2018-07-20
Il nuovo caccia Ue spara su Parigi grazie a Trump e con i soldi sauditi
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Londra presenta il Tempest, ma a spingere per Leonardo sono gli Usa che vedono la necessità di scambiare informazioni e fare crescere l'Italia in chiave anti francese e tedesca. Riad sosterrà il velivolo con i fondi. Il presidente russo Vladimir Putin blocca la costruzione del suo aereo da combattimento. Decisione presa, curiosamente, dopo il vertice con l'omologo americano Donald Trump. Alessandro Profumo fa il pieno di elicotteri e droni. Il salone di Farnborough si chiude con un mega contratto alla Aramco e con l'annuncio di una scuola per piloti. Lo speciale contiene tre articoli Il nuovo caccia europeo con cuore tutto inglese si chiama Tempest. Nome non poteva essere più azzeccato perché è calato dal cielo come una saetta in piena tempesta Brexit. Il suo progetto da oltre 2 miliardi di euro servirà a tenere agganciato il Regno Unito al resto dell'Europa, soprattutto all'Italia. Infatti Leonardo, o meglio la società Uk del gruppo, sarà un partner d'eccellenza per tutto il progetto. Un progetto così segreto che lo stesso amministratore delegato, Alessandro Profumo, ha appreso la notizia direttamente dall'entourage di Theresa May in occasione del salone di Farnborough. La reazione, racconta alla Verità uno dei presenti, è stata come quella di un cliente al bar che mentre sorseggia una bevanda si vede lasciare in custodia la borsa di un passante. Ovviamente sconosciuto. Al di là di dettagli poco rilevanti, al Tempest si è cominciato a lavorare circa cinque mesi fa. I tavoli tecnici si sono tenuti in un paesino della Scozia, Raith, e a quanto risulta alla Verità presente per la divisione Uk di Lenardo era Norman Bone che, oltre a essere capo della ex Selex, è stato incaricato di gestire la divisione cyber del gruppo. Le informazioni erano dunque accessibili come scrive Il Sole 24 Ore ai soli occhi inglesi («For Uk eyes only»). In realtà, a essere più che informato sul Tempest è stato fin dall'inizio Donald Trump, che in questi mesi è stato un grande sostenitore del Tempest in chiave palesemente contraria a Francia e Germania (che non avranno così chance di sviluppare il proprio). Non solo si deve alle spinte americane il fatto che Leonardo sia entrata con tutti e due i piedi nel progetto. Trump sa bene che per il Pentagono e per l'intera intelligence Usa è fondamentale che il Regno Unito resti attaccato all'Europa, fornisca al nostro Paese ritorni economici da progetti militari ma abbia anche in cambio canali di amicizia su argomenti delicati come la cyber security. Lungi da noi immaginare scenari sul modello del celebre libro Il golpe inglese, dove si descrive il tentativo di trasformare l'Italia in una colonia anglosassone, ma semplicemente un nuovo equilibrio della diplomazia che conta: quella dell'industria della Difesa e dell'intelligence. In pratica, è la soft Brexit di cui tanto si discute. Una strategia che rientra nel piano dell'inquilino della Casa Bianca di rivedere gli equilibri dentro la Nato e coinvolgere il ostro Paese come partner oppositore di Francia e Germania. In questi tempi di crisi non basta però individuare strategie efficaci per raggiungere l'obiettivo (un nuovo equilibrio europeo che riconosco il ruolo di leader agli Usa) ma servono i soldi. Da qui la scelta americana di coinvolgere in questo progetto, tra l'altro complementare a quello del caccia F 35, pure i sauditi. Riad ha i soldi. Tanti soldi e dopo la firma del mega accordo con gli usa sta firmando contratti con Boeing, Lockheed martin, Raytheon e a quanto risulta alla Verità anche con Bae system che del programma Tempest sarà il prime contractor (assieme a Rolls Royce, Mbda e Leonardo). Da segnalare che in concomitanza con l'avvio del progetto Theresa May ha incontrato nella residenza di campagna Chequers lo sceicco Mohammed Bin Salman, promotore della nuova Sami, Saudi Arabia military industry. Nel board dell'ente saudita siede uno dei manager italiani più in vista del momento. Giuseppe Giordo, ex Alenia, è alla guida alla ceca Aero vodochody, ma il suo ruolo in Sami è destinato a cambiare i profili dell'industria della Difesa italiana, almeno per il prossimo quinquennio. Non è un caso se quella poltrona così ambita sia finita a un italiano, al di là delle capacità personali. Il nostro Paese si appresta a vivere una primavera a stelle e strisce dal punto di vista della Difesa. La vecchia intellighentia legata non tanto ai governi precedenti ma all'entourage obamiano ha le ore contate. Mentre si assiste a investimenti mirati che rientrano in un quadro molto più ampio. È il caso di Dema. L'azienda di Napoli e Pomigliano d'Arco, leader in strutture complesse per il comparto aeronautico, è in pieno rilancio. Dopo anni di crisi, sono entrati nel capitale il fondo Bybrook e addirittura Morgan Stanley. Da pochi giorni è stato nominato presidente Fabrizio Giulianini che aveva lasciato Leonardo dopo l'arrivo di Profumo. Pure la nomina di Elisabetta Trenta al dicastero della Difesa apre un ponte verso l'altra sponda dell'Atlantico. Claudio Antonelli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tempest-2588197943.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="putin-ferma-la-costruzione-del-suo-caccia" data-post-id="2588197943" data-published-at="1758061396" data-use-pagination="False"> Putin ferma la costruzione del suo caccia p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 10.0px 0.0px; font: 12.0px Arial; color: #000000; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font-kerning: none} Il presidente russo Vladimir Putin blocca la costruzione del suo caccia di quinta generazione Sukhoi T-50 Pak-Fa, del quale, per il momento, non saranno prodotti più dei 12 esemplari previsti dal programma per la pre serie. Questione di budget, dicono da Mosca, ma è quanto meno singolare che l'annuncio arrivi all'indomani dell'incontro del presidente russo con l'omologo statunitense Donald Trump a Helsinki, meeting durante il quale, in fatto di armamenti, i due hanno rinnovato l'utilità della linea di comunicazione tra i capi di Stato maggiore di Usa e Russia, ovvero tra i generali Joseph Dunford e Valerj Gerasimov. I due militari l'otto giugno scorso si sono incontrati in Finlandia per parlare della situazione siriana, riconoscendo che sia utile comunicare per evitare contatti indesiderati e pericolosi nelle regioni in cui i militari dei due Paesi operano gli uni a poca distanza degli altri. Che lo stop provvisorio al Pak-Fa sia un bonus offerto da Putin a Trump nel contesto del rinnovato piano di non proliferazione nucleare che prevede non oltre 1.550 testate per nazione è improbabile, ma che possa trattarsi di un segno di buona volontà in cambio di più libertà di movimento russa in Siria è invece probabile, perché proprio lì il caccia russo avrebbe avuto il suo battesimo del fuoco. Nello stesso cielo nel quale volano gli F-35 israeliani.Sergio Barlocchetti <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tempest-2588197943.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="alessandro-profumo-fa-il-pieno-di-elicotteri-e-droni" data-post-id="2588197943" data-published-at="1758061396" data-use-pagination="False"> Alessandro Profumo fa il pieno di elicotteri e droni L'edizione 2018 del salone aerospaziale di Farnborough sarà ricordata come quella dei grandi numeri e dei grandi accordi internazionali che pongono le basi per la realizzazione dei più importanti programmi aerospaziali dei prossimi vent'anni. Per grandi s'intende certamente la maxiraccolta di commesse fatta dalla brasiliana Embraer, che nei primi due giorni ha ricevuto ordini per 300 aeromobili per un valore di 15,3 miliardi di dollari. E, stante anche l'accordo con Boeing annunciato la prima settimana di luglio, ha saputo tenere testa ad Airbus, che, come ci si aspettava, in virtù di uno 0,5% in più di azioni della canadese C Series, si è presentata a Londra con il nuovo A220-300, che per l'appunto altro non è che il CS300 ribattezzato ma assemblato a Belfast, nientemeno che in un'area considerata depressa, e per questo altra spina nel fianco del governo britannico di Theresa May. Tra compagnie asiatiche e americane, anche il colosso di Tolosa è arrivato quasi allo stesso numero di ordini confermati, ma minaccia di chiudere gli stabilimenti inglesi in caso di mancato accordo con Bruxelles.Ciò che però caratterizza Farnborough da altri saloni è la predominanza dell'industria militare, che per noi italiani significa soprattutto l'attività di Leonardo, ex Finmeccanica, che lo scorso anno, a tre mesi dall'insediamento dell'amministratore delegato Alessandro Profumo, si era presentata sottotono. E che invece con le attività 2018 stupisce e cresce, forte di un'agenda fitta di eventi e, finalmente, supportata da una grande attività di comunicazione su tutti i canali media. Lo testimonia l'intervista dello stesso Profumo realizzata dalla Cnbc il primo giorno del salone, nella quale il manager dichiara, in estrema sintesi, di procedere rispettando il piano industriale presentato all'inizio dell'anno ma di non voler segnare alcun passo.A Farnborough il colpo grosso di Leonardo nel settore elicotteri (ex Agusta Westland) è stato un contratto con Milestone aviation group per il rinnovo della flotta della Aramco overseas company (settore petrolchimico), con 17 esemplari di Aw-139 più l'opzione per altri quattro che Aramco riceverà già negli ultimi mesi dell'anno. Milestone offrirà il leasing dell'intera flotta ed è oggi il maggior proprietario al mondo di elicotteri civili made in Italy con oltre 100 unità una volta consegnati i 21 esemplari del nuovo contratto.Novità annunciata e quindi puntualmente presentata è la nuova forma ampliata di collaborazione tra Leonardo e l'Aeronautica militare italiana per comprendere l'addestramento di piloti di velivoli ad ala fissa, ala rotante e a pilotaggio remoto, settore nel quale siamo competitivi al mondo con i velivoli M-345 e M-346. Il percorso di formazione è già operativo presso il 61° Stormo di Galatina (Lecce), come ha annunciato il capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, generale Enzo Vecciarelli. Il centro si chiamerà International flight training school (Ifts) e negli intenti vuole ampliare l'addestramento al volo a livello internazionale. Leonardo fornirà all'Ifts quattro M-346, nuovi sistemi e servizi a partire dal 2019. Chi addestreremo noi italiani? Certamente i nostri piloti, la cui preparazione dal 2021 convergerà presso una struttura appositamente dedicata, e quindi i piloti militari delle forze aeree clienti di Leonardo ma non soltanto. Nell'operazione potrebbero essere coinvolte anche società private specializzate in addestramento al volo come Cae (per i simulatori dell'M-346) e Babcock international group, che ha i suoi punti di forza nell'elisoccorso e nello spegnimento incendi. Il generale Vecciarelli ha dichiarato: «L'iniziativa nasce dalla volontà di mettere a sistema due eccellenze nazionali per creare sinergia a beneficio dell'intero sistema Paese. L'Aeronautica militare ha deciso di potenziare il suo impegno nel settore dell'addestramento avanzato sviluppando un modello cooperativo con Leonardo». Ciò consentirà, ha continuato, «di ottimizzare il processo formativo dei nostri piloti militari destinati ai velivoli da combattimento di quarta e quinta generazione, oltre a soddisfare la crescente richiesta di addestramento proveniente da partner internazionali». Già oggi attraverso programmi di scambio formiamo piloti provenienti da Stati Uniti, Spagna, Francia, Austria, Olanda, Polonia, Singapore, Argentina, Grecia e Kuwait. L'M-346, che per l'addestramento diventa T-346A, è stato già acquisito da Italia, Israele, Singapore e Polonia, per 72 esemplari.Poco invece è trapelato riguardo il livello di coinvolgimento di Leonardo nel consorzio europeo che sta progettando il Tempest, caccia angloeuropeo di quinta generazione considerato l'erede dell'Eurofighter Typhoon, del quale è stato svelato un mockup proprio al salone inglese. Il progetto coinvolge British Aerospace per le strutture, Rolls Royce per i motori e Mbda per gli armamenti, cioè il produttore europeo di missili che per il 25% è di Leonardo e che ieri in borsa ha segnato +1,5%. Per il Tempest, al quale parteciperanno per il 60% i contribuenti inglesi, la Difesa di sua Maestà sborserà 2,65 miliardi di sterline entro il 2025 per vederlo operativo dieci anni dopo.Per rendere l'idea di che cosa sia un caccia di quinta o sesta generazione è necessario dire che quelli definiti di quarta, come l'Eurofighter, vanno ancora benissimo. E che se la cosiddetta quinta generazione, come l'F-35, è caratterizzata dalla totale digitalizzazione dei sistemi di bordo, la sesta per molti analisti sarà la possibilità di agire anche senza il pilota a bordo, certamente anche coordinando l'attacco insieme con dei Tempest senza pilota che affiancheranno quelli con l'umano a bordo, per arrivare infine alla totale mancanza del pilota con la settima generazione, tra circa cinquant'anni.Il Tempest era stato annunciato lo scorso anno a LeBourget come caccia franco-tedesco da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Ma in un anno le cose sono cambiate e il 16 luglio a Farnborough il premier Theresa May e il ministro della Difesa Gavin Williamson hanno mostrato un modello che pare molto simile allo Stealth che Londra abbandonò nel momento in cui decise di aderire al programma F-35. Ma è anche molto simile all'Uav Taranis annunciato nel 2014 e poi sparito.La ricaduta politica dell'annuncio del programma Tempest arriva non a caso quando il governo May è in difficoltà per Brexit. L'Italia da questo progetto ha tutto da guadagnare: Leonardo vede possibilità di lavoro nei suoi sette siti produttivi inglesi e specialmente a Edimburgo e Luton, dove sono impiegati circa 7.000 lavoratori, mentre l'Aeronautica vede l'opportunità per entrare in un programma che potrebbe essere la soluzione alla sostituzione dei Typhoon a fine vita. Ma il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ancora non si è pronunciato al riguardo. Nei desideri del Team Tempest anche il coinvolgimento degli svedesi, che entro vent'anni sostituiranno il caccia Gripen, e di altri partner da intendersi come chiunque nell'Ue abbia soldi, risorse e quindi possibilità di vendere il Tempest. Al governo Conte converrebbe quindi stanziare subito i fondi per aderire al programma, considerandolo un utile investimento per il futuro e, nel presente, smettere di essere snobbati da francesi e tedeschi. Il tutto a prescindere da quali saranno le prossime decisioni italiane sul programma F-35. Leonardo a Londra ha anche siglato con General atomics aeronautical systems un accordo che prevede investimenti congiunti per integrare il sistema di sorveglianza per la protezione di velivoli Sage a bordo del drone MQ-9B per i clienti delle versioni Sky guardian e Sea guardian per la sorveglianza marittima. Ma Leonardo porta a casa anche contratti con nazioni mediorientali per sistemi di contromisure elettroniche, per la vendita di 40 sistemi radar di ultima generazione agli inglesi e aver raccolto pareri più che positivi per un nuovo sistema Comint (spionaggio delle telecomunicazioni). Anche le attività spaziali non sono mancate: al salone Leonardo attraverso la joint venture con Thales (costituiscono insieme Space alliance), hanno mostrato prodotti innovativi basati sulla gestioen dei big data spaziali, come la nuova piattaforma digitale per la sorveglianza e la protezione dei mari, che integra informazioni da satelliti e altre fonti per fornire servizi di intelligence e sicurezza ad alto valore aggiunto. Insomma torniamo a esserci, augurandoci di non dover ripartire da zero ogni volta che cambiamo un governo.Sergio Barlocchetti