2024-12-08
Dopo aver affittato un utero i due gay tornano in Italia e si atteggiano pure da eroi
Fabio Busato e Gaetano D’Alessandro, fermati in Argentina con una bimba nata da maternità surrogata, e il legale Maurizio Paniz (al centro)
La coppia è rientrata dall’Argentina con la figlia, nata da surrogata. I fidanzati negano di aver pagato e sparano sul reato universale: «Con i ricorsi la legge cadrà in 5 anni».Sono rientrati in Italia da Buenos Aires con la piccola Eva, nata il 10 ottobre da utero in affitto, e si atteggiano a genitori eroi che hanno lottato per strappare la piccina da una sorte segnata in orfanatrofio. «Sono vittime, non colpevoli», fa sapere il loro avvocato. Fabio Busato, padovano, primario di Radioterapia al Policlinico di Abano Terme e Gaetano D’Alessandro, infermiere presso l’Unità operativa Rischio clinico dell’Azienda Ospedale Università Padova, si sono fatti fotografare sorridenti e hanno rilasciato interviste dopo essere tornati a Saccolongo, Comune del Padovano dove la coppia vive da anni. «Finalmente ora siamo tutti insieme, e al posto giusto», hanno detto al Mattino di Padova. Ma che bravi i due «papà», rilasciati dopo quaranta giorni di soggiorno forzato in un appartamento (non in carcere) dalle autorità argentine, che avevano deciso di avviare un’indagine penale su traffico di minori e truffa nei confronti delle donne deboli. «Da quel momento in poi tutte le coppie che si trovavano in Argentina per quel motivo sono state fermate. Gli unici a uscirne, finora, sono stati loro due», ha dichiarato soddisfatto il loro legale, Maurizio Paniz. Con il Gazzettino l’avvocato bellunese tiene a sottolineare: «Siamo riusciti a dimostrare che Fabio e Gaetano sono persone per bene, con una fedina penale pulita». Così per bene, che si sono serviti di due donne per soddisfare la loro voglia di paternità. «Una donna ha donato l’ovocita e la gestante ha portato nel ventre l’embrione», hanno spiegato. «Ci siamo sempre sentiti, lei ci scriveva puntualmente, un’amicizia è nata davvero. Lei ha 29 anni ed è già madre di una figlia». Alla donna che vive a Rosario i due fidanzati padovani assicurano di aver pagato solo le spese mediche: «Abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole, firmando pratiche e certificando i rimborsi spese per test genetico, ginecologo, trasporti in clinica, ecografie, farmaci e anestesista per il cesareo». Negano di averle dato soldi per aver acconsentito di far crescere una creatura nel suo grembo, almeno 5.000 euro secondo la stampa argentina. «Le cifre sono false ma in ogni caso noi preferiamo non darle. Non mi piacerebbe che un giorno la bimba leggesse i dettagli economici. Per noi è solo una questione affettiva», si affanna a precisare al Gazzettino di Padova il primario ad Abano Terme. Quanta sensibilità. Crescendo Eva sarà invece felice di sapere che non è nata dall’amore di una mamma e di un papà, bensì da una procedura stabilita con fredda determinazione per ottenere quello che una coppia gay non può ancora avere: la possibilità di procreare. Si vorranno anche tanto bene, i due, però un bambino non lo possono fare. Sono andati in Argentina, i due padovani, per usare il corpo di due donne così da avere un ovocita e un ventre in affitto. «Avevamo iniziato in Canada nel 2019, ma il percorso si è protratto troppo a lungo e il Covid ha rallentato tutto. Quindi abbiamo deciso di cambiare Paese», hanno raccontato. L’Argentina consentiva il riconoscimento di due papà, «poi le cose sono parzialmente cambiate» e ora non è più possibile una simile registrazione. E quando i fidanzati, terminato «l’acquisto» in Argentina stavano rientrando a casa con la piccina, erano stati fermati all’aeroporto. Troppe cose non convincevano le autorità, come l’atteggiamento distaccato della donna che aveva detto di autorizzare Busato a «viaggiare da solo con la loro bambina», e che figurasse come padre un uomo che era stato in Argentina solo una volta, nell’agosto del 2023. Con un divieto temporaneo di espatrio, telefoni cellulari e computer sequestrati, primario e infermiere hanno aspettato che il loro legale chiarisse la situazione, cercandosi un alloggio dove sono rimasti una quarantina di giorni «usando giorni di ferie e aspettativa non retribuita». Fortunati, pochi possono permettersi tanta comprensione dai datori di lavoro quando non si tratta di problemi di salute, ma di soddisfare una voglia che per la giustizia italiana ora è reato universale. «Non ci riguarda, la bambina è nata il 10 ottobre, quando la legge non c’era ancora», taglia corto l’avvocato Paniz. Stessa risposta data in un’intervista alla Stampa dalla coppia, che aggiunge: «Pensiamo che in cinque anni, grazie ai ricorsi, questa legge cadrà». Per il legale, i due padovani «si erano semplicemente trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato». Gli altri indagati, quasi tutte coppie omosessuali, di qualche cosa sarebbero colpevoli avendo fatto affidamento ad agenzie e a legali coinvolti in traffici poco leciti. I due fidanzati veneti no, anche il giudice l’avrebbe capito. La donna argentina, inoltre, ha detto che non voleva la figlia, come concordato: «La gestante ha firmato un atto in cui certificava di non voler essere la madre, e che si trattava di un caso di gestazione per altri», spiegano medico e infermiere.«Mai l’autorità giudiziaria argentina si era espressa per affidare una figlia a due papà», ha precisato il loro avvocato, però il giudice tra il dover scegliere se mettere Eva in orfanotrofio o lasciarla al padre biologico, avrebbe scelto «la componente affettiva». Nemmeno è stata chiesta una cauzione ai due padovani, si sarebbero semplicemente impegnati a tornare a Buenos Aires per testimoniare nel proseguo dell’indagine. Se necessario.Dunque quella povera giovane di Rosario, usata per la Gpa anche se la coppia di maschi aveva «optato per la forma altruistica, quella che non prevede alcun salario per la gestante», dopo nove mesi ha sfornato la bimba, l’ha consegnata ai richiedenti e si è ritirata di buon ordine. «Sarà una donna che manterrà un rapporto con nostra figlia», fa credere Busato. Intanto, per Eva si sta pensando all’iscrizione con due papà all’anagrafe del Comune di Saccolongo.