e non rispondere a nessuna forza politica o governo». Si accoda, manco a dirlo, Elly Schlein: «Quanto durerà», si chiede il segretario del Pd, «ancora il silenzio di Meloni? Da settimane è in ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza e non abbiamo sentito da lei una sola parola sulle emergenze economiche e sociali del Paese». Alle accuse di invadere il campo della politica replica il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia: «Si tratta di accuse totalmente infondate», sottolinea Santalucia a Sky Tg24, «Cosa significa che una fascia di magistrati faccia politica? È un’accusa da cui è difficile difendersi, è tanto generica quanto anonima. Non è assolutamente vero, e abbiamo precisato che se si accusano magistrati di fare politica, di schierarsi per una parte contro l’altra, si nega a quei magistrati di essere magistrati. Il nucleo centrale della funzione giudiziaria è la sua imparzialità e terzietà. Come si fa a dire che abbiamo iniziato uno scontro? Ci siamo ritrovati attoniti davanti a queste accuse abbiamo sentito il bisogno di chiarire i fatti per come sono». Le accuse alle quali fa riferimento Santalucia sono le veline fatte trapelare da Palazzo Chigi e dal ministero della Giustizia a proposito dei casi di Daniela Santanchè e Andrea Delmastro. Soprattutto la prima, attribuibile a Giorgia Meloni, nella quale si legge: «È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee». Le veline firmate «fonti del ministero della Giustizia», quindi attribuibili al ministro Carlo Nordio, manifestavano «ancora una volta, lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato» a proposito della vicenda Santanchè. «Non c’è nessuno schieramento da parte di nessun magistrato», evidenzia Santalucia, «se si pensa che un processo solo perché riguarda una persona che riveste un incarico politico diventi un processo politico si dà un messaggio sbagliato, questo andava chiarito. Sul disegno di legge del ministro Nordio abbiamo espresso riserve critiche, che abbiamo argomentato, non c’è nessuna interferenza indebita, né invasione di campo o potere di veto. Non ci ergiamo a partito politico, parliamo del nostro specifico settore». «È un falso e mina la fiducia dei cittadini nella magistratura», sottolinea a Rai Radio Uno il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro, «parlare di magistrati che scendono in campo, svolgendo un’azione politica al fianco dell’opposizione».