2020-12-27
Tegola su Moderna. Prima grave reazione anche al suo farmaco
(Joe Raedle/Getty Images)
Ricoverato con sintomi di anafilassi medico di Boston. Ignota per l'Aifa l'incidenza degli effetti più pericolosi del siero Pfizer.Prima reazione allergica al vaccino anti-Covid sviluppato da Moderna. Pochi istanti dopo aver ricevuto la propria dose, un medico di Boston che soffriva già di allergia ai frutti di mare ha presentato giovedì i sintomi dell'anafilassi: tachicardia, gola chiusa, sensazione di soffocamento e confusione mentale. Prontamente ha sfoderato la sua «EpiPen», autoiniettandosi l'epinefrina per bloccare la reazione. Successivamente, il medico è stato portato in pronto soccorso per accertamenti, ma per fortuna ora sta bene. Fino al 19 dicembre erano state documentate altre sei reazioni allergiche gravi (su un totale di circa 270.000 dosi somministrate) al vaccino Pfizer-Biontech. Una manciata di casi, sufficienti però a mettere in allarme oltreoceano la Food and drug administration, il Centro di prevenzione e controllo delle malattie e l'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive. Sotto accusa il polietilenglicole (Peg), molecola che in entrambi i vaccini viene ancorata alle nanoparticelle che trasportano l'Rna messaggero per migliorarne stabilità e durata. Per molti anni si è ritenuto che il Peg fosse incapace di causare una qualsivoglia reazione immunitaria. Negli ultimi anni, tuttavia, alcuni studi hanno rilevato anticorpi contro questa sostanza in una percentuale di popolazione variabile tra il 25% e il 70%, complice la sua presenza all'interno di numerosi cosmetici tra cui shampoo e dentifricio. Si è visto che quando si scontra con un sistema immunitario già «armato» il Peg potrebbe scatenare l'anafilassi. Nel corso della sperimentazione nessuna delle due case farmaceutiche ha riportato casi di reazioni allergiche gravi. Tuttavia, né Pfizer-Biontech né tantomeno Moderna hanno incluso nei trial clinici soggetti con una storia clinica di allergie. Molto più banalmente, la loro somministrazione viene controindicata a chiunque sappia di essere allergico a uno dei componenti. Purtroppo, alcune ricerche evidenziano come l'allergia al Peg sia fortemente sottodiagnosticata, e non sono disponibili su larga scala test in grado di fornire un rapido riscontro. Possibile che Big Pharma abbia preso un abbaglio simile? In realtà, le carte ufficiali dimostrano che, già molti mesi prima di presentare la richiesta di autorizzazione del vaccino, quantomeno Moderna fosse pienamente consapevole dei rischi legati al Peg. Nella relazione trimestrale presentata a maggio 2020 dall'azienda americana alla Securities and exchange commission, l'omologo della nostra Consob, Moderna metteva nero su bianco i pericoli derivanti dall'utilizzo di questa molecola: «Molti dei farmaci attualmente allo studio utilizzano nanoparticelle lipidiche (Lnp) le quali, quando somministrate, potrebbero portare a effetti collaterali di tipo sistemico correlati ai componenti delle Lnp, alcuni dei quali mai testati in precedenza sugli umani [...] le nostre Lnp possono contribuire, in tutto o in parte a provocare: reazioni immunitarie, reazioni di ipersensibilità, reazioni del sistema del complemento, opsonizzazione, reazioni anticorpali e reazioni al Peg». E, qualche riga più in basso, si avvisava del rischio che eventuali reazioni avverse avrebbero potuto pregiudicare la sperimentazione, portando magari a un deleterio stop in grado di causare «danni al nostro business, alla nostra condizione finanziaria e ai nostri bilanci». Si sapeva dunque, ma si è deciso di andare avanti. Chissà, se Moderna fosse stata tanto schietta con il regolatore quanto lo è stata con gli investitori, forse le cose avrebbero preso un'altra piega. Oggi parte la vaccinazione in Italia, e nel bugiardino del farmaco Aifa include la reazione allergica grave come unico effetto collaterale la cui frequenza risulta «non nota». Tra le altre reazioni avverse troviamo: dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari e articolari, brividi e febbre (più di una persona su dieci); arrossamento nel sito di iniezione e nausea (fino a una persona su dieci); ingrossamento dei linfonodi, senso di malessere, dolore agli arti, insonnia, prurito nel sito di iniezione; infine, asimmetria temporanea di un lato del viso (fino a una persona su 1.000). Si legge inoltre che «È importante vengano adottate precauzioni per evitare lesioni da svenimento». Rimane poi l'incognita sull'approvvigionamento di dosi. La tabella fornita dal commissario Domenico Arcuri con il quantitativo di vaccini ormai è carta straccia. Finora gli unici due vaccini sicuri (per l'appunto Pfizer-Biontech e Moderna) forniranno «appena» 37 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare un terzo della popolazione. Gli altri quattro sono al palo: Sanofi (40,4 milioni di dosi) rischia di slittare al 2022, Curevac (30,3 milioni) è appena entrato in «fase 3», Astrazeneca (40,4 milioni) appare in forte ritardo, mentre quello sviluppato da Johnson&Johnson (53,8 milioni) ha iniziato da poco la fase di revisione all'Agenzia europea del farmaco e difficilmente sarà autorizzato prima della seconda metà del nuovo anno. Neanche il tempo di partire che il camioncino della propaganda ha già le ruote sgonfie.
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