2025-10-11
Landini va a chiedere la patrimoniale a chi accusa di «complicità in genocidio»
Maurizio Landini (Imagoeconomica)
L’ex Fiom deve avere lo stomaco forte: attacca l’esecutivo per Gaza, poi ci parla di tasse. di cose così importanti come le pensioni, il welfare, insomma, le spese dello Stato, in quella parte così importante che si chiama redistribuzione dei redditi, con una che il giorno prima e le settimane precedenti ha chiamato presidente di un governo complice di un genocidio? Io immagino che quando Landini ha poggiato le terga sulla sedia messa a disposizione per lui durante l’incontro col governo, tali terga abbiano avuto una reazione di rigetto nei confronti di quella sedia dinanzi a tale, secondo lui, immondo esecutivo. Io non so lui cosa abbia provato. So che personalmente, e credo francamente, molti altri oltre me, si sarebbero trovati molto imbarazzati, quasi al punto di non volersi sedere. Ma, insomma, un signore che ha chiamato il popolo alla «rivolta sociale» per il pericolo di una deriva autoritaria fascista dell’Italia, poi per un decreto sicurezza di natura repressiva e tendenzialmente totalitaria, infine ha definito quel governo come abbiamo detto sopra (nel frattempo su Stellantis e la crisi della auto in Italia non si è sentita una parola chiara da tempo, e pensare che è un sindacato dei lavoratori), dopo tutto questo ti vai a sedere a quel tavolo? Nella vita si può dire qualunque cosa: ripensarci, rifletterci, fare autocritica e, successivamente, tutto il contrario. Ma tra i due momenti ci deve essere uno spazio temporale: cioè, non si può dire tutto e il contrario di tutto nello stesso momento. Landini deve decidere con una certa chiarezza, quella che gli è consentito di raggiungere almeno, se questo governo, per tutti i motivi che ha detto, è illegittimo e incostituzionale o è legittimo e costituzionale. Decidesse che appartiene alla prima categoria, dell’illegittimità costituzionale, e allora altro che rivolta sociale: occorre organizzare, democraticamente, tutto ciò che è necessario per farlo cadere, financo aspirare egli stesso alla guida del Partito democratico (cosa che hanno capito anche i bambini delle scuole elementari) e guidare il centrosinistra per vincere le elezioni contro un governo fuori dai confini del diritto costituzionale.Ma perché Landini si trova in questo groviglio che tra l’altro ha creato da sé stesso? Perché quando si fa parte di una istituzione bisognerebbe anche essere dotati di una cultura istituzionale, oltre che di lotta e di rivolta sociale. In questa cultura istituzionale c’è la cultura dei poteri costituzionali di un governo e anche dei poteri internazionali di intervento di un Paese. La domanda è: cosa avrebbe dovuto fare Giorgia Meloni con il suo governo per non essere complice di ciò che loro chiamano genocidio? Mandare navi della Marina militare a forzare il blocco navale a Gaza? Gridare all’assemblea dell’Onu «Netanyahu boia» al posto di dire che Netanyahu ha compiuto atti ingiustificati ampiamente superando i limiti della proporzionalità di reazione? Nominare Landini generale di Corpo d’armata e metterlo alla guida ordinata delle varie Forze armate italiane per dichiarare guerra a Israele? In fondo era solo questione di mettersi una cravatta, che di solito non è abituato a indossare, perché un generale scamiciato non si può vedere, ma il ministero della Difesa avrebbe provveduto a fornire gli abiti militari adeguati al novello generale Landini. Non fatevi confondere dal tono ironico e leggermente canzonatorio di quello che ho scritto. Il punto è: quando hanno detto che le navi della Marina militare avrebbero dovuto fare di più per proteggere la Flotilla, non solo in acque internazionali ma accompagnandole anche oltre il blocco navale, si sono resi conto di quello che dicevano o hanno dato fiato al cavo orale? La Marina o l’Esercito di un Paese, e anche l’Aviazione, non possono superare i limiti territoriali che dividono un Paese dagli altri: tali limiti non possono essere varcati perché questo può essere considerato, dopo le prime segnalazioni che invitano a tornare indietro da quei confini, a tutti gli effetti un atto di guerra, e la risposta non può essere che della stessa natura. Lo sappiamo tutti: la piazza è la piazza, le campagne elettorali sono le campagne elettorali, si dice e si stradice, ma in situazioni gravi come quella che stiamo attraversando sul piano internazionale chi anima le piazze alla «rivolta sociale» dovrebbe rimanere almeno dentro i limiti del diritto e della realtà in quello che dice. Perché poi, magari, il giorno dopo, con quei responsabili del genocidio ti devi accordare su temi di politica economica e a me sedermi al tavolo di gente del genere mi farebbe un certo senso e allora la conclusione è semplice: o Landini è di stomaco buono e digerisce anche le pietre, o Landini ha detto cose e incitato a fare cose che a noi non i paiono compatibili col suo ruolo: non sindacale, ma istituzionale.
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