
Chiesta l'autorizzazione a procedere per il caso Open Arms. Per l'accusa, dunque, non far sbarcare chiunque è un crimine.Anche per la vicenda Open Arms c'è una richiesta di autorizzazione a procedere contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il decreto Sicurezza bis «non può essere applicato» a navi che soccorrono naufraghi perché «il soccorso in mare è obbligatorio». La motivazione con la quale il Tribunale dei ministri di Palermo ha chiesto, in un documento di 110 pagine, di poter mettere sotto accusa l'ex ministro può essere riassunta in queste poche righe. L'ipotesi è la solita: «Sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio». Ma c'è un aspetto molto delicato e per nulla secondario da valutare: i magistrati riducono la decisione con cui è stata bloccata in mare la Open Arms a un semplice «atto amministrativo», anziché a un atto politico. Un limite insidioso da superare, non solo per le decisioni prese dal precedente esecutivo. Paradossalmente, anche lo stop dei voli da e per la Cina degli ultimi giorni, con questa premessa, potrebbe trasformarsi in un semplice atto amministrativo. E, a quel punto, la valutazione di un ministro verrebbe a snaturarsi al livello di una scartoffia da funzionario dello Stato. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ci ha lavorato per tutta l'estate. Poi, a novembre, ha mandato il fascicolo per competenza a Palermo, quando sul registro degli indagati ha iscritto il nome di Salvini, per aver trattenuto a bordo della Open Arms davanti Lampedusa, per 20 giorni (tra il primo e il 20 agosto del 2019, proprio in piena crisi di governo), i 164 migranti. Sia l'Italia che Malta negavano il porto di approdo, finché la nave entrò in acque territoriali italiane e si avvicinò a Lampedusa. L'Ong presentò anche un ricorso al Tar del Lazio, che decise di sospendere il divieto d'ingresso in porto. Dopo diversi giorni in mare, alcuni migranti tentarono la fuga verso Lampedusa, tuffandosi in mare, ma furono ripescati dai volontari della Ong. Gli ultrà di sinistra manifestarono al molo. E sulla nave, per sollecitarne l'approdo, sfilò anche l'attore Richard Gere, arrivato dalla Toscana, dove era in vacanza. Il tormentone mediatico dell'attore sulla Open Arms continuò per alcuni giorni da Maratea, durante le giornate dedicate a un festival cinematografico. Fu Patronaggio a sequestrare la nave, determinando, di fatto, la necessità di far scendere a terra i migranti. Subito dopo, il procuratore annunciò di voler indagare su eventuali omissioni commesse da «pubblici ufficiali» nel negare lo sbarco ai naufraghi. Lavorando sulla bozza messa a punto ad Agrigento, poi, i magistrati di Palermo hanno costruito l'accusa sulla mancata concessione del Pos, il porto di sbarco sicuro. Secondo il procuratore Francesco Lo Voi, Salvini, con quella decisione avrebbe causato la «conseguente privazione della libertà personale in pregiudizio di numerosi migranti giunti nelle acque di Lampedusa».L'indagine è stata chiusa con un mese di anticipo rispetto ai termini che la Procura aveva a disposizione. Insieme all'ex ministro i magistrati hanno messo sotto inchiesta anche il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi. La comunicazione è stata notificata ieri ai due indagati. «Ormai le provano tutte per fermare me e impaurire voi», ha commentato subito il leader del Carroccio, «vi prometto che non mollo e non mollerò, mai». La notifica, però, apre un nuovo scenario. Perché è la prima volta che Salvini viene accusato per aver lasciato in mare una nave di una Organizzazione non governativa. Negli altri due casi, quello della Gregoretti e quello della Diciotti, si trattava di navi militari. Crolla, quindi, anche il tentativo di difesa d'ufficio, messo su dalla vulgata giallorossa, nei confronti di Luciana Lamorgese. Anche la nuova ministra ha lasciato in mare per quattro giorni la nave di una Ong carica di immigrati: la Ocean Viking, proprio mentre si votava in Emilia Romagna e in Calabria. Poi, a urne chiuse, ha dato l'ok allo sbarco, concedendo il porto di Taranto. Un giochetto che aveva scatenato l'ira di Salvini: «La denuncio». Lei ha replicato, sfidando il segretario della Lega: «Nessuno si deve sottrarre mai, se mai ci sarà una denuncia si vedranno le responsabilità». Il leader della Lega, nel frattempo, deve affrontare il primo scoglio: il 12 febbraio è previsto il voto del Senato per il caso Gregoretti, che ha già incassato il «sì» dalla giunta per le autorizzazioni a procedere. Secondo il tribunale dei ministri di Catania, non c'erano interesse pubblico né rischio per l'ordine pubblico in grado di giustificare la decisione di impedire lo sbarco dei 131 migranti che dal 25 al 31 luglio 2019 sono rimasti a bordo dell'imbarcazione della Guardia costiera al largo delle coste italiane. La situazione, poi, stando all'accusa, sarebbe aggravata dalla presenza di minori non accompagnati a bordo e dal fatto che si trattava di un'imbarcazione militare e, quindi, non soggetta alle direttive previste dai decreti Sicurezza. E quindi, oltre alle accusa di sequestro di persona, aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale e dall'abuso dei poteri inerenti le funzioni esercitate, per Salvini è scattata anche la circostanza aggravante di «aver commesso il fatto in danno di soggetti minori d'età». Per il caso Diciotti, invece, l'accusa è stata bocciata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere. Per cinque giorni l'imbarcazione rimase ferma al largo di Lampedusa. Il 20 agosto la nave militare si diresse verso il porto di Catania su disposizione dell'ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, ma il Viminale negò l'autorizzazione allo sbarco. Secondo Salvini il governo avrebbe dovuto attende che altri Stati europei si impegnassero a prendere in esame la richiesta di protezione internazionale degli immigrati a bordo. Il Movimento 5 stelle, con un voto sulla piattaforma Rousseau, decise di votare contro l'autorizzazione a procedere. Per la Gregoretti, invece, nessun voto sulla piattaforma pentastellata. Gli ex alleati della Lega, ora al governo con il Pd, hanno già annunciato che sfrutteranno l'occasione, votando a favore della richiesta di processo.
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