2025-07-06
La soluzione della Cei contro la crisi: stipendi aumentati solo per i migranti
Monsignor Gian Carlo Perego (Imagoeconomica)
Secondo monsignor Perego, l’allarme per gli sbarchi frenerebbe la crescita dell’Italia. Il rimedio? Tutele e cittadinanza più facile.Da quando non c’è più papa Francesco a biasimare i sovranisti e a lanciare strali contro le destre nazionaliste, monsignor Gian Carlo Perego - presidente della Commissione Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes - sta vivendo il suo momento di gloria. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano per mettergli davanti un megafono e fargli fare una bella tirata a favore dell’accoglienza. Del resto è noto: alla stampa italiana la Chiesa va bene soltanto quando invita a spalancare le frontiere e fare incetta di clandestini. Se invece si occupa di altro - di fine vita o di aborto, per citare due argomenti di scottante attualità - ecco che l’indegna pretaglia viene immediatamente contestata: le si intima di tacere e di lasciare perdere la politica, ci si affretta a metterla in ridicolo o a oscurarla. Oggi piace la chiesa ong, quella che va a braccetto con Luca Casarini e spedisce don Mattia Ferrari sulle navi che recuperano clandestini. Giornali e trasmissioni tv gradiscono il sacerdote attivista, quello che spara contro la destra e vede razzisti in ogni angolo. E monsignor Perego, a ben vedere, è perfetto per il ruolo. Non passa giorno senza che egli appaia sui media, di questo passo finirà che ce lo troveremo persino a Temptation Island, impegnato a convincere i concorrenti del reality a salire su un barcone per rientrare in Italia. Già, perché la fissa di Perego è proprio questa: bisogna prendere immigrati, sempre di più, e concedendo loro sempre più diritti. Ormai la Fondazione Migrantes che presiede - benché per statuto sia tenuta a seguire anche gli emigrati e in generale i nostri concittadini che si spostano - si occupa soltanto di stranieri, ignorando completamente gli italiani. Ieri il caro prelato ha concesso l’ennesima intervista alla Stampa per dire che ci vorrebbe lo ius soli e che «la falsa ideologia dell’invasione impedisce la crescita dell’Italia». Improvvisatosi sindacalista, Perego spiega infatti che «i migranti hanno una busta paga con il 30% di salario in meno a parità di lavoro degli italiani. Così l’Italia perde di attrazione rispetto agli altri Paesi e i richiedenti asilo che sbarcano sulle nostre coste o arrivano dai Balcani, riconoscendo meno tutele, preferiscono continuare il viaggio in altri Paesi europei: era stato il caso dei kosovari nel 2000 e poi dei siriani e oggi degli ucraini. Abbiamo perso persone altamente qualificate che poi, per esempio, sono diventate la risorsa economica più importante della Germania in questi anni».Viene da chiedersi se costui faccia il vescovo o il portavoce di Confindustria. In ogni caso, gli sfugge che gli stranieri sono richiesti esattamente perché li si può pagare meno degli italiani, e con le sue filippiche sulle frontiere aperte la Cei alimenta tale tendenza. Proprio il caso tedesco che Perego cita lo dimostra: la Germania ha assorbito i siriani pensando che potessero risultare utili all’industria dell’auto, e per lasciare fuori tutti gli altri ha stipulato a nostre spese accordi piuttosto cinici con la Turchia. Ma Perego ovviamente di questo argomenti non parla mai. Ciò che gli interessa è fare propaganda per lo ius soli ("un aspetto da valutare guardando al futuro»; «uno strumento importante") e per la cittadinanza facile. A suo dire infatti la legge sulla cittadinanza «va aggiornata. L’Italia è diventato un Paese in cui la migrazione è strutturale, con quasi 5 milione e mezzo di immigrati, rispetto al 1992 - anno della legge oggi in vigore - quando erano 650.000. Incide l’estensione e non la limitazione della cittadinanza, cioè della responsabilità sociale e politica. L’estensione della cittadinanza, come dice l’enciclica Fratelli tutti, favorisce la giustizia sociale. Per quanti sono arrivati da tempo e inseriti nel tessuto sociale, va applicato il concetto di cittadinanza, basato sull’eguaglianza di diritti e doveri sotto la cui ombra tutti hanno giustizia».Davvero commovente. Il nostro monsignore, tuttavia, trascura un dato non irrilevante: l’ultimo referendum ha fornito sull’argomento un segnale chiarissimo, dimostrando che gli italiani (anche una parte di quanto votano a sinistra) non vuole allargare le maglie. Viene da chiedersi perché la Chiesa così attenta al sociale e al dibattito politico continui a trascurare questo dato innegabile: a quanto pare ai pastori frega nulla di ciò che il gregge pensa. A Perego preme piuttosto dichiarare che bisogna dare case popolari agli stranieri e fare in modo che paghino meno d’affitto (come se gli autoctoni non avessero di questi problemi). Gli interessa spingere per la facilitazione del ricongiungimento famigliare e per l’aumento delle regolarizzazioni, vuole più Intercultura e scambi culturali nelle scuole, insomma tutto ciò che possa favorire l’ingresso e la permanenza degli stranieri. Poveretto, in fondo va capito. Se non ci fossero più immigrati, organizzazioni come Migrantes e la Caritas perderebbero parecchi introiti, e dovrebbero tornare a occuparsi degli indigenti italiani di cui, si sa, ai media importa poco. Perego, dunque, sta soltanto cercando di difendere il proprio posto di lavoro. Qualora la Chiesa tornasse a occuparsi di curare le anime, infatti, egli diventerebbe immediatamente superfluo.
Roberto Benigni. Nel riquadro, il video postato su TikTok dove l'attore è alla guida con il cellulare (Ansa)