2025-10-11
«Utero in affitto, l’Onu sposa la linea italiana»
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella: «Il rapporto delle Nazioni unite sulla surrogata conferma che si tratta di una violenza contro le donne e che va combattuta ovunque. Proprio come ha deciso di fare il governo, punendo i connazionali che ne fanno ricorso all’estero».Ieri, durante l’ottantesima seduta dell’assemblea generale dell’Onu, la relatrice speciale sulla la violenza contro le donne, Reem Alsalem, ha presentato un importante rapporto sulla maternità surrogata, tema su cui lavora da parecchio tempo. Quello che emerge dal suo testo è drammatico, e conferma ciò che hanno sostenuto in questi anni i critici della surrogata. Ovvero che è una pesante violazione dei diritti delle donne che dovrebbe essere combattuta ovunque. All’assemblea era presente anche Eugenia Roccella, ministro per le Pari opportunità e la famiglia che può vantare di aver segnato un punto molto importante: di fatto, la relatrice Onu ha utilizzato argomenti ed espresso posizioni che la Roccella sostiene da anni.«La relatrice speciale dell’Onu sulla violenza contro le donne, Reem Alsalem, un’esperta giordana molto brava (non c’è solo Francesca Albanese...) ha stilato un rapporto dopo aver sentito circa 150 tra associazioni, esperti, eccetera», dice Roccella. «Un rapporto in cui si classifica la maternità surrogata come un atto di violenza contro le donne. E le raccomandazioni con cui si conclude questo rapporto percorrono esattamente l’itinerario che abbiamo fatto noi italiani su questo tema, quindi la legge 40, cioè il divieto non solo di accedere alla procedura di utero in affitto, ma anche di organizzare, propagandare e pubblicizzare la pratica. Questo, d’altra parte, è un punto fondamentale del grande mercato internazionale, anzi transnazionale, della maternità surrogata. Alsalem raccomanda che le nazioni facciano esattamente questo». E non è l’unica raccomandazione, mi risulta. «No. Raccomanda, di nuovo, esattamente quello che abbiamo fatto noi in Italia con l’ultima legge: che anche i cittadini che vanno all’estero per accedere all’utero in affitto siano colpiti da una penalizzazione. E poi che non ci sia la trascrizione automatica degli atti di nascita, cosa che apre un altro fronte che riguarda anche la recentissima sentenza recente della Corte europea dei diritti dell’uomo». Quando si fece la norma sull’utero in affitto le opposizioni fecero ironia sul «reato universale», ma a quanto pare la relatrice Onu viene nella vostra direzione. «Non c’era nessuna ironia da fare, infatti. Per altro parlare di reato universale è una semplificazione: il reato è limitato ai cittadini italiani che vanno all’estero e vengono puniti come se il fatto fosse stato commesso in Italia, semplicemente questo. È evidente che una legge è fatta per essere rispettata. Se io posso aggirare la legge andando all’estero a fare quello che è vietato in Italia, è ovvio che il legislatore debba prendere qualche provvedimento per aggiustare la legge. Visto che veniva aggirata con tanta facilità qualcosa andava fatto, e noi l’abbiamo fatto. Vede, il punto è che andare all’estero per la surrogazione implica anche una corsa a trovare paesi dove l’utero in affitto sia meno costoso e più facile da praticare, quindi sia più sregolato. E se è più sregolato significa anche che è più facile sfruttare la donna che per bisogno è disposta a prestarsi come surrogata. Alsalem rimarca proprio il fatto che se non si penalizza chi ricorre all’utero in affitto all’estero, si creano questa sorta di zone franche, di correnti di sfruttamento delle donne, magari in Paesi in via di sviluppo in cui c’è maggiore povertà».Veniamo a un altro tema sollevato dalla relatrice Onu: la trascrizione automatica degli atti di nascita. Sul tema c’è grande discussione anche in Italia. Gli attivisti sostengono che sia un atto dovuto, un diritto. «Alsalem ha insistito su questo. È chiaro che la trascrizione automatica è un altro modo di legittimare l’utero in affitto. Cioè: io lo faccio all’estero, non vengo punito nel mio paese dove invece sarebbe vietato e per di più quando arrivo ho automaticamente la trascrizione, per cui quello che ho fatto viene completamente legittimato, il figlio risulta mio e del cosiddetto genitore intenzionale con cui ho avviato tutta la procedura. Così tutto va a posto». Che è esattamente quello che una parte della sinistra e i movimenti arcobaleno vorrebbero fosse fatto in Italia. Sostengono che perfino l’adozione in casi particolari sia discriminatoria. «Alsalem segue tutti i passi che abbiamo fatto come legislatori a casa nostra, anche su questo aspetto. Dice che invece della registrazione automatica ci deve essere un passaggio davanti al giudice, cioè un’adozione, che è esattamente quello che accade in Italia. Il bambino va protetto perché attraverso l’adozione può essere riconosciuto anche il cosiddetto genitore intenzionale, cioè il partner del genitore biologico, ma tutto questo deve passare attraverso un’adozione canonica, quindi per un magistrato. Quando si dice che questa adozione discrimina gli Lgbt, non si dice il vero». Perché?«Perché questa legge c’è già da tempo, è una legge che ha sanato situazioni di donne che avevano avuto un figlio da un uomo che era morto oppure che non era mai stato presente, che non aveva mai riconosciuto il bambino, che era sparito e così via. Se queste donne si risposavano, nonostante il matrimonio bisognava comunque passare davanti a un giudice perché il nuovo marito potesse diventare padre del bambino. Questa è l’adozione in casi speciali. Quindi noi non abbiamo discriminato nessuno, non abbiamo fatto una legge particolare per i bambini nati da maternità surrogata: semplicemente si fa quello che si faceva prima per le donne. Si è fatto per vent'anni, e finché è stato utilizzato dalle donne non c’è stato un movimento di sindaci che abbia bollato la pratica come discriminatoria o troppo lenta o qualcos’altro».Ora si dice che i bambini adottati così hanno meno diritti. «Su questo tema sono state dette moltissime bugie. Sì, è stato detto che i bambini senza la registrazione automatica non hanno i diritti che spettano ovviamente a ogni bambino, che hanno problemi ad andare in ospedale o a scuola, che non possono avere il pediatra di base e così via. Tutto falso. Semplicemente bisogna passare dall’adozione in casi particolari e quindi davanti a un magistrato, tutto qui. Se mi permette, la verità è un’altra».Cioè?«Che la trascrizione automatica serve appunto a legittimare l’utero in affitto, che è una pratica veramente orribile ed è orribile soprattutto se si entra nel dettaglio, se davvero si comprende quello che accade con questa procedura. L’immagine che si dà della maternità surrogata nei servizi giornalistici, specie sulle riviste femminili, è molto distante dalla realtà». Certo, si parla sempre di amore, di dono, e si sorvola sempre sui soldi... Restiamo sulla questione delle trascrizioni. Vi viene in soccorso anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha appena sentenziato in merito a un caso del 2018, e ha spiegato che l’Italia poteva togliere dal certificato di nascita del bambino la cosiddetta «madre intenzionale». La Cedu suggerisce appunto l’utilizzo dello strumento dell’adozione. Peccato che la Corte costituzionale italiana abbia detto cose diverse, e cioè che si possono riconoscere le due madri. Un bell’inghippo. «Vorrei sottolineare che tutto questo bell’inghippo, come giustamente l’ha chiamato lei, è tutto all’interno della magistratura, non riguarda il governo. Per quanto riguarda la Cedu, c’era già stata una sentenza che respingeva un ricorso italiano e rimandava alla adozione in casi particolari, spiegando che garantisce i diritti dei bambini ad avere un ambiente familiare completo. Adesso c’è una sentenza ancora più chiara. Quindi adesso ormai è molto chiaro, l’Europa ha detto con ogni chiarezza che va bene così, cioè che la legislazione italiana è perfettamente a posto. Non solo: il report delle Nazioni unite indica i passi che noi abbiamo compiuto in Italia come quelli che dovrebbero compiere tutte le nazioni su questo tema». Come si sana però il conflitto tra ciò che dice la Cedu e quanto ha stabilito la Corte Costituzionale?«La sentenza della Cedu fa diritto, fa diritto anche in Italia, quindi bisogna chiedere alla Corte Costituzionale cosa intende fare e come intende sanare questa contraddizione».
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)