2025-10-26
La sinistra abbandonata dal popolo si fa eleggere direttamente da Dio
Ristampata l’opera del filosofo Michael Walzer: da liberal, collegò il senso di superiorità progressista all’influenza del messianismo puritano. È la logica ispiratrice del woke. E di Elly Schlein, che considera la destra un «pericolo».La sinistra ha qualche difficoltà a farsi eleggere dal popolo, ma può consolarsi facendosi eleggere da Dio. Almeno, stando alla tesi del filosofo Michael Walzer, che in una sua opera fondamentale, appena ristampata, spiega come la convinzione dei progressisti di essere moralmente superiori affondi le sue radici nell’influenza del messianismo puritano. Non c’è dibattito politico in cui i rappresentanti della sinistra italiana non insistano a ribadire la differenza antropologica che, a loro dire, li caratterizza. Emblematica in tal senso è la discussione sull’attentato subito da Sigrifido Ranucci: Elly Schlein e larga parte dei progressisti hanno cercato di attribuirne la responsabilità morale alla destra autoritaria al governo della nazione, descrivendola come un pericolo per la democrazia. Poi Ranucci stesso ha escluso mandanti politici, ma non è bastato. Ancora ieri su Repubblica Massimo Giannini insisteva ad attribuire al governo un gramsciano «sovversivismo delle classi dirigenti». Non che l’argomentazione sorprenda. I toni e i modi con cui la sinistra italica approccia gli avversari sono per lo più gli stessi, improntati di solito a un disprezzo totale e a una svalutazione che coincide con la disumanizzazione. La destra è Nemico assoluto, quasi metafisico. È manifestazione demoniaca che una ristretta cerchia di giusti (i progressisti medesimi) è chiamata a combattere con ogni forza. Questo atteggiamento non è spiegabile soltanto facendo ricorso alla consueta superiorità morale di cui i sedicenti democratici si ritengono depositari. Ha radici più profonde, religiose. E per comprenderle è necessario leggere un fondamentale saggio appena ripubblicato da Luiss University Press e intitolato La rivoluzione dei santi. Lo firma Michael Walzer, celeberrimo studioso liberal tutto sommato moderato che agli inizi della sua carriera ha sfornato alcuni testi imprescindibili per la comprensione della politica contemporanea. La rivoluzione dei santi prende le mosse dai puritani, movimento religioso del XVI secolo che dall’Inghilterra anglicana mosse alla conquista dell’America con l’ambizione di costruirvi una nuova Gerusalemme abitata da giusti. Come spiega bene Raffaele Alberto Ventura, «Walzer individua nell’autodisciplina dei puritani e più precisamente di quella cerchia di santi militanti che costituiva l’avanguardia morale e organizzativa del movimento i precursori di una forma di politica moderna fondata sulla convinzione di partecipare a una missione collettiva di rigenerazione del mondo, come quella dei giacobini e dei bolscevichi. In effetti, il filosofo ritrova i medesimi tratti dell’immaginario religioso nel vocabolario delle avanguardie politiche moderne, caratterizzate da una struttura fortemente coesa e di un progetto totalizzante, capace di trasformare ogni gesto quotidiano in atto politico. L’analogia verte sull’ambizione di creare un nuovo ordine a partire da un uomo nuovo, combattendo una battaglia innanzitutto interiore per forgiare un carattere idoneo alle sfide della Storia».Altri autori come Eric Voegelin e Gershom Scholem si erano già mossi su questo sentiero indagando il nichilismo e lo gnosticismo politico. Costoro avevano messo in luce l’origine religiosa dei fenomeni politici, concentrandosi in particolare sull’idea che esistano cerchie di eletti illuminati da una scintilla divina che possano condurre sé stessi e altri alla salvezza. Questa idea ha formato la gran parte dei movimenti radicali moderni e contemporanei, sta alla base del progressismo e in fondo anche del liberalismo. La situazione odierna lo conferma. Liberali e progressisti ritengono di possedere la fiaccola ardente della Ragione, di avere il compito di innalzare l’umanità, liberandola dalle tenebre. Essi sono il Bene assoluto, e non tollerano opposizioni nel corso della loro azione civilizzatrice, che si manifesta costantemente sotto forma di rivoluzione destinata a purificare il mondo. L’illuminato non ammette critiche, né contestazioni. E così pure il rivoluzionario. «Il rivoluzionario», ebbe a scrivere Vittorio Mathieu, «sente come profondamente ingiusta ogni guerra che gli si faccia, quand’anche consista soltanto nell’isolarlo, nel diffidarne, nel reprimerlo, nel discriminarlo, nel parlarne male o in puro e semplice rimproverarlo. Insulti, minacce, violenze, pressioni fisiche e morali, sono atti di guerra che il rivoluzionario si trova a compiere: ma anche solo l’ipotesi che siano compiuti contro di lui lo muove a sdegno». Per il rivoluzionario e l’illuminato, il concetto di «simmetria» semplicemente non può esistere. L’avversario non è sul suo stesso livello, e dunque fra loro non può esservi dialogo o trattativa. Come spiegava Eric Voegelin, i puritani «si considerano degli eletti e questa esperienza porta a una netta separazione tra costoro e il resto dell’umanità, con l’ovvia conseguenza che il genere umano sarà diviso nelle due categorie dei confratelli e della massa».Sono le stesse categorie che oggi applicano gli intellettuali e i politici di sinistra (non solo, forse, ma prevalentemente). Per costoro non vi è sfumatura: c’è solo una divisione manichea fra bene e male, e la parte del bene sappiamo da chi sia incarnata. Ciò comporta che chiunque si opponga alla spinta civilizzatrice progressista non è semplicemente qualcuno con una visione diversa, ma diventa presenza demoniaca, avversario totale, ostacolo verso il raggiungimento del paradiso in terra. Ogni diversità è, per i nuovi puritani, minaccia esistenziale, intollerabile opposizione alle regole dei santi. Il nemico dunque va schiacciato come un serpente mentre si prosegue l’opera di redenzione del genere umano. Tale opera è oggi condotta tramite modifica del linguaggio e disciplina dei comportamenti, è ogni volta lotta religiosa prima che politica. Negli Stati Uniti ha dato origine al wokismo, qui ne abbiamo manifestazioni più moderate ma ugualmente odiose. Per questo non importa se la bomba a Ranucci abbia o meno mandanti politici: la destra, il nemico, rimane comunque alterità intollerabile. Quando si dice che minaccia la democrazia ciò che si intende è che frena la rivoluzione antropologica progressista, rallenta la marcia dei santi verso l’Eden rinnovato. Così si percepiscono i progressisti, come santi eletti da Dio. Soprattutto quando il popolo rifiuta di eleggerli.