I giornali progressisti fanno a gara a chi è più catastrofista. Perfino «Sole» e «Avvenire» si danno al terrorismo ecologista.Magari si potesse affermare che gli allarmi sul caldo sono, appunto, colpa del caldo. Guardando come i media italiani stanno enfatizzando questi 35-40 gradi estivi vengono alla mente altri exploit del genere. Come la campagna su green pass e vaccinazione Covid, o quella attuale sul riarmo Ue, basata sull’idea che la Russia stia per invaderci. Così, ecco comparire la «guida ai rifugi climatici», città per città. Che devono essere collegati a quelli antiatomici. Ma c’è anche un surreale editoriale di Repubblica che spiega «La risposta della destra alla canicola». Quando tornerà al governo, leggeremo sicuramente della «risposta della sinistra alla grandine».Fa caldo e nulla era pronto. Neppure l’esodo. Avvertono le autorità competenti che i caselli di Verona sulla Venezia-Milano sono praticamente inagibili perché le strade sono mezzo sprofondate. Gli interventi di manutenzione straordinarie «si sono resi necessari per nuovi problemi all’asfalto, provocati dalle alte temperature». Più che chiamare la polizia stradale e l’Anas, se l’asfalto si piega per 37 gradi ci sarebbe da chiamare la Corte dei conti e dare un’occhiatina agli appalti. Fa caldo, si suda, ma non è colpa del Creato né di chi l’ha creato. Solo delle creature (bianche e caucasiche). Secondo Avvenire, il giornale dei vescovi, siamo di fronte a un «Cambio di clima», titolo a caratteri cubitali. E poi «Leone lancia l’allarme sulla “Terra in rovina” e chiede giustizia per i poveri, prime vittime. Ma l’Europa rallenta sulla transizione ecologica. Possibili i tagli di CO2 anche nei Paesi terzi». Il (presunto) rallentamento di Bruxelles in realtà ha almeno un paio di ragioni che anche la Cei sicuramente conosce: con le vecchie scadenze sui motori endotermici ha mezzo ucciso l’industria europea dell’automobile e con la crisi dell’auto tedesca l’Ue ha deciso di spendere tutto in armi (tedesche). Comunque, nessuno vuole evitare il tema più spinoso: il caldo e i poveri. Su Repubblica ci ha pensato Concita De Gregorio: «Tengo il conto dei morti. Anziani, bambini. Persone prive di tutele». A questo punto è chiaro che per i prossimi giorni con l’anticiclone delle Azzorre arriverà il titolo più titolato del giornale degli Agnelli-Elkann: «La Spoon River della Grande Arsura».Ecco, in effetti dal sito del Corriere della Sera ieri apprendevamo, nell’apposita sezione «Caldo: le ultime notizie in diretta», che a San Teodoro, in Sardegna, un uomo di 57 anni è morto d’infarto «di fronte alla moglie» appena entrato in acqua. Si tratta di un imprenditore trevigiano, quindi non sappiamo se possa entrare nella speciale contabilità della De Gregorio, ma in ogni caso fa parte dei «quattro molti per il caldo» delle ultime ore. È morto per «arresto cardiaco», come tutti. Anche quelli che vengono affettati con una sega circolare, tecnicamente, muoiono per arresto cardiaco. Invece coloro che morivano in ospedale durante la pandemia erano tutti morti di Covid. Facevano numero. Facevano comodo. Si è visto poi per cosa. Ma, ancora su Repubblica, che nessuno si senta escluso: «Se fa caldo dipende anche da noi: da ciascuno individualmente e da chi progetta il futuro in nome di tutti». Ok, ma tutti chi? Tutti gli italiani? Tutti gli europei, ungheresi compresi? Per caso sono della partita anche tutti i cinesi, tutti i pakistani, tutti gli indiani? Così, per capire se i prossimi Fridays for future li dobbiamo spostare al giovedì per motivi religiosi. Comunque, il Corriere, sul suo sito, annunciava la lieta novella: «Rifugi climatici, ecco dove andare in caso di caldo estremo». Se non sapete che cosa sono, ci ha pensato il Comune di Bologna: «Sono luoghi pubblici ad accesso libero e gratuito che offrono ristoro dalle temperature estreme nel periodo estivo, oltre a mantenere le loro regolari funzioni». Si tratta di case di quartiere, giardini, parchi, musei e biblioteche civiche che le persone scelgono per ripararsi dal caldo. «Il municipio ne ha segnati 15 in una mappa interattiva consultabile online», riferisce il sito. Che anche ieri aveva in homepage una testatina davvero accattivante: «Emergenza caldo, segui la diretta». L’emergenza caldo ci insegue anche sui fondali marini, come segnala Repubblica.it: «Mediterraneo bomba orologeria, mare bollente: anche a 40 metri di profondità. Tutti i rischi». C’è il rischio che il pesce esca dal mare già sotto forma di frittura. Huffpost Italia invece ha un’ideona: «Dobbiamo ripensare gli orari di lavoro, anticipare alle 5 di mattino». Ottimo, magari richiamando i pensionati dal controllo cantieri. I media di cui sopra, sul clima, sono già molto impegnati da anni. Ma ieri è entrato in campo anche il Sole 24 Ore, che non potendosi occupare di altoforni, si è dedicato alle mucche. Perché «con il caldo fanno molto meno latte». Come è già successo per le zucchine, i pomodori, la carne, il pesce e il pane, aumenteranno anche i prezzi del latte e dei suoi derivati. Colpa del freddo, colpa del caldo, colpa della siccità, colpa delle alluvioni. Colpa di chi si beve qualunque cosa.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.







