2022-01-24
Stretta sui bonus: altra picconata all’edilizia
IL direttore dell'Agenzia dell'Entrate, Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Nell’ultima bozza del Sostegni ter si stabilisce che i crediti fiscali possano essere ceduti una sola volta. Con la scusa di contrastare le frodi, si assesta l’ennesimo colpo a un mercato in difficoltà. Con l’ulteriore beffa dell’effetto retroattivo sulle transazioni in essere.Tutto nasce, a metà novembre, da una singolare presenza televisiva (da Lucia Annunziata su Rai3) del direttore dell’Agenzia delle Entrate,, Ernesto Maria Ruffini. Obiettivo? Da un lato, tentare di vendere la possibile riforma del catasto come mera «fotografia» (come se i proprietari non sapessero che un eventuale intervento - oggi - sui valori catastali sarebbe certamente prodromico - domani - all’aumento di una tassazione già insostenibile). Dall’altro, lanciare un allarme (con tempistica per lo meno curiosa) sui bonus edilizi e sulla relativa cedibilità alle imprese che svolgono i lavori, che a loro volta possono venderli. Com’è noto l’Agenzia interviene alla fine della procedura, quando qualcuno usa il bonus per detrarre qualcosa dalle imposte. Secondo un copione classico, si è iniziato (politicamente e mediaticamente) a parlare di frodi proprio nel momento in cui iniziava il dibattito sulla restrizione del perimetro di applicazione del bonus. Ruffini, dopo il decreto di qualche mese fa del governo sul tema (che ha consentito all’Agenzia di sospendere i giorni necessari alla verifica sull’eventuale frode), ha parlato di 950 milioni di frodi sui 19 miliardi complessivi di cessione di bonus. Sta di fatto che nelle scorse ore, con il decreto Sostegni ter, è scattata un’ulteriore devastante stretta, che, per tutti i bonus esistenti che potevano usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura (bonus 110%, bonus casa, ma anche bonus affitto, sanificazione e acquisto DPI), consentirà la cessione del credito una sola volta. La ratio iper pubblicizzata è quella «ruffiniana» (contrasto a rischi di frode e riciclaggio), ma - in concreto - scatteranno due effetti l’uno peggiore dell’altro. Il primo ha a che fare con la forma, e con la pessima abitudine della mano pubblica di cambiare continuamente le regole del gioco, generando incertezza e contenziosi. Se ne è giustamente lamentato il presidente dell’Ance Gabriele Buia: «Contro le frodi, abbiamo chiesto da tempo regole chiare, come l’introduzione di prezzari di riferimento per tutti i bonus e un sistema di qualificazione delle imprese. Ma finora, al di là di qualche buon proposito, non si è fatto nulla, mentre in questo modo si colpiscono le imprese serie». Sulla stessa linea, il presidente di Confartigianato, Marco Granelli («Le continue modifiche della disciplina creano incertezza sul mercato con l’effetto di bloccare le operazioni, anche quelle che non presentano profili patologici») e il presidente di Federlegno Arredo Claudio Feltrin («Il governo ha deciso di rinnegare sé stesso, gettando imprenditori e famiglie nel caos e bloccando un settore trainante. Una decisione davvero incomprensibile, oltre che ingiustificata, che renderebbe di fatto inapplicabile l’opzione dello sconto in fattura, da parte di tutti gli imprenditori, grandi e piccoli, i quali, proprio sulla base di quanto deciso con la legge di bilancio hanno pianificato investimenti e un piano di lavoro»). La seconda conseguenza ha a che fare con la sostanza, visto che - siccome le nuove norme avrebbero effetto immediato, dal 7 febbraio - si imporrebbe una generalizzata ricontrattazione di tutti gli accordi in essere, con l’evidente altissima probabilità di sferrare un colpo esiziale al mercato dell’edilizia. Naturalmente scopriremo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la versione definitiva del testo, ma l’articolo 26 dell’ultima bozza non sembra purtroppo lasciare spazio a interpretazioni elastiche. Morale: i crediti fiscali sarebbero cedibili una sola volta; e i crediti (al 7 febbraio) già oggetto una cessione o di uno sconto in fattura potrebbero essere ceduti solo un’altra volta a chiunque altro, incluse banche e intermediari finanziari. Non occorre la sfera di cristallo per immaginare cosa succederà. Moltissimi cittadini e imprese (anche sulla base dell’ultima legge di bilancio) avevano dato per acquisito di potersi regolare sulla base del quadro normativo esistente. E invece si stravolge tutto, colpendo proprio quel meccanismo (la cessione del credito) che aveva dato respiro al settore. E se sarà confermato un effetto sostanzialmente retroattivo, o comunque il cambiamento delle regole anche per i contratti in essere, sarà matematica una valanga di contenziosi e un clamoroso rischio di paralisi del settore. Che senso ha intervenire così? Come si conciliano le roboanti dichiarazioni sulla presunta «ripresa» in atto con misure di questo tipo, generatrici di incertezza e blocchi? Perché disincentivare una misura efficace? A meno che, come ipotizza qualche malizioso, a qualcuno non dispiaccia l’idea che, limitando di fatto la concorrenza, si finisca per fare un favore alle banche maggiori e ai player di grandi dimensioni, a cui, con un vasto controllo del mercato, sarà più facile determinare il prezzo di cessione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)