2023-02-03
Sul tavolo Tim l’offerta del fondo Usa: oltre 20 miliardi per rete e Sparkle
In cda la proposta di Kkr che può comprendere Fibercop e una quota della società- gioiello di cavi sottomarini. Cdp in ogni caso farà la sua: il governo, che può usare il golden power, vuole un’infrastruttura nazionale.È successo tutto apparentemente in poche ore. Dopo le indiscrezioni circolate la sera di mercoledì 1° febbraio, nella mattinata di ieri Tim ha diffuso un comunicato in cui conferma di aver ricevuto dal fondo di private equity americano Kkr una offerta non vincolante per l’acquisto di una nuova società che dovrà includere il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, compresi gli asset e le attività di Fibercop e, con ogni probabilità, anche una partecipazione in Sparkle (parte della cosiddetta Netco).L’ex monopolista non ha diffuso alcun dettaglio sulla cifra offerta per l’operazione ma, secondo indiscrezioni, si tratterebbe di una cifra «con il 2 davanti», quindi pari o superiore ai 20 miliardi di euro. Come spiega la nota diffusa da Tim, l’offerta non vincolante si riferisce a una quota ancora da definire, a patto che dall’operazione si ottenga la perdita dell’integrazione verticale rispetto a Tim.Nella serata di ieri, intanto, si è riunito il cda di Tim proprio per dare il via a una prima analisi dell’offerta non vincolante firmata dagli americani. I dettagli, insomma, non sarebbero ancora stati decisi. Quello che traspare è che la cifra sarebbe tale da permettere a Kkr di controllare la rete fissa dell’ex monopolista e presumibilmente avere una parte dei cavi sottomarini di Sparkle. Il cda, insomma, ieri ha passato per la prima volta al vaglio l’offerta di Kkr (e altre analisi dell’operazione dovranno avvenire), ma ciò non significa che il gruppo guidato dall’ad Pietro Labriola non sia ben felice di valutare altre offerte come, ad esempio, quella che dovrebbe essere in arrivo da Cdp, che sarebbe determinata a non tirarsi indietro. Certo è che tutto questo dovrà molto probabilmente conciliarsi con le volontà del governo Meloni, che può esercitare il golden power, di realizzare il progetto di una rete pubblica. Idea che potrebbe essere messa in ombra dall’ingresso di Kkr.Secondo indiscrezioni, poi, le intenzioni di Kkr non sarebbero state comunicate a tutto l’esecutivo, ma solo al ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti. Questo potrebbe spiegare come mai a inizio gennaio il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, in audizione in commissione Trasporti alla Camera sulle linee programmatiche in materia di comunicazioni, aveva ribadito a gran voce che nei piani dell’esecutivo c’era «la realizzazione non di una rete unica, ma di una rete nazionale che copra al più presto tutti gli ambiti del nostro territorio soprattutto quelli svantaggiati. Una rete nazionale a controllo pubblico: è stata sempre questa la nostra formulazione», diceva il ministro.Privatizzare Tim, spiegava Urso poche settimane fa, «è stato un errore perché allora si ritenne che l’energia fosse un interesse nazionale mantenendo imprese a partecipazione pubblica, e oggi questo è un elemento di forza del nostro sistema mentre si ritenne che le comunicazioni non fossero argomento di interesse nazionale».L’offerta di Kkr potrebbe quindi non essere gradita al governo. Anche perché il fondo americano è socio al 37,5% di Fibercop (la compagnia che racchiude la rete secondaria di Tim) ed è stato tra i firmatari del protocollo di intesa che inizialmente aveva legato la rete di Tim a Cdp e a diversi fondi di private equity. Alla fine, però, dopo alcuni tira e molla sull’operazione a novembre dell’anno scorso il cda dell’ex monopolista delle Tlc aveva accettato un nuovo rinvio, ma senza il vincolo di esclusiva. Così Kkr è tornata all’attacco dopo che alla fine del 2021 aveva manifestato l’intenzione di lanciare un’Opa su tutto il gruppo al prezzo di 0,5 euro ad azione. Ai tempi, però, il cda di Tim rifiutò l’offerta dopo una serie di trattative in cui il gruppo guidato da Labriola affermava di non aver ricevuto mai nulla di formale (se non una manifestazione di interesse) e gli americani spiegavano di non aver mai avuto l’ok di Tim a una due diligence confirmatoria.Ora Tim fa sapere di essere ben contenta di valutare una partnership con un partner finanziario come Kkr, così come quella di attendere altre proposte. Secondo indiscrezioni, infatti, Cdp - realtà a controllo statale - resta intenzionata a mettere sul piatto nella seconda metà di febbraio un’offerta anch’essa intorno ai 20 miliardi, cifra al di sopra delle stime firmate dai francesi di Vivendi, primi azionisti di Tim. In effetti, la cifra secondo gli analisti di Equita sarebbe superiore ai 17-19 miliardi per cui sarebbe valutata l’operazione. «Vero è», ricordano da Equita, «che il governo ha mostrato disponibilità a introdurre una serie di interventi a supporto del settore, ma ci sembra difficile che questi possano portare a un incremento di valore» come quello indicato.Tim, insomma, pare stare alla finestra in attesa di trovare un partner finanziario che ne abbassi l’indebitamento. I pretendenti al trono al momento sarebbero due, anche si di offerte ufficiali a oggi ce ne sarebbe solo una. «Avance» che peraltro non giungono inattese, visto che Tim a luglio dell’anno scorso aveva già reso noto che avrebbe valutato una proposta di una società finanziaria affidabile come potrebbe essere proprio il fondo americano. Intanto, il mercato mostra di aver apprezzato le novità su Tim, con il titolo che ieri ha chiuso le contrattazioni a Piazza Affari in salita del 9,54%.
Jose Mourinho (Getty Images)