- John Elkann lancia un altro piano per sostenere le azioni della cassaforte di famiglia mentre i titoli della casa automobilistica crollano. Trova conferma la notizia anticipata da Lettera 43: fallisce l’«operazione simpatia» verso il governo che doveva portare la nuova Ita fra i grandi sponsor della Juve.
- Tassi Bce: un sondaggio di Bloomberg fra banche e operatori ipotizza sei tagli entro il 2025.
John Elkann lancia un altro piano per sostenere le azioni della cassaforte di famiglia mentre i titoli della casa automobilistica crollano. Trova conferma la notizia anticipata da Lettera 43: fallisce l’«operazione simpatia» verso il governo che doveva portare la nuova Ita fra i grandi sponsor della Juve.Tassi Bce: un sondaggio di Bloomberg fra banche e operatori ipotizza sei tagli entro il 2025.Lo speciale contiene due articoli.Prima la famiglia, poi se avanzano tempo e soprattutto soldi si pensa al resto. Ieri, Exor, la holding attraverso la quale Agnelli ed eredi controllano gran parte del loro patrimonio, ha avviato la seconda parte del programma di acquisto di azioni proprie: altri 125 milioni. L’operazione sarà completata entro novembre e porta a 250 milioni l’importo complessivo di quello che in gergo tecnico viene definito buy back. Era tutto già deciso e deliberato. Nessun blitz. Ma fa specie mettere a confronto le strategie che in questo particolare periodo storico sta portando avanti John Elkann, l’amministratore delegato di Exor, vero dominus degli affari della famiglia. Da una parte prosegue nella più classica operazione finalizzata a valorizzare i titoli in possesso. Con l’acquisto di azioni proprie ci si blinda, certo, da possibili incursioni «nemiche», ma soprattutto si crea valore garantendo una bella spinta alla quotazione dei titoli della famiglia. Exor è infatti a sua volta controllata dalla Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte della dinastia torinese (possono essere soci solo i vari rami della casa) che ne detiene poco più del 53%. Dall’altra sembra infischiarsene di Stellantis e del crollo della produzione di auto in Italia (la produzione è diminuita del 35,9%, a quota 186.510) e del lavoro (continuo ricorso alla cassa e chiusure a singhiozzo degli stabilimenti). Insomma, del destino dei 40.000 lavoratori diretti e dei circa 70.000-80.000 addetti che storicamente gravitano intorno all’indotto dell’ex Fiat. La multinazionale dell’auto che dalla fusione con Peugeot è diventata sempre più francese si trova ad affrontare la complicatissima transizione verso l’elettrico. Avendo purtroppo completamente cannato strategia. È in buona compagnia, ma la rincorsa folle e ideologica verso il full electric si è rivelata ben presto un grave errore e ora che sta provando a fare dietrofront i conti non tornano. I numeri dell’ultima semestrale dicono che ha chiuso la prima parte del 2024 con un calo degli utili del 48% rispetto allo stesso periodo del 2023 e una contrazione dei ricavi del 14%. Mentre il titolo in Borsa degli ultimi sei mesi ha perso circa il 40% e il 25% se si considerano le ultime quattro settimane. Eppure da Jaky nemmeno un plissé. Anzi. Quasi solo un moto di soddisfazione per aver di recente ceduto il gioiellino della robotica Comau al fondo One Equity Partners.Anche per questo rapporti con il governo sono tesi. E, come anticipato da Lettera 43, sembra che pure la sponsorizzazione di Ita, la compagnia di bandiera controllata dal Mef e che ha di recente ceduto il 41% ai tedeschi di Lufthansa) sulle maglie e lo stadio della Juventus sia alla fine saltata in buona parte per veti della politica. Un’operazione simpatia che in molti nelle scorse settimane davano per fatta e che, a meno di clamorose sorprese, resterà solo nei desiderata dei manager della Vecchia Signora. E del resto andando analizzare gli ultimi investimenti di Exor, appare chiaro come il focus di John Elkann si sia da tempo spostato sulla salute. Gli interessa la sanità che viene considerata di gran lunga un business più profittevole soprattutto nel lungo periodo. Giusto per fare il punto: nel 2022 la holding ha messo sul piatto 800 milioni per acquistare l’80% di Institut Mérieux, gruppo francese di ricerca e diagnostica in vitro. Nel 2023 ha piazzato il colpo grosso, circa tre miliardi nel segmento healthcare, una dote che in buona parte è servita per acquisire il 15% di Philips, il colosso olandese delle tecnologie. E infine, siamo al 2024, la puntata sugli ospedali e sulle strutture ambulatoriali con 150 milioni (investimento che era iniziato già nel 2022) in Lifenet, la creatura fondata nel 2018 da Nicola Bedin che negli ultimi mesi ha realizzato una serie di nuove acquisizioni.Exor garantisce liquidità e Bedin capacità imprenditoriale, in un settore molto particolare e concorrenziale come quello delle strutture sanitarie private. Dopo mesi di negoziati, per esempio, pochi giorni fa Lifenet ha «portato a casa» il più importante istituto di analisi e ricerche cliniche di Firenze, l’istituto Fanfani, mentre circa un mese fa era stata la volta dell’ospedale Sacra Famiglia di Erba. E si continuerà di questo passo. Perché l’Italia a crescita demografica quasi zero è il Paese del Bengodi. Pochi figli e tanti anziani da curare e accudire. Un flusso di clienti assicurato e anche dotato di una tesoretto di risparmi mica da ridere, che di certo in pochi altri Stati possono vantare. Vuoi mettere con l’utopia dell’auto elettrica?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stellantis-crisi-borsa-2668954885.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-pressione-del-mercato-sulla-bce-lanno-prossimo-tassi-al-225" data-post-id="2668954885" data-published-at="1723545248" data-use-pagination="False"> La pressione del mercato sulla Bce: «L’anno prossimo tassi al 2,25%» La Bce guidata da Christine Lagarde dovrebbe tagliare i tassi una volta ogni trimestre fino alla fine del 2025. A dirlo è un sondaggio di Bloomberg, secondo cui alla fine del ciclo composto da sei tagli il parametro di riferimento dovrebbe toccare quota 2,25% nel dicembre del prossimo anno. A spingere la Bce verso una serie di tagli dovrebbe esserci innanzitutto la crisi dell’economia tedesca, il recente crollo delle Borse europee e l’idea che la Fed inizierà a tagliare i tassi a partire da settembre. Come fa sapere l’agenzia americana, in precedenza chi aveva partecipato al sondaggio aveva previsto che il livello del 2,25% sarebbe stato raggiunto solo nel secondo trimestre del 2026. Va ricordato, però, che la Bce ha iniziato ad abbassare il costo del denaro già a giugno, sulla base di una maggiore fiducia secondo cui l’inflazione sarebbe tornata presto al 2%, valore ritenuto ottimale dagli esperti di Francoforte. Ad ogni modo, le pressioni salariali che alimentano l’inflazione interna hanno portato alcuni componenti del direttorio durante l’ultima riunione, a chiedersi se ci sia spazio per un altro taglio già quest’anno. Quello che è certo è che, con le prospettive in peggioramenti, sono sempre di più coloro che ritengono che vi sia una certa necessità di tagli più rapidi. D’altronde, la crescita del settore privato dell’area euro si è fermata a luglio di quest’anno e la Germania rimane un peso morto per il resto del Vecchio Continente. Non a caso, gli economisti che hanno partecipato al sondaggio hanno abbassato le loro previsioni per la più grande economia europea e vedono oggi un’espansione di appena lo 0,1% quest’anno. Va detto che il governatore della Banca centrale finlandese e membro del consiglio direttivo della Bce, Olli Rehn, ha dichiarato in un discorso che «la Banca centrale europea può continuare a tagliare i tassi di interesse se la fiducia nel rallentamento dell’inflazione si rafforzerà nel prossimo futuro». Del resto, ha continuato, «l’inflazione continua a rallentare, ma il percorso verso l’obiettivo del 2% rimane accidentato quest’anno», ha dichiarato Rehn aggiungendo che il taglio dei tassi aiuterà l’economia dell’eurozona a riprendersi, in particolare sarà di supporto alla «fragile» crescita industriale e alla «fragile» crescita industriale oltre che al calo degli investimenti nei mercati del Vecchio Continente. Quello che è chiaro a tutti è che la principale economica europea, quella tedesca, non se la passa benissimo e un taglio dei tassi da parte della Bce potrebbe essere di grande aiuto. Di recente il mercato automobilistico ha continuato a mostrare le sue difficoltà. A luglio, l’indicatore che misura la fiducia degli imprenditori nel settore auto è calato a -18,3 punti da -9,5 di giugno. In più, l’associazione di categoria Vda ha mostrato che il mercato delle auto elettriche tedesche è crollato luglio rispetto allo stesso mese del 2023, mentre lo scorso mese sono state immatricolate in totale 238.300 nuove autovetture, il 2% in meno rispetto al luglio dell’anno scorso. Come se non bastasse, la situazione non dovrebbe migliorare a breve. «L’industria automobilistica sta scivolando ancora di più in una crisi e non ci possiamo aspettare un miglioramento significativo nei prossimi mesi», ha affermato Anita Wölfl, economista dell’Ifo. Si capisce, insomma, perché dal sondaggio di Bloomberg emerge forte l’esigenza di un continuo e duraturo taglio dei tassi. Senza una mossa del genere da parte della Bce, l’economia tedesca e così quella europea rischierebbero il collasso. Senza considerare l’irrequietezza dei mercati azionari degli ultimi tempi, altro segno che mostra che gli investitori europei ne hanno le tasche piene e che bisogna correre ai ripari in tempi brevi.
Leone XIV (Ansa)
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