Davanti al Corpo diplomatico, Francesco ha usato la clava contro surrogata («È solo un mercimonio») e teoria gender («Pericolosissima, cancella le differenze»). Poi plaude alla Cop 28: «Passo incoraggiante».
Il municipio di Ravenna. Nel riquadro la campagna di Pon inclusione e Unar (IStock)
A Ravenna i manifesti (sponsorizzati dal ministero del Lavoro e dall’Unar) per supportare le coppie omosex a registrare i figli. La campagna, finanziata grazie ai miliardi dei Pon, è stata «camuffata» come iniziativa formativa per i «mediatori culturali».
L’Eurocamera (anche con i voti del Ppe) approva il «certificato di genitorialità»: se un Paese attesta il rapporto di filiazione di mamme e papà con un bimbo nato da surrogata, anche gli altri dovranno farlo. Resta l’ultimo passo: la ratifica del Consiglio.
Il giornalista di Repubblica, Francesco Piccolo (Getty Images)
La macchina rieducativa dei progressisti non si ferma. Peccato che i suoi dogmi (sessi liquidi, schwa, causa trans e maternità surrogata) provochino nuove sottomissioni femminili. Poi però incolpano la «tradizione».
Chi compra un bambino spezza un legame con la mamma creatosi nell’utero e provoca in lui una ferita che non si rimarginerà mai. Per avere una famiglia servono un uomo e una donna, l’amore e una gravidanza. Non basta la voglia di togliersi un capriccio.