
I media provano a mascherare l’utero in affitto descrivendolo come un dono. Ma gli esperti non ci cascano. La sociologa Daniela Danna: «È compravendita di neonati». Stella Zaltieri Pirola (Arcilesbica): «C’è un compenso, quello di alcuni gay è un familismo amorale». È curioso, per altro, che tutte queste voci emergano dopo che due connazionali sono stati fermati in Argentina non a causa della nuova legge sul reato universale, ma nell’ambito di un’inchiesta su un brutto giro di sfruttamento delle donne (e giustamente, su X, Flavia Fratello si è chiesta: «La coppia di italiani fermati in Argentina sapeva che la donna che ha partorito il bambino commissionato con gpa è stata pagata solo 5.500 euro?»). Sorvolando allegramente su tutto ciò, i giornali italici si stanno molto impegnando a dimostrare l’esistenza della «gpa solidale», cioè di una forma di surrogata basata sul consenso della gestante e su un suo presunto desiderio di «donare» un figlio ad altri. Ieri La Stampa ha pubblicato una lunga intervista a una di queste madri surrogate fiere di esserlo, celebrandone l’altruismo e la generosità. Tutto bellissimo, se solo fosse vero. Come ha scritto la filosofa Valentina Pazé, «stiamo parlando di un accordo che intercorre tra persone che prima di essere state messe in contatto da un’agenzia non si conoscevano. Questo è il caso tipico, per lo meno. Quello della donna che si offre di soccorrere una sorella, un’amica o un amico gay si presenta (quasi) solo nei film. Nella realtà ci sono tutta una serie di altri soggetti attorno alle parti che siglano il contratto: agenzie incaricate di fare incontrare la domanda e l’offerta (e di provvedere alla necessaria “formazione” della surrogata), cliniche, avvocati, psicologi. Un indotto dalle ricadute economiche non indifferenti, che contribuisce a dare un’idea degli interessi in gioco, anche là dove la gpa sia ammessa esclusivamente nella forma “altruistica”».Che la surrogata solidale non esista lo ha dimostrato con chiarezza, in vari e fondamentali libri, la sociologa Daniela Danna. «Siccome la “gpa altruistica” si è chiaramente rivelata una copertura per il mercato di neonati commissionati», dice la studiosa alla Verità, «allora i fautori della commercializzazione si sono inventati il termine “gpa solidale”, dichiarando che esiste in tot Paesi, persino senza una legge! Innanzitutto “gestazione per altri” è sbagliato: la gestazione si conclude con la maternità e con il “prodotto” che interessa agli acquirenti, ovvero il neonato. Per questo», continua la Danna, «propongo di chiamarla Cnc: Compravendita di neonati commissionati. E non è possibile senza una legge, perché ovunque vige il mater semper certa, cioè il principio legale per cui la donna che partorisce è madre del/la bambino/a. Per far sì che possa venderlo, invece di darlo in adozione se ha difficoltà a crescerlo, ci vuole una legge che dichiari che alcune gravidanze sono “per altri”, ammettendo il contratto e gli obblighi che ne derivano, in primis quello di consegnare il “prodotto”-bambino. La rapporteur sul traffico di esseri umani Maud de Buer-Buqicchio ha dichiarato che la “commerciale” sicuramente una tratta, mentre sull’“altruistica”, o solidale, aveva dei dubbi. Avrebbe dovuto semplicemente andare in Grecia, dove sono le immigrate a farsi carico anche delle gravidanze per le padrone, con tutti i rischi per la salute e la disumanità di privare i bambini delle loro madri. Questo è lo scenario che i fautori della gpa vogliono anche in Italia». Daniela Danna, nei suoi scritti, ha ricostruito con dovizia di particolari i meccanismi di mercato che regolano la surrogata, compresa quella cosiddetta altruistica. «Il mercato», ci spiega, «funziona dichiarando “rimborso spese” le somme che percepisce la madre sotto contratto. Questo negli Usa ha il vantaggio di non tassare i proventi della compravendita, e lo svantaggio di non permettere lo sfruttamento alle donne troppo povere, dal momento che è dubbio che le agenzie di welfare considererebbero le somme che cambiano di mano (la cui entità è determinata da domanda/offerta) continuando a sostenere le madri surrogate con i sussidi per i poveri. In Gran Bretagna tutto il commercio è dichiarato “altruistico” ma le donne che vorrebbero tenersi i figli rompendo il contratto sono oggetto di biasimo e vituperio, per il male che fanno ai poveri committenti che per nove mesi hanno aspettato il bambino!». Sulla gpa ha scritto molto anche Silvia Guerini, che da tempo si batte a difesa della dignità femminile. «La cosiddetta maternità surrogata altruistica non esiste», ci dice. «C’è sempre un pagamento e c’è sempre un contratto a cui la donna deve sottostare. Un contratto che stabilirà persino cosa dovrà mangiare o quali farmaci assumere e sarà obbligata anche ad abortire se il figlio che porta in grembo presenta una disabilità e non può cambiare idea: quando partorirà dovrà consegnare suo figlio ai genitori committenti. Nelle cliniche di fecondazione assistita, psicologi e altri specialisti raccomandano alle donne di non toccarsi la pancia e di non ascoltare i movimenti del feto quando scalcia perché devono dissociarsi dal bambino che sta crescendo nel loro corpo. “Dobbiamo prepararci psicologicamente a non provare un amore materno”, confida una donna in attesa di due figli avuti con ovuli di un’altra donna presso la Biotexcom a Kiev e conclude dicendo “so che quando li vedrò non mi somiglieranno, avranno i lineamenti di due persone a me estranee e per questo non potranno mancarmi”».Sul fatto che la gpa solidale non esista concorda pure Stella Zaltieri Pirola di Arcilesbica. «Sotto la dicitura rimborsi per guadagni non conseguiti», ci dice, «in sostanza c’è un compenso. In che senso? Le donne che accettano di fare la gestazione per altri per contratto non lavorano 12 mesi, che sono i nove mesi della gestazione più altri mesi per l’inseminazione e le tecniche di procreazione. In questi mesi vengono retribuite, cioè vengono rimborsate, ma questo è un compenso a tutti gli effetti. Intanto, quindi, togliamo dal campo delle possibilità l’esistenza di questa pratica, che viene raccontata come donne che generosamente danno i loro figli a delle coppie che abitano dall’altra parte del mondo. Ma anche se ci fosse quella mosca bianca, quella donna su un milione che volesse fare questa cosa, il discorso non cambierebbe. Fare figli non è una questione commerciale, non è che dato che li partoriamo possiamo venderli: bisogna mettere un limite etico. Noi parliamo di familismo amorale: c’è il familismo tradizionale che vuole che una coppia faccia figli all’interno del matrimonio poi c’è quello degli omosessuali, dei gay, che è un familismo amorale. Vogliono avere figli a tutti i costi, a qualunque condizione, e infangano anche la parola amore, perché parlano di un amore verso un bambino che concepiscono in testa, come Giove che concepisce Minerva». Tutte concordano: docenti, scrittrici, attiviste lesbiche. E storiche voci femministe come Monica Ricci Sargentini: «Questa è la narrazione delle agenzie che vendono questo business», spiega. «Dicono che si fa anche un gesto per gli altri, ma poi nella realtà dei fatti c’è sempre un compenso. Anche quando c’è solo un rimborso spese, comunque di compenso si tratta. La surrogata solidale esiste soltanto se la fa, ad esempio, una sorella per per un’altra sorella, oppure una parente stretta. Ma quanti casi ci sono? Pochissimi. Anche laddove c’è la surrogata altruistica, si firma comunque un contratto per cui la madre non può cambiare idea ed è costretta ad abortire se I committenti vogliono che abortisca. In Inghilterra invece la donna può cambiare idea, ha più diritti rispetto al percorso che intraprende e maggiore autodeterminazione. Infatti quasi nessuno va lì per la gpa. Ho incontrato delle donne che hanno pensato di aver fatto la surrogazione come gesto altruistico e poi hanno capito che era solo un business». Non c’è soltanto l’aspetto contrattuale e affaristico, però. C’è anche un’altra questione che spesso passa in secondo piano, ovvero il benessere del bambino. Argomento su cui quasi sempre si tende a sorvolare. «È stata riscontrata una notevole incidenza di problemi nel bambino con rischio aggiuntivo di nascite precoci e malformazioni congenite», dice Silvia Guerini. «E traumi psicologici quando saprà di essere stato venduto da sua madre, sono tante ormai le testimonianze. La relazione di nove mesi di gravidanza non può essere cancellata: la madre non è un semplice contenitore, ma l’altro soggetto di uno scambio vitale con il bambino che si sviluppa nel suo ventre, uno scambio a livello biologico ed emotivo e che continua anche dopo il parto. Un bambino, anche se non ci fosse nessun pagamento, allo stesso modo in cui non può essere venduto, non può essere nemmeno ceduto. I figli non devono essere strappati dalle madri».Già, in fondo la soluzione della questione è tutta lì: togliere un neonato a una madre non può essere altruistico, mai.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Dal 19 al 21 settembre la Val di Fiemme ospita un weekend dedicato a riposo, nutrizione e consapevolezza. Sulle Dolomiti del Brenta esperienze wellness diffuse sul territorio. In Val di Fassa yoga, meditazione e attenzione all’equilibrio della mente.
Non solo il caso Kaufmann: la Procura di Roma ha aperto diversi fascicoli su società di produzione che hanno goduto di faraonici sussidi. C’è pure la Cacciamani, ad di Cinecittà. Intanto i film italiani spariscono dalle sale.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Oggi a Vercelli il ministro raduna i produttori europei. Obiettivo: contrastare gli accordi commerciali dell’Ue, che col Mercosur spalancano il continente a prodotti di basso valore provenienti da Oriente e Sud America: «Difendiamo qualità e mercato».