2022-11-10
Terrore nelle Marche: 70 scosse in due ore
Panico nelle Rsa e tra i ricoverati degli ospedali. Crolli nella stazione di Ancona, traffico ferroviario in tilt per oltre quattro ore. I geologi: non è colpa delle trivelle nell’Adriatico. L’epicentro al largo di Fano: la sabbia ha attutito la gigantesca onda d’urto.Sui social gira un meme: «Vivere nelle Marche è stato inserito tra gli sport estremi». È un modo per esorcizzare la paura, tanta, che ieri mattina ha stretto alla gola di nuovo questa terra già colpita dal sisma del 2016, già martoriata dall’alluvione del 16 settembre – 12 morti, una donna ancora ufficialmente dispersa, 50 feriti – che ha devastato le province di Ancona e di Pesaro-Urbino, le stesse dove ieri la terra ha tremato più forte. Alle 7 e 07 una scossa di magnitudo 5.7 della scala Richter -poi corretta in 5.5 - con epicentro al largo di Fano a una profondità di circa 8 chilometri ha svegliato tutta la regione, ha gettato nel panico Pesaro, Urbino e Ancona dove si sono registrati malori. La terra ha tremato per almeno 20 secondi. Al pronto soccorso è arrivata una decina di persone: si sono ferite nei tentavi di fuga o hanno avuto shock emotivi. In tutte le Marche le persone si sono riversate nelle strade: le scuole sono rimaste chiuse in tutta la provincia di Pesaro-Urbino, in quella di Ancona a Macerata e a Civitanova Marche. Chiuse anche le università così come cinema, palestre e teatri. Momenti di paura ci sono stati tra i ricoverati negli ospedali e nelle Rsa, la clinica Villa Igea ad Ancona è stata fatta evacuare precauzionalmente. Crolli si sono avuti alla stazione ferroviaria di Ancona dove si sono staccati calcinacci dalle pensiline e dai sottopasso e la circolazione dei treni – tra Jesi e Rimini- è rimasta bloccata per oltre 4 ore sulla linea Adriatica ed è ripresa alle 11 e 50. Oltre 1200 le chiamate ai vigili urbani. Ci sono edifici lesionati ad Ancona, a Fano, a Pesaro, a Jesi, a Senigallia e Osimo, altri controlli sono in corso a Macerata, Civitanova, Recanati, Porto Recanati e vengono monitorati tutti i ponti sia dell’autostrada A-14, sia della statale Adriatica, sia di alcune strade interne come la 77. Alla prima scossa delle 7 e 07 ne è seguita un’altra dopo cinque minuti di magnitudo 5.2. La sequenza sismica è stata di 70 scosse in due ore. Il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha immediatamente riunito la centrale operativa della Protezione civile. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è messa dopo pochi minuti dalla prima scossa in contatto con Acquaroli e ha seguito per tutta la mattina la situazione. «Subito dopo la prima scossa», ha detto Acquaroli, «abbiamo consigliato a tutti i prefetti e ai sindaci di sollecitare una verifica in tutte le scuole soprattutto in quelle di Pesaro e Urbino e Ancona e la sospensione delle lezioni. Ho sentito il presidente del Consiglio, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio con cui siamo in stretto raccordo, così come con il prefetto Laura Lega del ministero dell’Interno. Per il momento non sono segnalati danni gravi a persone o cose, ma l’allerta sarà massima finché le verifiche, e ne stiamo facendo a centinaia, non saranno completate». Distacchi di stucchi sono segnalate in alcune chiese. Nazzareno Marconi vescovo di Macerata e della Conferenza episcopale regionale ha fatto sapere che anche il Papa ha chiesto notizie e prega per le Marche. Si è trattato della più forte scossa di terremoto nell’area negli ultimi cento anni, certifica l’Ingv con Piero Farabollini – è stato commissario straordinario alle zone marchigiane colpite dal sisma del 2016, tra agosto e fine ottobre, che ha distrutto decine di paesi tra Macerata e Ascoli Piceno e solo ad Arquata del Tronto fece 11 morti con la ricostruzione ancora al palo - il presidente dei geologi marchigiani costretto a precisare: «Le trivelle per cercare il gas non c’entrano nulla, piuttosto riflettiamo sul fatto che da Ancona in su non si verificava un simile terremoto dal 1930: fu una scossa di grado 5.8 a Senigallia. Ci saranno altri eventi nei prossimi giorni, c’è da attenderselo». La fortuna? Che l’energia si sia dispersa sul fondo del mare e l’onda d’urto abbia incontrato gli strati sabbiosi altrimenti poteva essere un disastro. Spiega Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia «si tratta di un fenomeno moderato. La scossa è dovuta al fronte della catena appenninica sepolta nel mare Adriatico che si sta accorciando tra i 2 e 4 millimetri all’anno. Una regione notoriamente sismica la cui attività permette alla crosta adriatica di scendere sotto quella appenninica attraverso un fenomeno noto come subduzione. L’epicentro a 31 chilometri dalle case di Fano ha aiutato, ma non sempre il costruito italiano è come si deve. Bisogna sviluppare una cultura della prevenzione e non dell’emergenza; stavolta è andata bene perché il sisma si è verificato in mare, ora c’è da attendersi uno sciame sismico». Speriamo non forte come ieri mattina quando il terremoto è stato avvertito da Roma a Zagabria, fino a Napoli, in Veneto, in Umbria e lungo la dorsale adriatica. I geologi ritengono questo evento sismico più simile a quello che colpì l’Emilia nel 2012 che non a quello disastroso (scossa 6.5) delle Marche sei anni fa. La città con le maggiori conseguenze sembra Ancona dove il sindaco Valeria Mancinelli ha comunque organizzato un centro di assistenza. Anche l’aula del consiglio regionale ha avuto distacchi di calcinaci e ha alcune crepe. A Fano raccontano dei lampioni che hanno oscillato pericolosamente, a TeleFano il conduttore del tg si è «lanciato» fuori dallo studio. A Pesaro il vicesindaco Daniele Vimini ha ordinato il controllo di tutti gli edifici. Cosi il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti. Resta l’allerta della Protezione civile con Fabrizio Curcio che rassicura: «Non si attende uno tsunami».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)