maurizio landini

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Cgil, Bindi e Parisi uniti nel Comitato contro la riforma della giustizia
Maurizio Landini e Rosy Bindi (Ansa)
Oggi la presentazione del gruppo per il No al referendum. Coinvolti pure Arci e Libera.

Alla presenza del segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, oggi pomeriggio si terrà la conferenza stampa di presentazione del Comitato promosso dalla società civile a sostegno del No per il referendum costituzionale sui temi della giustizia. I Comitati per il No sono già nella fase operativa della loro campagna contro la modifica scritta dal Guardasigilli Carlo Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati, mentre i partiti sembrano muoversi ancora sottotraccia considerato anche la mancanza della data del referendum, come evidenziato ieri da un emendamento del governo alla legge di Bilancio sulle date delle elezioni del 2026 con alcuni ministri che vorrebbero fissare all’1 marzo le urne e un’altra parte che non vorrebbe ignorare i consigli del presidente Sergio Mattarella, che invita a evitare forzature nel tentativo di accorciare la campagna referendaria.

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Paolo Zangrillo: «Anche la Cgil si è stufata di seguire Landini»
Paolo Zangrillo (Ansa)
Il ministro della Pa: «Venerdì hanno scioperato appena 100.000 statali rispetto ai 300.000 iscritti al sindacato. Un fallimento legato al no al rinnovo dei contratti. Al tavolo della trattativa i suoi erano a disagio, come se stessero subendo un diktat».

«In media nessuno degli scioperi degli ultimi anni ha registrato grandi adesioni, ma le circa 100.000 persone che ieri hanno deciso di non lavorare per seguire la protesta della Cgil rappresentano un minimo storico. Parliamo del 4,4% del totale, più o meno un terzo dei 300.000 statali iscritti al sindacato di Landini. Vuol dire che anche i suoi sono stufi di portare avanti battaglie politiche che alla fine non danno vantaggi ai lavoratori». Paolo Zangrillo è il ministro della Pubblica amministrazione e negli ultimi mesi si è scontrato obtorto collo con il radicalismo dell’ex Fiom.

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Il compagno Maurizio denunci i picchiatori rossi
Maurizio Landini (Ansa)

Maurizio Landini tace. Da quando alcuni dirigenti della Uil hanno denunciato di essere stati aggrediti da una squadraccia della Cgil, il segretario della principale confederazione sindacale si è inabissato.

Sempre pronto a denunciare i pericoli di un ritorno del fascismo, sempre in prima linea per manifestare nei confronti di qualsiasi popolo oppresso, cominciando ovviamente dai lavoratori sfruttati e maltrattati da un governo di centrodestra, Landini, all’improvviso, è scomparso dai radar. Un gruppo di attivisti della Fiom ha assaltato e picchiato i colleghi della Uilm (due sono finiti in ospedale) che non condividevano la protesta indetta dal sindacato guidato dal leader arrabbiato e il segretario della Confederazione generale italiana del lavoro è entrato in modalità «silenzio stampa».

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La sinistra fa spallucce su violenti e censori
Elly Schlein (Ansa)
Dal primo giorno del governo Meloni, i progressisti lanciano allarmi su fantomatiche derive autoritarie. Eppure il 2025 regala una fotografia chiara: azioni brutali degli antagonisti, agenti feriti e pure la prepotenza culturale, con gli intellò che invocano bavagli.

Pagliuzze e lenti al contrario, è sempre una questione di prospettiva. Sembra di sentirla Elly Schlein mentre lancia «l’allarme democratico» su ogni emendamento bocciato dall’esecutivo; sembra di vederla la ditta Bonelli&Fratoianni mentre sfila sotto lo striscione «pacifismo e resistenza» anche al corteo contro i test di Medicina all’università. Dal primo giorno del governo di Giorgia Meloni, la sinistra (con tutte le sue sfumature di rosso) mette in guardia il popolo dalle derive autoritarie, dalle tentazioni squadriste, dagli eccessi della polizia col manganello, dalle «coazioni a ripetere» in camicia ovviamente nera. Poi, liberata la coscienza, scende in piazza e mena. Scende in piazza e brucia i libri. Scende in piazza e fa scoppiare bombe chiodate in mezzo ai poliziotti. Con la consueta giustificazione: c’è il compagno che bisbiglia e quello che sbaglia.

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I «pacifisti» della Cgil picchiano i lavoratori
Maurizio Landini (Ansa)
Dietro l’imbarazzo tutti i problemi in Regione: la sigla è egemonizzata da estremisti. Tra i dirigenti volano i coltelli: insulti e attacchi in una chat della Filcams finiscono a carte bollate. E c’è pure chi si inventa attentati.

Botte e insulti (con condanne in Tribunale) tra sindacalisti. Succede anche a questo a Genova, in un periodo in cui la città fibrilla per il rischio chiusura dell’acciaieria ex Ilva di Cornigliano. Il segretario generale della Uilm Luigi Pinasco e tre colleghi, ieri, sono stati presi a calci e pugni da una ventina di persone con la felpa rosso-nera della Fiom. È successo a Genova, di mattina presto. Una scena che ricorda una delle tante cronache di giornata sui maranza o sugli ultrà. Non quelle che riguardano chi dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori. Due persone sono finite in ospedale. Perché? Per la mancata adesione della Uilm allo sciopero generale dei metalmeccanici genovesi sulla vertenza ex Ilva. I colpevoli sono i «militanti di Lotta comunista che vogliono avere l’egemonia all’interno della Fiom», accusa il segretario generale della Uil Liguria, Riccardo Serri, in una conferenza stampa nel pomeriggio.

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