2025-10-26
Stellantis, cassa integrazione record. A Termoli raggiunto il picco: +1.255%
Il triste primato nello stabilimento dove doveva sorgere la gigafactory per le elettriche.La crisi che sta attraversando il comparto automobilistico italiano non è solo una questione industriale, ma ormai un problema sociale ed economico che investe interi territori. Lo dimostrano i dati diffusi dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, che tracciano un quadro allarmante del primo semestre 2025. Nel panorama nazionale, la provincia di Campobasso detiene un triste primato: è quella che ha registrato l’incremento più alto d’Italia nelle ore di Cassa integrazione guadagni (Cig) autorizzate, con un balzo del +1.255% rispetto allo stesso periodo del 2024.Dietro questa impennata c’è il profondo rallentamento del comparto automotive e la crisi che investe lo stabilimento Stellantis di Termoli, storicamente uno dei poli produttivi più importanti del Mezzogiorno. L’impianto, che in passato rappresentava un fiore all’occhiello per la produzione di motori e componenti, è oggi al centro delle tensioni legate alla transizione verso l’elettrico (qui doveva sorgere la gigafactory) e alla riorganizzazione del gruppo automobilistico multinazionale.Il contraccolpo sull’economia locale è evidente. Aumentano i periodi di inattività, la produzione rallenta e molte imprese dell’indotto - piccole e medie realtà che orbitano attorno allo stabilimento - si trovano in una situazione di grande incertezza. A pagarne le conseguenze sono i lavoratori, con settimane di cassa integrazione sempre più frequenti e prospettive occupazionali poco rassicuranti.L’effetto Termoli si riflette sull’intera regione. Secondo l’elaborazione della Cgia su dati Inps, il Molise è al primo posto nazionale per incremento delle ore di Cig autorizzate nel primo semestre 2025: +254,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Una crescita vertiginosa che supera di gran lunga la media nazionale del +21,8%.In controtendenza, invece, la provincia di Isernia, che ha registrato un calo del 21,3% nelle ore autorizzate. Il dato, pur positivo, evidenzia un divario territoriale interno significativo: mentre Campobasso risente della crisi industriale, Isernia resta più legata ad altri settori economici meno colpiti dal rallentamento manifatturiero.A livello nazionale, il report Cgia evidenzia una dinamica contraddittoria: negli ultimi tre anni, il numero complessivo di occupati in Italia è cresciuto di un milione di unità, raggiungendo la soglia record di 24,1 milioni di lavoratori. Tuttavia, parallelamente, le ore di Cig autorizzate sono aumentate del 22%, toccando quota 305,5 milioni nel primo semestre del 2025.La crescita più consistente riguarda la Cig straordinaria (+46,4%), legata a processi di ristrutturazione o crisi aziendali di lunga durata. Aumenta anche la Cig ordinaria (+7,3%), mentre la Cig in deroga è crollata del 70%.Il settore automobilistico è il più colpito, con 22 milioni di ore autorizzate nel semestre (+85,8% rispetto al 2024), seguito da metallurgia (+56,7%), macchinari meccanici (+12,5%) e calzature (+144,3%).La Cgia avverte che, nonostante i buoni risultati in termini di occupazione, il sistema produttivo italiano mostra segni di debolezza strutturale. La crescita economica resta sotto l’1%, la produttività non aumenta e le retribuzioni italiane rimangono inferiori alla media europea. Il tasso di occupazione femminile continua a essere tra i più bassi dell’Ue e il numero di Neet (giovani che non studiano né lavorano) resta preoccupante.In questo contesto, l’aumento della Cassa integrazione è un campanello d’allarme: «Se non vogliamo scivolare verso una crisi strisciante», avverte la Cgia, «occorre utilizzare in modo efficace e tempestivo le risorse del Pnrr, investendo entro il 2026 gli oltre 100 miliardi di euro ancora disponibili per ammodernare il Paese e sostenere le imprese in transizione».La vertenza Stellantis di Termoli è diventata il simbolo della transizione industriale italiana: da un lato la necessità di innovare e puntare sull’elettrico, dall’altro la realtà di territori che rischiano di pagare un prezzo altissimo in termini di occupazione e coesione sociale.
Romano Prodi e Mario Draghi (Ansa)