2025-10-11
«L’amore per il bello mi ha portato a creare uno stile»
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
La designer Giuliana Cella: «Ho vissuto in diversi Paesi, assimilandone la cultura. I gioielli? Sono una passione che ho fin da bambina».Se spesso la moda è dominata da tendenze fugaci e omologazione ma c’è anche chi, come Giuliana Cella, ha scelto una strada profondamente personale, fatta di ricerca, spiritualità e contaminazioni culturali. Stilista visionaria e raffinata, è considerata la regina dell’etno-chic, capace di trasformare abiti e gioielli in racconti di viaggi, tradizioni e identità femminili. Le sue creazioni evocano l’arte del fatto a mano, l’eleganza non convenzionale e l’anima di luoghi lontani, rivisitati con uno sguardo contemporaneo e poetico. Per questa sua originalità, per la sua collocazione fuori dal coro, per la scelta di volare sola è stata l’unica griffe italiana ad essere invitata assieme a Dior a sfilare nel prestigioso Nevsky Palace di San Pietroburgo. La presentazione più significativa che la porta alla ribalta della high society europea avviene all’interno dell’Europarlamento a Bruxelles, che per la prima volta apre le sue porte alla moda ospitando una mostra retrospettiva sulla carriera della stilista. È lei che ci racconta il suo percorso.Partiamo dalle origini: com’è nato il suo amore per la moda e come ha mosso i primi passi in questo mondo? «In modo del tutto casuale. Io non ho cercato la moda, è la moda che ha cercato me. Nel senso che era il mio modo di vestire che destava attenzione e interesse da parte della gente. Ho iniziato a ricevere diverse richieste e da lì è iniziato tutto. Mi sono ritrovata addosso i buyers più importanti ed ero del tutto impreparata»Quando ha capito che lo stile etno-chic sarebbe diventato la sua firma stilistica? È stata una scelta consapevole o un’evoluzione naturale? «Un’evoluzione naturale e culturale. Non ho capito da subito che stavo creando uno stile ben preciso e che avrebbe avuto la risonanza che ha avuto nel mondo. Mi limitavo a creare dei capi con tessuti rari e pregiati da collezione, come piaceva a me. Ho disperso nel mondo un patrimonio di tessuti di varie etnie inserendomi nel circuito del prêt-à-porter invece che nell’alta moda, come sarebbe stato giusto». Le sue creazioni raccontano sempre mondi lontani, contaminazioni culturali, artigianato. Dove trova le sue ispirazioni? Viaggi, incontri, memorie? «Tutto ciò insieme e soprattutto passione per il collezionismo. Nella prima parte della mia vita ho avuto modo di vivere in diversi Paesi assimilandone la cultura e raccogliendo i loro ornamenti e tessuti più belli, non immaginando mai che nella seconda parte della mia vita sarebbero diventati di vitale importanza per una mia nuova professione». La moda, per lei, è anche racconto e identità. Cosa vuole trasmettere attraverso i suoi abiti? «La mia filosofia di vita e il mio amore per il bello».Oltre all’abbigliamento, si è dedicata anche al gioiello: che ruolo ha l’accessorio nelle sue collezioni? Come nasce un pezzo?«Ho iniziato per gioco a creare piccoli gioielli fin da ragazzina. Ho sempre cercato di creare degli accessori che avessero attinenza con il tema delle mie varie collezioni». Che tipo di donna veste Giuliana Cella? Ha in mente una musa o un ideale femminile mentre disegna?«Un tipo di donna internazionale consapevole della propria personalità e desiderosa di avere un capo assolutamente unico per distinguersi».C’è un materiale, un colore o una lavorazione a cui è particolarmente legata? «Tutti i materiali naturali, detesto i materiali sintetici, anche se riconosco la loro praticità. Amo tutti i colori decisi, non amo i mezzi colori tipo il grigio». A cosa sta lavorando in questo momento? Può anticiparci qualcosa delle prossime collezioni o progetti?«In questo momento sto sviluppando ulteriormente la mia linea di kaftani a pezzo unico con meravigliosi ricami a mano con cristalli e pietre semi-preziose, che sono un must. Inoltre, ho iniziato da poco a creare una prima linea di gioielli eseguiti con un cemento speciale di Sensorial chiamato «Moon». Questo è un materiale fotoluminescente che assorbe la luce naturale rilasciandola nell’oscurità. Ho trasformato questo cemento in anelli, bracciali, orecchini, pendenti, incastonati con oro, brillanti, rubini, zaffiri, eccera. Accanto, ci sarà una seconda linea con materiali di bigiotteria molto divertente». Quali sono i suoi obiettivi futuri? Ci sono territori creativi che vorrebbe ancora esplorare? «Si. Ho già fatto tutto il mondo, ma sicuramente qualcosa di nuovo troverò».
Marco Risi (Getty Images)
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)