
Exor dovrà presentare i documenti al comitato per la cessione. Timori del Copasir.Exor, finanziaria degli Agnelli, dovrà presentare la documentazione richiesta secondo le regole del golden power se vorrà concludere le trattative per la cessione della divisione autobus e camion di Iveco tramite Cnh industrial ai cinesi di Faw (First automobile works). È inevitabile, anche perché, a quanto apprende La Verità, il gruppo automobilistico Fca non lo ha fatto per la fusione con i francesi Psa chiusa nei giorni scorsi e che sarà annunciata il prossimo 16 gennaio. Del resto, la presenza di un azionista cinese nell'azionariato del nuovo gruppo industriale Stellantis, ovvero Dongfeng con il 5,6%, lo impone. La legge che salvaguarda gli assetti delle imprese in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale può essere esercita non solo in ambito di difesa e sicurezza nazionale, ma anche nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.I nuovi investimenti e assetti societari della famiglia Agnelli hanno messo in allerta, oltre a governo e sindacati, anche il Copasir. È il secondo ostacolo sulla strada del nuovo gigante industriale che sarà presieduto da John Elkann. Sul tappeto, infatti, resta anche un altro nodo da sciogliere, piuttosto rilevante, quello legato alla presenza dello Stato italiano in Stellantis. Del resto l'Eliseo (tramite Bpifrance) ci sarà con il 6,2%. A sottolinearlo è stato il segretario della Cgil Maurizio Landini («Sono anni che i governi non si occupano di politica industriale»), ma ne ha parlato anche Antonio Misiani. Il viceministro all'Economia è stato vago. Ha ribadito come un investimento del governo nella fusione tra Fca e Psa «richiede condizioni che a oggi non ci sono». Perché «non possiamo certo pensare a un'operazione ostile, un intervento di questo tipo va costruito in modo consensuale. E deve essere funzionale a una strategia di politica industriale». Nel vuoto si muove il Copasir. Nei giorni scorsi il vicepresidente Adolfo Urso ha spiegato come «l'ipotesi che anche Iveco sia ceduta a una azienda statale cinese preoccupa anche per i suoi risvolti nella produzione di veicoli militari». Il membro del comitato parlamentare di controllo sui nostri servizi segreti pone soprattutto l'accento sulle ricadute occupazionali e anche sui rischi per la nostra sicurezza nazionale. Al momento la divisione militare di Iveco è fuori dal perimetro di negoziazione. Come Astra, che fa veicoli speciali anche civili che dovrebbe però unirsi ai veicoli militari. Ma l'avanzata del Dragone in Italia, dopo gli accordi sulla Via della Seta, rischia di farsi sentire. Dopo un anno di trattative, Cnh industrial (controllata al 27% da Exor) ha confermato di avere ripreso a negoziare con il gruppo automobilistico cinese Faw per la cessione di Iveco, la divisione che produce autobus e camion. Cnh punta sulla produzione di veicoli commerciali, ma anche su macchinari per agricoltura e edilizia, ha sede legale ad Amsterdam e sede fiscale in Inghilterra e ricavi annui per circa 23 miliardi di euro. La produzione mondiale di Iveco si aggira intorno ai 150.000 veicoli commerciali l'anno con un fatturato di circa 10 miliardi di euro. L'azienda è radicata in territorio italiano con più di 23.000 dipendenti. I negoziati riguardano la cessione di una quota di minoranza di Fpt industrial, la divisione motori del gruppo. Durante la scorsa estate si era parlato di un'offerta da parte di Faw di circa 3 miliardi di dollari non andata in porto. Di sicuro oggi supererà quella da 3,5 miliardi di Shandong heavy industries, altro gruppo cinese interessato all'azienda italiana.
Emanuele Orsini (Ansa)
Dopo aver proposto di ridurre le sovvenzioni da 6,3 a 2,5 miliardi per Transizione 5.0., Viale dell’Astronomia lamenta la fine dei finanziamenti. Assolombarda: «Segnale deludente la comunicazione improvvisa».
Confindustria piange sui fondi che aveva chiesto lei di tagliare? La domanda sorge spontanea dopo l’ennesimo ribaltamento di fronte sul piano Transizione 5.0, la misura con dote iniziale da 6,3 miliardi di euro pensata per accompagnare le imprese nella doppia rivoluzione digitale ed energetica. Dopo mesi di lamentele sulla difficoltà di accesso allo strumento e sul rischio di scarse adesioni, lo strumento è riuscito nel più classico dei colpi di scena: i fondi sono finiti. E subito gli industriali, che fino a ieri lo giudicavano un fallimento, oggi denunciano «forte preoccupazione» e chiedono di «tutelare chi è rimasto in lista d’attesa».
Emmanuel Macron (Ansa)
L’intesa risponderebbe al bisogno europeo di terre rare sottraendoci dal giogo cinese.
Il tema è come rendere l’Ue un moltiplicatore di vantaggi per le nazioni partecipanti. Mettendo a lato la priorità della sicurezza, la seconda urgenza è spingere l’Ue a siglare accordi commerciali nel mondo come leva per l’export delle sue nazioni, in particolare per quelle che non riescono a ridurre la dipendenza dall’export stesso aumentando i consumi interni e con il problema di ridurre i costi di importazione di minerali critici, in particolare Italia e Germania. Tra i tanti negoziati in corso tra Ue e diverse nazioni del globo, quello con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay) è tra i più maturi (dopo 20 anni circa di trattative) e ha raggiunto una bozza abbastanza strutturata.
Automobili Byd (Ansa)
La società cinese ha selezionato 85 ditte dell’indotto automobilistico mollate dall’ex Fiat. Rendere profittevole l’elettrico anche qui, quindi, è possibile... per chi sa e vuole farlo.
Byd si sta prendendo tutti i fornitori italiani che Stellantis ha lasciato a piedi. Verrebbe da pensare, allora, che il modo per rendere profittevole l’auto elettrica in Italia esiste e forse il gruppo guidato dall’ad Antonio Filosa non ha saputo coglierne le opportunità.






